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Genova, una chat sugli appalti truccati inguaia alcuni indagati, la procura ora ipotizza gli arresti

In corso l’esame dei telefoni. In caso di richiesta di misura cautelare, gli inquisiti sarebbero prima interrogati come prevedono le nuove norme di Nordio

21 Ottobre 2024

Genova, una chat sugli appalti truccati inguaia alcuni indagati, la procura ora ipotizza gli arresti

L’esame delle chat trovate nei telefoni delle persone perquisite, sono ritenuti «significativi» dagli inquirenti. Accelerata dell’inchiesta sul giro di appalti truccati al Provveditorato ligure delle opere pubbliche e all’Ufficio amministrativo-contabile della questura di Genova. La posizione dei principali indagati, coloro ai quali è mosso l’addebito di corruzione, potrebbe aggravarsi e non si esclude che la procura possa chiedere nei loro confronti una misura cautelare. Le prove sono state  già cristallizzate con le perquisizioni dei giorni scorsi. L’iter sarebbe quello previsto con le nuove norme introdotte dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che prevedono, tra la richiesta della Procura e l’eventuale ordine d’arresto del giudice, un interrogatorio preventivo dell’inquisito. È questa una delle principali novità emerse nelle ultime ore dall’indagine in cui sono coinvolte allo stato 18 persone, con accuse principali, e a vario titolo, appunto di corruzione e poi concussione e turbativa d’asta. La cricca, per quanto hanno potuto finora appurare gli investigatori, spezzettava gli appalti sotto la soglia di 40 mila euro per evitare gare e concorrenza. E quasi mai - solo in un caso è stato accertata la promessa di una mazzetta tra i 5 e i 10 mila euro - i regali per oliare il sistema erano in denaro contante. Il più delle volte si materializzavano con favori personali o per familiari o benefit come serate al ristorante, cibi e alcolici.

Tra le opere pubbliche che, secondo la Procura, erano state oggetto di frazionamento doloso, con la predisposizione di lotti sotto la soglia che impedisce l’affidamento diretto, sono finiti i lavori di ammodernamento della questura di via Diaz e quelli di ristrutturazione della caserma Ilardi, dove ha sede pure il commissariato Foce Sturla. E poi i restyling nei distretti di polizia di Cornigliano, Prè, Chiavari e Rapallo e di vari alloggi di servizio di funzionari. Ma anche della caserma Testero della Finanza e del tribunale, dove nel periodo Covid sono state messe a norma le aule. Un intervento finito al centro degli accertamenti riguarda lo stabilimento balneare della polizia di Stato, che ha sede a Quinto e di sera offre servizi di ristorante e pizzeria con sconti per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Il pm Patrizia Petruzziello ha iscritto nel registro degli indagati due imprenditori che hanno sempre goduto della fiducia dei massimi dirigenti della polizia genovese. Tanto che le delibere che assegnavano loro i servizi di ristorazione venivano firmate direttamente dai questori succedutisi negli anni. B

L’ipotesi investigativa formalizzata nel decreto di perquisizione e sequestro tratteggia un giro di corruzione. In pratica, sempre nell’opinione dell’accusa, i due impresari avrebbero ottenuto la possibilità di gestire i servizi dedicati alla polizia in cambio in particolare di cene a base di pesce, offerte a vari funzionari. E al vaglio degli inquirenti c’è in particolare la posizione di un funzionario di polizia che ha ricoperto il ruolo di commissario prefettizio in vari Comuni liguri, accusato di corruzione, peculato e falso. Da anni è alla guida dell’ufficio contabile amministrativo, che gestisce come premesso le assegnazioni dei lavori e degli alloggi della polizia di Stato.

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