14 Agosto 2024
Sono passati sei anni dalla mattina del 14 agosto del 2018, quando, alle 11.36, il ponte Morandi collassò tra la pila 8 e la pila 10 provocando la morte di 43 persone. Da allora i familiari attendono giustizia, e la fine di un processo iniziato nel luglio del 2022 nella tensostruttura allestita nell’atrio del palazzo di Giustizia. Imputate 58 persone tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni. Società che, insieme con Autostrade, è uscita dal processo con un patteggiamento di quasi 30 milioni, mentre il processo continua per i singoli manager e funzionari. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. I reati di falso ideologico, relativi anche a documenti informatici, commessi a tutto il 2011 si sono prescritti a giugno 2024, e si sono anche prescritti i reati di rifiuto in atti di ufficio commessi nel 2016.
Tra gli imputati nel processo ci sono l’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, il capo delle operazioni Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, l’ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà, il responsabile tecnico Massimiliano Giacobbi, l’ex direttore di Autostrade per Genova Stefano Marigliani, il successore Riccardo Rigacci e il braccio destro Paolo Strazzullo, i dirigenti del ministero delle Infrastrutture Bruno Santoro e Carmine Testa. A oggi 13 imputati hanno preannunciato la volontà di rendere dichiarazioni spontanee.
Finora sono state 170 le udienze, dalla prima del 7 luglio 2022 all’ultima dello scorso 16 luglio. Sono state ascoltate complessivamente 324 persone (molte delle quali per più di un’udienza) e le udienze sono state trascritte su oltre 16.000 pagine. A settembre si torna in aula.
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