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Genova, ritocca le foto di una giovane maestra elementare per mostrarla nuda, medico finisce a processo

Con un'applicazione il professionista toglieva i vestiti dalle immagini reali e poi pubblicava su Internet gli scatti fake. La docente si era rivolta alla polizia postale

02 Aprile 2024

Genova, ritocca le foto di una giovane maestra elementare per mostrarla nuda, medico finisce a processo

Gli investigatori hanno percorso mezza Italia per trovare chi, cinque anni fa, aveva diffuso in rete le foto di nudo di una maestra elementare ed ex modella genovese. Immagini che però erano false, frutto di una rielaborazione informatica fatta a partire dagli scatti pubblicati da lei stessa sui propri profili social. Foto in cui appariva completamente vestita o al limite in costume, ma con una App la sua figura era stata “spogliata”, sostituendo agli indumenti ipotetiche immagini del suo fisico. Non un’indagine semplice, nell’oceano del web, ma gli investigatori della polizia postale, coordinati dalla Procura di Genova, sono riusciti a risalire a chi, secondo loro, ha diffuso quelle immagini. È un medico trentottenne di Torino. Ora a processo nel capoluogo piemontese per diffamazione aggravata dall’uso di un mezzo equiparabile alla stampa, ovvero social e internet. In questo caso un forum che si appoggia su server statunitensi e che contiene migliaia di immagini simili a quelle al centro di questa vicenda.

A dare il là all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Elena Schiavetta, era stata la denuncia della maestra, assistita dall’avvocato Federico Bogliolo. Ovvero la vittima, all’epoca ventiquattrenne, poi diventata un punto di riferimento per altre ragazze e donne, coinvolte in vicende come la sua o di revenge porn. A novembre del 2019 la ragazza  era stata contattata via Instagram da un tizio mai conosciuto. Il quale l’aveva informata che giravano su un forum sue foto nuda. Non avendone mai scattate né tanto meno pubblicate, si era rivolta alla polizia postale. Gli investigatori erano partiti proprio dal profilo Instagram della persona che l’aveva contattata. E che le aveva chiesto il numero di telefono e copia di un suo documento, millantando di poter far rimuovere le immagini. Lei si era ben guardata dal dargli qualsiasi dato. Gli inquirenti liguri erano risaliti a un quarantacinquenne di Soverato, in Calabria. Sul suo telefonino erano stati trovati gli estremi di quell’identità Instagram, ma nessun altro riferimento a quelle foto. L’inchiesta quindi si era indirizzata altrove.

La docente aveva scovato 36 immagini false sulla rete, seguendo le indicazioni dell'uomo calabrese, e aveva consegnato alla Postale gli screenshot. Gli inquirenti avevano scoperto che molte erano riconducibili a un profilo senza nome, che nei suoi post faceva riferimento a un’applicazione, “deepnude”, per ritoccare le immagini. «Spero che creino un database per denudare anche foto non frontali. La vedo dura denudare foto completamente vestite», scriveva sul forum. Oppure correggeva un altro utente, che proponeva scatti di una cantante: «Non vanno bene. 

La Procura così aveva disposto una perquisizione per l’intestatario del profilo. Gli investigatori della Postale erano risaliti alla sua identità, il medico di Torino appunto, ed erano andati nella sua abitazione. Sequestrando il cellulare e due hard disk. Nel primo erano state trovate ricerche online con il nome della giovane. Nel secondo, una cartella denominata «fabp», con quindici immagini della genovese scaricate dai suoi social. E ancora, foto di altre ragazze già “spogliate”, assieme agli originali, e 125 video di donne riprese di nascosto in strada e sul treno. «Dopo aver visto il servizio alle Iene su questa storia ho cancellato tutto», aveva detto ai poliziotti. Gli accertamenti tecnici non hanno consentito di stabilire se sia stato lui o meno, effettivamente, a ritoccare le immagini. Ma anche di questo si occuperà il processo in corso.

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