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Inchiesta urbanistica Milano, Consiglio di Stato respinge ricorso del Comune: “Costruzione palazzina nel cortile di via Fauchè è illegittima”

I giudici confermano quanto già sentenziato dal Tar Lombardia e dalla Cassazione penale. Allo stesso tempo, la Cassazione si è espressa anche sulla posizione di Manfredi Catella, ceo di Coima, bocciando il ricordo dei pm per l'arresto in quanto non ci sono prove di "corruzione". Una sentenza che conferma il flop dell'inchiesta

06 Novembre 2025

Inchiesta urbanistica Milano, Consiglio di Stato respinge ricorso del Comune: “Costruzione palazzina nel cortile di via Fauchè è illegittima”

Fonte: Google Maps

Nuovi risvolti in merito all’inchiesta sull’urbanistica a Milano. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune sulla palazzina in costruzione in un cortile in via Fauché 9. La demolizione con ricostruzione di un nuovo edificio può essere classificata come "ristrutturazione" edilizia solo se è garantita la "unicità dell'immobile interessato dall'intervento", la "contestualità" fra abbattimento e della ricostruzione e l'utilizzo della "volumetria preesistente" senza ulteriori "trasformazioni della morfologia del territorio". Questa la tesi del Consiglio di Stato, che con questa decisione segue quanto già sentenziato dal Tar Lombardia e dalla Cassazione penale. Allo stesso tempo, la Cassazione si è espressa anche sulla posizione di Manfredi Catella, ceo di Coima, bocciando il ricordo dei pm per l'arresto in quanto non ci sono prove di "corruzione". Una sentenza che conferma il flop dell'inchiesta.

Inchiesta urbanistica Milano, Consiglio di Stato respinge ricorso del Comune

L'inchiesta sull'urbanistica a Milano si compone di un altro capitolo. È stato infatti respinto il ricorso di Palazzo Marino contro la sentenza del Tar che già aveva accolto le ragioni dei pm a proposito del cantiere di via Fauché 9, oggi a processo per abusi edilizi e che ha previsto la "demolizione" di un "laboratorio-deposito" per fare spazio a una "palazzina residenziale" di 3 piani. 

La sentenza del Tar della Lombardia risale all'estate del 2024. I giudici del Consiglio di Stato hanno sostenuto che il progetto è da considerarsi una "nuova costruzione" e non una "ristrutturazione edilizia", perché produce nuovo "carico urbanistico" sulla città e non vi sarebbe "continuità" fra il "precedente edificio" e quello "da realizzare al suo posto". Anche le recenti leggi del 2020 sarebbero fondate sulla finalità "conservativa" di assicurare il "recupero" del "patrimonio edilizio esistente". Per questo motivo andrebberoo escluse da questa nozione "tutte quelle opere" che non sono "funzionali al riuso del volume precedente" e che comportano "una trasformazione del territorio ulteriore rispetto a quella già determinata dall'immobile demolito". La sentenza dei giudici potrebbe anche influenzare processi e indagini che hanno al centro questo tema, a cominciare dal processo per la stessa via Fauché, con prossima udienza il 15 dicembre.

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