17 Novembre 2025
A finale appena cominciata, sul 2 a 1 per Alcaraz il gran presepe degli ATP di Torino si blocca come per un improvviso black out ma lo sconcerto lascia presto il posto alla rassegnazione: dev'essere, e infatti è, un altro malore improvviso, il quarto, il quinto in una settimama di torneo. Come fosse normale! Sinner giocherella con la racchetta, palleggia da bordo campo, lo spagnolo resta stravaccato, ogni tanto i due rivali si raggiungono, si parlano, tutti si annoiano, guardano in alto sugli spalti dove si nasconde il mistero non tanto arcano, il telecronista istituzionale ipotizza il gran caldo, Panatta, che è romano scettico e intelligente, non è convinto, “cominciano a diventare un po' troppi”, ma alla fine abbozza. Si teme a lungo il peggio e con ragione, dati i precedenti ma alla fine il malcapitato si alza con le sue gambe, pallido, stravolto, arranca ma lo scontano fuori in piedi, quelli della croce rossa di soccorso, uno in assurda mascherina perché le abitudini sono dure a morire, specie le pessime, alla fine il match riprende, tutti sono sollevati e può prendere definitivamente corpo la narrazione, assurda, offensiva, sul caldo insostenibile.
Quello che non si dice, che si ha cura di tacere, è che dei 5 improvvisamente svenuti, folgorati da mancamenti in 7 giorni di partite, due sono arrivati stecchiti in ospedale e un'arena dove si crepa letteralmente di caldo non è plausibile, non è ammissibile, non si dà in un torneo miliardario dove tutto è maniacalmente, lussuosamente organizzato, c'è pure il dee jay con la sua musica insopportabile, luci stroboscopiche, un trionfo della tecnologia televisiva, del denaro, 5 milioni solo al vincitore, lo sponsor giapponese riverito come un dio in terra, e poi la gente casca morta sulle gradinate? Andiamo, dovrebbero scattare cento indagini penali senza contare che una temperatura irrespirabile non si concilia con lo sforzo estremo degli atleti che viaggiano a tremila all'ora, certe mazzate terrificanti, scatti da gatti potenziati, con gli sforzi che fanno nell'atmosfera surriscaldata, irrespirabile dovrebbero cascare come burattini dai fili troncati.
E si respira, nel non detto, quello che assolutamente non va detto: che se malori fino a morti improvvise imperversano ovunque non c'è ragione, non c'è possibilità che venga risparmiata un'arena tennistica; che vedi caso di queste morti improvvise non si è mai parlato fino a tre anni fa, perché non c'erano, perché erano in misura irrilevante mentre da tre anni sono cronaca quotidiana, statistica quotidiana e allucinante statistica. Ma più ti ostini a dirlo, a ragionare, a fare il tuo mestiere e più sperano anche la tua morte. Perché niente di ciò che si sa deve essere riferito. Perchè bisogna continuare con la propaganda stragistica, con l'attitudine suicida indotta e più o meno inconsapevole o accettata, assorbita. Vado allo studio medico per l'annuale controllo cardiaco, l'elettrocardiogramma da presentare in piscina, e non li conto quelli che premono per vaccinarsi di tutto. Ma ho appena saputo l'ennesimo caso, un conoscente che “dopo il vaccino non ci sta con la testa” e va dallo psichiatra, non è chiaro a fare che, per quali scompensi.
È allucinante, semplicemente allucinante vedere ad ogni partita di calcio o di tennis, ad ogni maratona o corsa ciclistica, qualcuno che, protagonista o spettatore, si accascia, lo soccorrono ma non sempre lo salvano, quasi mai per la verità, così come è allucinante sentire di continuo i vip da Sanremo o da talk show che raccontano le loro devastazioni, tumori improvvisi, leucemie, cancri turbo, paralisi, cuori demoliti, menomazioni incipienti, sordità, di tutto, di tutto e questi raccontano ma girandoci attorno, attentissimi nelle loro occhiaie spettrali e nei loro crani lucidi a non disturbare quelli che li hanno ridotti così, a non pronunciare mai la parola maledetta. Sto portando in giro un atto teatrale di denuncia, racconto la mia esperienza col linfoma, la mia perdita di certezze e di orientamenti personale, sanitaria e come cittadino, come soggetto di diritti espropriati, amputati e non avete idea della fatica di propormi, per ogni data conquistata cinque, dieci negate o rimangiate appena capiscono dove vado a parare. E le provocazioni, le intimidazioni continuano anche se non intimidiscono per niente, anzi mi rafforzano nell'ostinazione, però continuano e mi fanno sentire sempre più solo come un principe della velleità, un don Chisciotte senza più mulini.
Un giorno chi sopravviverà potrà ripensare a quel tempo dove morire di colpo, senza una ragione, pareva normale come pareva normale trovare la spiegazione nelle cause più assurde e più antiscientifiche pur di censurarsi, di non dire l'unica cosa che va detta, che dice la mitologica scienza confermata dai numeri, che una siringa avvelenata ha scatenato tutto questo, che si può morire improvvisamente mentre si guarda una partita fra due campioni, e ti spiegano che è stato il caldo. E nessuno si azzarda a ribellarsi allo stupro della decenza e della coscienza.
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