25 Maggio 2024
Alessia Pifferi
Dietrofront. Alessia Pifferi avrebbe concluso lo sciopero della fame in carcere a Milano. Come ricostruito da "Quarto Grado" grazie ad alcune relazioni interne del penitenziario di San Vittore, dove è detenuta la 38enne condannata all'ergastolo per l'omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana, morta di stenti dopo 6 giorni sola in casa nel luglio 2022, la donna sarebbe tornata sui propri passi dopo la decisione di quattro giorni fa.
Addio sciopero della fame. Alessia Pifferi, condannata all'ergastolo, avrebbe rinunciato di proseguire lo sciopero della fame iniziato in settimana. Non solo. Secondo i documenti emersi, la donna avrebbe fatto richiesta per un'ora di palestra al giorno e, dopo il via libera da parte dell'istituto di pena, il 23 maggio avrebbe ripreso a nutrirsi per potersi sostenere nell'attività fisica. A confermare il tutto la recente visita psicologica da parte della dottoressa Alessandra Bramante, la quale ha affermato di non aver ravvisato in lei uno stato "anti conservativo" né "pentimento" per quanto avvenuto.
"Credo che Alessia non sia in grado di pensare a uno sciopero della fame, ma che si trovi in una situazione depressiva e reattiva di fronte a un processo per lei pesante sotto tutti i punti di vista", afferma Alessandra Bramante. "Con questo processo lei ha capito di essere sola al mondo e che quella bambina era forse l'unica persona che avrebbe potuto starle vicino".
Alessia Pifferi, detenuta nel carcere di San Vittore, è stata condannata, il 13 maggio, dalla Corte di Assise di Milano per l'omicidio della figlia Diana di 18 mesi, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per sei giorni nel luglio del 2022. Già subito dopo la sentenza Pifferi aveva detto al suo difensore di voler "spegnersi" come la piccola Diana. La perizia psichiatrica eseguita durante il processo ha stabilito che al momento dei fatti la 38enne era capace di intendere e volere, anche se la difesa ha sempre sostenuto fosse affetta da un "grave deficit cognitivo".
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