04 Dicembre 2025
Francesco Caltagirone, Francesco Milleri e Luigi Lovaglio, fonte: imagoeconomica
Secondo le informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia la Consob, in merito all'inchiesta della Procura di Milano che vede coinvolti l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e della lussemburghese Delfin, Francesco Milleri, e l’ad di Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, potrebbe sospendere i diritti di voto in Generali. Oppure potrebbe predisporre un'eventuale Opa obbligatoria sull'intero capitale della compagnia assicurativa o un conguaglio tra il valore di un’ipotetica offerta in contanti e quello delle azioni Mps utilizzate come corrispettivo nell’operazione su Mediobanca.
Secondo gli inquirenti, i tre - Caltagiorne, Lovaglio, Milleri - avrebbero concordato l’Ops da 13,5 miliardi con cui Mps ha ottenuto il controllo di Mediobanca, primo azionista di Generali (13%), ipotesi da cui derivano le contestazioni di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
"Escluderei l'ipotesi di una revoca dell'Opa o meglio la dichiarazione di inefficacia del documento di offerta perché mi sembra un provvedimento abnorme", ha affermato l’avvocato Gioacchino Amato, esperto di diritto bancario e finanziario, ex Consob ed ex presidente della Banca Sant’Angelo, giudicando poco realistico l'obbligo di un conguaglio in denaro. L'avvocato ha poi aggiunto che:"L’Opa obbligatoria può prevedere una parte del pagamento in titoli. Più plausibile appare invece la sospensione del diritto di voto da parte dei concertisti in Generali, ma solo se venisse accertata l’esistenza del concerto".
Amato invita alla prudenza anche riguardo a una possibile Opa obbligatoria su Generali. In teoria, spiega, l’obbligo potrebbe scattare "se, per effetto dell’acquisizione del controllo su una società, si acquisisce indirettamente il controllo anche di un’altra società quotata. In caso di concerto, le partecipazioni dei coinvolti andrebbero sommate, potenzialmente superando la soglia rilevante. Tuttavia, provare un concerto non è semplice: serve un robusto supporto probatorio – email, intercettazioni, corrispondenza – che dimostri in modo inequivocabile l’esistenza di un disegno comune finalizzato a un obiettivo congiunto".
La vicenda Mps–Mediobanca, osserva l’esperto, è articolata e richiede di considerare tre livelli giuridici distinti, "innanzitutto l'aspetto sanzionatorio. Ed infatti, ove l'Autorità di vigilanza dovesse accertare l'eventuale commissione delle ipotesi accusatorie che abbiamo letto sui giornali, ossia manipolazione del mercato e ostacolo all'Autorità, potrebbero essere irrogate agli autori delle violazioni sanzioni pecuniarie ma anche sanzioni penali.
Poi vi è un profilo civilistico risarcitorio che potrebbe essere attivato da chi dovesse ritenersi leso da eventuali condotte illecite. "Ricordiamo che Mps ha lanciato un'Opa volontaria totalitaria su Mediobanca, a cui ha aderito l'86% del capitale sociale di Mediobanca. Quindi, per ipotesi, qualche socio appartenente al 14% che non ha aderito potrebbe lamentare di aver potuto assumere una decisione diversa se avesse avuto contezza dell'ipotetico concerto.
O, al contrario, qualcuno che ha aderito potrebbe eccepire che non lo avrebbe fatto se avesse potuto disporre di un quadro informativo chiaro- ed infine ha concluso Amato -. Vi è la dimensione societaria, anche questa rimessa alla Consob, la quale però nel compiere le proprie valutazioni starà molto attenta ad intervenire chirurgicamente senza travolgere effetti societari ormai prodottisi e consolidatisi, e ciò anche per non minare il noto principio della certezza del diritto e della sicurezza dei traffici commerciali".
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