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Bossetti, Cassazione: "No alle analisi dei reperti su Yara Gambirasio", il legale: "Il potere vince sempre"

I giudici della Corte Suprema ritengono inammissibile il ricorso presentato dal pool difensivo del muratore. Che ora "minaccia" di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo

16 Febbraio 2024

Massimo Bossetti

Nulla fare, anche questa volta il ricorso presentato dai legali di Massimo Bossetti, l'ex muratore di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, è stato ritenuto "inammissibile" dai giudici della Cassazione. I legali di Bossetti avevano chiesto di poter analizzare gli abiti della 13enne e il Dna di "Ignoto uno" attribuito all'imputato dopo anni di indagini. "Quello che è successo è una cosa gravissima: da domani potremmo dire che Gesù è morto di freddo. Nel provvedimento autorizzativo c'è scritto una cosa, la Cassazione inizialmente ci dà ragione e oggi fa marcia indietro e questa è una grave violazione del diritto, a mio giudizio" dice Claudio Salvagni, uno degli avvocati del 54enne.

Bossetti, Cassazione: "No alle analisi dei reperti su Yara Gambirasio"

Nell'ultimo ricorso, il pool difensivo aveva sottolineato che, nella la sentenza depositata il 26 luglio 2023, i giudici della Suprema Corte precisavano come l'autorizzazione all'esame dei reperti "deve ritenersi irrevocabile, valida, vigente, intangibile e non può essere in alcun modo discussa", ammettendo nel contempo un "evidente errore di fatto" facendo sì riferimento al provvedimento emesso dal Tribunale di Bergamo il 27 novembre 2019 (quello con cui si autorizzava l'accesso ai reperti ndr), la nota, però, veniva  "erroneamente"  indirizzata all'ufficio Corpi di reati e non alla difesa. Evento che aveva richiesto l'intervento qualche giorno dopo del giudice bergamasco con una rettifica in cui si precisava che la difesa di Bossetti era autorizzata alla visione dei reperti - leggings, slip, scarpe, felpa e giubbotto appartenuti a Yara - ma non ad analizzarli.

Una retromarcia ritenuta inaccettabile dagli avvocati di Massimo Bossetti, da qui il pronto ricorso in Cassazione. Ma i giudici della Corte Suprema hanno respinto l'istanza e ora dovrà essere fissata una nuova data in Tribunale a Bergamo per consentire ai legali di visionare tutto il materiale.

L'avvocato di Bossetti: "Valuteremo ricorso alla Corte europea"

"Oggi è stato stravolto il diritto perché è stato permesso che una nota interna possa modificare un provvedimento ufficiale. È come se un giudice emette una sentenza e cinque giorni dopo decide di cambiarla, non è possibile oppure si sconfina nell'arbitrio"  dichiara l'avvocato Claudio Salvagni commentando la decisione della Cassazione. "Posso tornare a rivolgermi al tribunale di Bergamo e chiedere dopo 5 anni di analizzare nuovamente i reperti, - aggiunge il legale del muratore -ma dopo il 'no' che ho ricevuto lì è piuttosto plausibile pensare che quella autorizzazione non è nemmeno nel ventaglio delle possibilità. Più ricevo dei 'no' e più mi convinco dell'innocenza di Bossetti e della necessità di tenerci lontano da quei reperti, ma io non mollo". Salvagni non esclude di fare ricorso alla Corte europea.

Ruota tutto attorno ai reperti

Il procedimento giudiziario che, il 12 ottobre 2018, ha portato alla condanna in via definitiva all'ergastolo di Massimo Bossetti ruota attorno ai famosi reperti su cui furono trovate tracce di un Dna nucleare maschile, poi ritenuto sovrapponibile con quello dell'ex muratore bergamasco. In particolare, su leggins neri e slip che Yara indossava la sera della scomparsa, il 26 novembre 2010. Le tracce di DNA, destinate poi a "Ignoto Uno", furono considerate dagli inquirenti dell'epoca la prova regina e la pistola fumante di tutta la ricostruzione probatoria.

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