16 Novembre 2025
Nel panorama scintillante dei talk show italiani, dove l’opinione vale spesso più del fatto, si è consumata l’ennesima rappresentazione grottesca attorno alla riforma della giustizia. Un teatro in cui opinionisti travestiti da esperti recitano copioni carichi di livore ideologico, mentre la verifica delle fonti resta fuori scena.
Nelle ultime settimane il dibattito si è incendiato attorno a due presunte citazioni di Falcone e Borsellino contro la separazione delle carriere: frasi rilanciate con sicurezza da giornalisti, influencer e perfino da figure istituzionali. Peccato che l’intervista televisiva attribuita a Borsellino nel 1991 non sia mai esistita, come confermato dalle Teche Rai, e che l’asserita dichiarazione di Falcone del gennaio ’92 derivi da un meme dei social riproposto in diretta nazionale.
Eppure, invece di un’ammissione chiara dell’errore, il sistema mediatico ha preferito minimizzare, rimpallando responsabilità e trasformando l’imprecisione in strumento di lotta politica. Una dinamica nota: quando la narrazione serve alla causa, la realtà diventa un dettaglio secondario.
In questo clima, il fronte del “no alla riforma” rischia di logorare la propria credibilità proprio mentre proclama di difendere legalità e autonomia. Prima di ergersi a custodi della verità, sarebbe il caso di tornare alla semplice, rivoluzionaria abitudine di verificare ciò che si manda in onda.
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