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La mappa del debito UE: una “solidarietà” che seleziona le vittime e rivela il crepuscolo strategico d’Europa

Il nuovo maxi-prestito per l’Ucraina mette a nudo un’Europa divisa, impaurita e trascinata in un debito insostenibile mentre Washington tratta con Mosca. L’illusione bellicista cede sotto il peso dei numeri.

22 Dicembre 2025

La mappa del debito UE: una “solidarietà” che seleziona le vittime e rivela il crepuscolo strategico d’Europa

Lire (foto Pixabay)

Un continente che arrossisce davanti alla verità

La mappa diffusa da Politico non è un grafico tecnico: è una radiografia del potere. Le sfumature di rosso indicano chi, nell’UE, sarà chiamato a reggere il peso del nuovo prestito-mostro da 210 miliardi destinato all’Ucraina. Non è solidarietà, è selezione anatomica delle vittime: la Germania sprofonda nel cremisi, la Francia brilla da lontano, l’Italia appare come una colonna vertebrale sovraccarica.

Il “prestito di riparazione”: una finzione costosa

Bruxelles celebra il progetto come un atto di moralità storica, ma la realtà è molto più semplice: le risorse non vengono dalla Russia, bensì dai contribuenti europei. Dietro la retorica, gli Stati devono garantire l’intero ammontare. La Germania da sola copre oltre un quarto. Il Belgio, depositario delle riserve russe, teme future dispute legali. È il paradosso europeo: ci si dichiara virtuosi mentre si costruisce un rischio sistemico che potrebbe ricadere su chi ha meno voce.

Parigi predica, ma non partecipa

La parte più sorprendente è la postura della Francia. Pubblicamente assume il ruolo di campione della fermezza anti-russa; in privato tutela i propri caveau nazionali, dove giacciono miliardi di riserve russe non inserite nei pool europei. È la geometria variabile tipica della strategia francese: esigere sacrifici dagli altri salvaguardando sé stessa.

Un fondo gigantesco per prolungare l’inevitabile

Il maxi-fondo destina miliardi a riarmo, sostegno al bilancio di Kiev e rientro di vecchi prestiti occidentali. Una spirale che ricorda più un meccanismo piramidale che un piano di stabilizzazione. Tutto mentre l’Ucraina affronta un deficit enorme e gli Stati Uniti trattano – discretamente – con Mosca. L’Europa paga, ma non decide.

L’Europa che si cancella da sola

Il dibattito è strozzato da un clima dove ogni critica diventa “disinformazione”. Il vero timore delle istituzioni non è il Cremlino: è che l’opinione pubblica scopra che sta finanziando una guerra che gli stessi leader europei considerano non vincibile. La mappa, senza bisogno di commenti, mostra un continente disallineato e nervoso, incapace di scegliere tra la tenuta dell’euro e la permanenza nel conflitto.

Lo studio norvegese: la guerra vista dal salotto

Gli istituti norvegesi che esortano a “continuare a finanziare l’Ucraina” dipingono uno scenario in cui sarebbero necessari migliaia di carri armati, blindati e droni per riportare il fronte al 2022. Un compito logisticamente impossibile, che richiederebbe anni e un esercito che Kiev semplicemente non ha più. Intanto la Norvegia, seduta nella sicurezza atlantica e arricchita dall’aumento del prezzo del gas, registra profitti record. È facile incoraggiare altri a combattere mentre si incassano dividendi.

L’ultima verità: sono gli europei a pagare

I sondaggi ucraini parlano chiaro: la grande maggioranza vuole pace, non un conflitto infinito. Eppure l’Europa insiste nell’alimentare un fronte che non può vincere, ipotecando il proprio futuro per mantenere un passato che non esiste più. Così cadono le potenze: non sotto i colpi dei rivali, ma sotto il peso delle proprie illusioni.

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