23 Agosto 2024
La Procura europea muove i primi passi nell’inchiesta sul sospetto appalto truccato per realizzare la Diga foranea di Genova, opera da oltre un miliardo di euro provenienti in parte dai fondi europei del Pnrr. L’ipotesi su cui lavorano i magistrati dell’Eppo (European public prosecutor's office) è quella di “turbativa d’asta con danno agli interessi finanziari dell’Unione”, gli accertamenti sono stati delegati ai finanzieri del nucleo di polizia economico-tributaria di Genova e due sono le figure nel mirino degli inquirenti: l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, sulla base di un’intercettazione in cui palesa già di conoscere il vincitore del bando ancor prima che questo sia realizzato, e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona Paolo Emilio Signorini, ai tempi commissario ad hoc.
L’indagine non mette in discussione la realizzazione dell’infrastruttura, che proseguirà a prescindere dagli sviluppi investigativi. Ma proprio perché ritenuta di grande interesse strategico e finanziata con denaro pubblico per il 50% di provenienza europea, l’iter doveva seguire procedure circoscritte, che mettessero al riparo da eventuali favoritismi e sprechi. Gli inquirenti vogliono verificare possibili violazioni dei principi di concorrenza, che già in Italia aveva biasimato l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e che non vi siano stati incrementi di spesa eccessivi connessi proprio alle modalità con le quali l’appalto è stato aggiornato, scaricando di fatto sul pubblico e al buio qualsiasi extra-costo. I fari sono accesi su Toti in particolare nella prima branca di approfondimenti, poiché dichiarava platealmente di sapere chi si sarebbe aggiudicato la commessa, mentre l’operato di Signorini viene vagliato in particolare sulle modifiche in senso più favorevole ai concorrenti.
Il procedimento europeo è di fatto obbligatorio laddove si profilino i cosiddetti “reati Pif” (Protezione interessi finanziari) inerenti stanziamenti comunitari, dopo che nel 2021 è entrata in vigore una direttiva specifica, emanata nel luglio 2017. Sul campo operano materialmente due pubblici ministeri italiani, in servizio appunto per l’Eppo e di stanza Torino, il cui coordinatore è Andrea Venegoni, in passato pm proprio a Genova, città nella quale si celebrerebbe un eventuale processo.
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