14 Ottobre 2022
fonte: Facebook
Emmanuel Macron ha accusato Putin di aver destabilizzato la regione armena, mentre Putin da dell'ignorante al presidente francese e ammette: "Credo che queste affermazioni mostrino una mancanza di comprensione del corso del conflitto", le parole del Presidente russo sono state pronunciate durante un incontro dei leader dei paesi della Csi in Kazakistan, aggiungendo che le osservazioni di Macron "suonano errate, direi addirittura perverse, quindi inaccettabili".
Il presidente russo Vladimir Putin ha respinto i commenti del suo omologo francese Emmanuel Macron, secondo cui Mosca sta "destabilizzando" il processo di pace tra Armenia e Azerbaigian, impegnate in una sanguinosa disputa territoriale per il controllo della regione del Nagorno-Karbakh.
In effetti le radici di questo conflitto affondano agli inizi del '900. I violenti scontri scoppiati il 27 settembre nell’Alto Karabakh sono l’esito ultimo di un conflitto che ha origini lontane. Senza prendere in considerazione le sue fasi più antiche, legate a dinamiche pre-moderne, si deve partire almeno dalla cosiddetta guerra armeno-tatara del 1905-1907. In quegli anni gli armeni e i tatari, come erano allora chiamati gli odierni azerbaigiani, si combatterono in molte zone del Caucaso meridionale, che faceva parte dell’impero russo.
Benché gli armeni fossero cristiani e i tatari/azerbaigiani musulmani (di lingua turca), le ragioni di quel conflitto erano socio-economiche ancor più che religiose. Se ne accorse anche il giornalista e storico italo-inglese Luigi Villari, autore di un importantissimo libro Fire and Sword in the Caucasus (1906) che rimane utilissimo per comprendere le radici storiche del conflitto odierno. Anche gli anni seguiti al crollo dell’impero russo e alla nascita delle effimere repubbliche indipendenti di Armenia e Azerbaigian (1918-1920) videro violenti scontri tra questi Paesi per il controllo di tre regioni etnicamente miste: Zangezur, Nakhichevan e Alto Karabakh.
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