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Qatargate, Eva Kaili esce dal carcere dopo oltre 4 mesi: è ai domiciliari col braccialetto elettronico

Per la ex vicepresidente del parlamento europeo gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Era l'ultima tra gli indagati rimasta in carcere. Qualche settimana fa ha ammesso di aver pensato al suicidio

12 Aprile 2023

Qatargate, Eva Kaili esce dal carcere dopo oltre 4 mesi: è ai domiciliari col braccialetto elettronica

Eva Kaili, fonte: imagoeconomica

Esce dal carcere Eva Kaili, l'ex presidente del Parlamento europeo, coinvolta nel Qatargate. Per lei sono stati disposti i domiciliari ed il braccialetto elettronico. Oltre quattro mesi in cui Kaili, tra i volti di spicco assieme al compagno Francesco Giorgi ed Antonio Panzeri è stata dietro le sbarre, raccontando qualche settimana fa di aver pensato anche al suicidio. Il suo avvocato commenta Sven Mary: "Una decisione logica che abbiamo atteso per fin troppo tempo".

Qatargate, Eva Kaili esce dal carcere dopo oltre quattro mesi

Eva Kaili è l'ultima degli arrestati ad uscire dal carcere. Francesco Giorgi, da più fonti accusato di essere stato in cella assieme e Panzeri per settimane, è uscito diverse settimane fa. L'ex eurodeputato del gruppo S&D ha invece deciso di collaborare con la giustizia, patteggiando un anno di carcere, braccialetto elettronico e multa, siglando un accordo con la procura belga che gli è valsa anche la mancata estradizione in Belgio della famiglia, anch'essa coinvolta.

Per l'avvocato che la assiste, Eva Kaili esce "a testa alta e con dignità. Non ha confessato crimini che non ha commesso. Combatterà per la sua innocenza fino alla fine", ha ammesso il greco Michalis Dimitrakopoulos. L'accusa, per le cinque persone finite in carcere lo scorso dicembre era di associazione criminale, corruzione e riciclaggio.

Eva Kaili ha anche pensato al suicidio

In una recente intervista dal carcere di Bruxelles, Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento Europeo ha ammesso di aver pensato al "suicidio". "Sono innocente, lo dimostrerò. Ma non mi sento una vittima, mi sento un trofeo. Sì, il trofeo di una persecuzione politica di cui fa parte un pregiudizio, un pregiudizio che comunque c’è nei confronti dei parlamentari e dei politici del Sud Europa. I maltesi, i greci, gli italiani e così via", si difendeva.

"Nelle prime sei settimane mi è capitato di pensare al suicidio. Più volte. Poi è scattato qualcosa", ha detto Kaili, che aveva lamentato la mancanza di visite. "Finora non è venuto nessuno. Nessuno dal mio partito, nessuno dalla mia Grecia".

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