27 Aprile 2023
Elizabeth Jean Carroll e Trump, fonte: Twitter @ReallyAmerican1
La scrittrice Elizabeth Jean Carroll ha deciso di testimoniare riguardo un presunto stupro di Donald Trump perpetrato ai suoi danni, negli anni '90. "Sono qui perché Trump mi ha violentata, e quando ne ho scritto, ha detto che non è successo ha dichiarato". Così Carroll, ora quasi 80enne, in tribunale a New York. La storia sarebbe avvenuta quasi trent'anni fa, nel camerino dei grandi magazzini di lusso di Manhattan. La nuova legge approvata dallo Stato di New York ha aperto una finestra temporale di un anno entro cui le persone vittime di abusi e violenze possono denunciare fatti che sarebbero caduti in prescrizione.
Donald Trump, incriminato nel caso legato alla pornostar Stormy Daniels non ha ancora risposto alle accuse. Carroll ha attaccato l'ex premier di aver "mentito". "Ha mandato in frantumi la mia reputazione, e io sono qui per provare a riprendermi la mia vita". Era il 1996 quando sarebbero accaduti i fatti, quando Carroll, allora personaggio celebre a Manhattan, guidava una rubrica sul magazine Elle.
La donna ha ricostruito quanto segue: sia Trump che lei si sarebbero trovati all'interno dei magazzini Bergdorf Goodman, sulla Fifth Avenue, a meno di cinquecento metri dalla Trump Tower, dove sarebbe avvenuto lo stupro. I due si erano conosciuti durante una festa, quando l'ex premier Usa chiese alla donna una consulenza riguardo un capo di biancheria intima che Trump voleva regalare ad un'amica. Carroll ha ammesso di aver trovato la cosa "divertente", addirittura da "alta commedia" in un "tipico pomeriggio newyorkese".
Comunque sia, il racconto continua con l'aggressione che il tycoon avrebbe compiuto dopo che la donna si era rifiutata di indossare il capo per provarlo. Trump l'avrebbe spinta all'interno del camerino, chiuso la porta e schiacciata contro la parete, immoblizzandola.
Carroll continua il racconto descrivendo gli aspetti più intimi: "Ero estremamente confusa ma ho subito capito quello che stava per succedere. A un certo punto ha infilato le sue dita nella mia vagina, è stata una cosa estremamente dolorosa". Poi, ha detto, Trump ha infilato il suo pene. "Mi vergognavo, pensavo fosse colpa mia". Un'esperienza, dalla quale "sono stata incapace di avere di nuovo una vita sentimentale".
Donald Trump ha respinto ogni accusa, additando alla donna la volontà di voler vendere più copie del suo libro: "Non so chi sia, non era il mio tipo". Il tycoon non è obbligato a presenziare in aula per difendersi nelle sei settimane in cui durerà il processo. lo rappresenterà Joe Tacopina, l'avvocato coinvolto anche nel caso della pornostar Stormy Daniels.
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