12 Gennaio 2025
Sono tempi di moralismo senza morale, tempi in cui più la fai sporca e più ti imponi, finisci in televisione e, se ben provvisto di precedenti penali, in politica, all'Europarlamento. Ma non dovrebbe sopravvivere un minimo di decenza, ovvero quella merce ormai in disuso che si definisce pudore, scrupolo e magari vergogna? Succede quanto segue: il principale censore sui vaccini, lo Zuckerberg padrone di Meta, coacervo da 3,5 miliardi di fruitori, a dire l'editore de facto globale, mostruoso, ammette di avere distorto sistematicamente la conoscenza sui suddetti vaccini, più o meno pressato dall'amministrazione Biden-Harris, come racconta nel podcast di Joe Rogan (riassumo dall'intervento su Atlantico di Federico Punzi): “Durante l’amministrazione Biden, quando cercavano di lanciare il programma di vaccinazione, mentre cercavano di promuovere quel programma, cercavano anche di censurare chiunque sostanzialmente si opponesse ad esso. E ci hanno pressati super forte per eliminare cose che, onestamente, erano vere… Fondamentalmente ci pressavano e dicevano “qualsiasi cosa dica che i vaccini potrebbero avere effetti collaterali, in pratica dovete rimuoverla”. Queste persone dell’amministrazione Biden chiamavano la nostra squadra e urlavano contro di loro e imprecavano… ci sono i documenti, è tutto pubblico. Poi ad un certo punto, Biden ha rilasciato una dichiarazione, non so se era una conferenza stampa o a qualche giornalista, in cui in pratica diceva “questi ragazzi stanno uccidendo delle persone” e poi tutte queste diverse agenzie, rami del governo, hanno cominciato a investigare e a dare la caccia alla nostra azienda. È stato brutale. Brutale. Non penso che le pressioni [del governo, ndr] affinché le società di social media censurassero i contenuti fosse legale. Il Primo Emendamento si applica al governo. Questo è il punto. Che al governo non è consentito censurare queste cose. Quindi, a un certo livello, penso che sì, avere persone nell’amministrazione che chiamano i ragazzi del nostro team e urlano contro di loro e imprecano e minacciano ripercussioni se non eliminiamo cose che sono vere, è piuttosto brutto”.
Brutto no: orrendo, a dire la precisa, inequivocabile, spaventosa ammissione, anzi una serie di ammissioni che hanno dell'osceno: i vaccini potevano uccidere e siamo stati indotti a non dirlo e a dire l'opposto, che salvavano, che guarivano. Ma intanto hanno ucciso e i fact checker venivano usati per mentire, fomentando l'odio, inducendo ad insultare, ridicolizzare, isolare, diffamare chi, sostenendo il contrario, diceva il vero, dai nessuno sui social ai premi Nobel della scienza, della medicina. E magari stavano morendo o lottando come il sottoscritto con un cancro o piangevano figli, parenti stroncati da malori improvvisi come da turbotumori. Io stavo in chemioterapia e mi piovevano auguri di morte, partiti dagli zdanoviani, gli avvelenatori di pozzi senza faccia. Adesso ad ammettere tutto e peggio di tutto non sono solo gli scienziati eretici, i medici “pentiti”, c'è anche il regista dei social, c'è la politica di tutto il mondo, Italia esclusa perché l'Italia è sempre il solito manicomio senza confini dove l'assurdo supera l'infame. La strage è infinita, appena cominciata e non sarebbe riuscita senza i possenti mezzi che la tecnologia del controllo garantiva. Di conseguenza Zuckerberg, preoccupato dal vento cambiato, porta fuori la spazzatura dei fact checker definendoli per quelli che sono, pupazzi inaffidabili, maligni, fanatici (o semplicemente avidi): si innesca il solito effetto domino di gente che con perfetta faccia di tolla si adegua, si rinnega. Tra questi quell'indecifrabile personaggio che risponde al nome di Andrea Scanzi, uno che brilla per inconsistenza: adesso in una diretta Facebook dice che “quello che veniva fatto su Facebook e Instagram non era fact checking, era censura, affidata ad alcuni ragazzotti dementi”. Così, con la solita mancanza di imbarazzo e la spocchia di quelli che oltre la superficie del narcisismo non vanno. O, come ha commentato il massmediologo Alberto Contri, che lo rimise al suo posto in un confronto televisivo: “Come al solito saccente senza conoscere”. In compenso, lo conosciamo noi.
Questo improvvisatore votato all'opinionismo non è lo stesso che voleva “vedere i novax cadere come mosche mentre mi ubriaco mangiando popcorn”? Quello passato da “ma quale virus, è un raffreddore, porca di quella troia, io devo fare teatro” al saltare la fila per vaccinarsi, motivando l'urgenza con il ruolo di bravo figlio, “caregiver” dei genitori, che seguiva da una beauty farm di Merano? Non è il grillino che chiamava nelle sue trasmissioni condominiali l'allora premier Conte per fargli dire che era tutto sotto controllo, tutto perfettamente legale, urgente, inevitabile, provvidenziale, facendosi promozione a vicenda? Tutti bravi, questi qui, nell'arte dell'equilibrismo di lotta e di governo, maestri della trasgressione dei conformisti che non disturba nessuno, nella provocazione avanguardistica o infantile, alla Gian Burrasca. A questo Scanzi tra salottini televisivi e saloni di bellezza uno ha obiettato una realtà lapalissiana: “Questi "ragazzotti" censuravano favorendo una narrazione pienamente appoggiata da te”. Con volgarità inconfondibile, pari a quella della ex morosa Lucarelli, moralista con la paletta, passata dal trangugiare involtini primavera per ridicolizzare il Covid a “Madonna quanto vorrei vederli ridotti a poltiglia verde [i novax]”. Come mai non ce l'hanno detto prima, che i fact checker erano dementi, farabutti? Come mai insultavano a morte chi ne denunciava le malefatte? Ora, si può capire il lamento dei fact checker che temono di restare del tutto privi di sovvenzioni, la loro boria da apprendisti giornalisti ridicolizzata. Ma il far finta di niente di certi tipetti è peggio. Si qualificano da soli? Sì, ma non meritano indulgenze. Per questi (e sono molti, e sono troppi, e stanno rivoltando le loro gabbane) ci vuole la damnatio memoriae, non nel senso dell'oblio definitivo ma nell'altro, opposto, di condanna al ricordo: non possono sempre cavarsela con le quadriglie, una stilla di vergogna gli va rinfacciata ogni santo o maledetto giorno. I bugiardi patentati caduti in disgrazia, e gli scatenati che li assecondavano sempre in sella, al grido? No, non ci sta bene.
Max Del Papa
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