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Su Tim il fondo sparring partner di Vivendi. Barnaba torna in pista, Merlyn presenta un piano alternativo a Kkr

Il governo gela l’offerta ostile a Kkr: «Abbiamo già deciso». Dietro c’è Barnaba, finanziere celebre per Roma, Sampdoria e i derivati Alexandria di Mps. Al momento poche azioni in portafoglio. Se il progetto rete finisse in assemblea, scontata l’alleanza coi francesi

29 Ottobre 2023

Su Tim Il fondo sparring partner di Vivendi

Venerdì sera, un po’ come un fulmine a ciel sereno, è piombata sul tavolo già traballante della rete Tim un’offerta avversaria a quella di Kkr. Avversaria, dunque, anche del governo. Ispiratore è il fondo Merlyn che dietro ha due figure già note alle cronache finanziarie del Paese. Alessandro Barnaba, patron della società lussemburghese, e Stefano Siragusa, l’ex responsabile network operations & wholesale officer uscito ad agosto dal gruppo di Tlc romano. Il piano, autodefinito Timvalue, prevede la rimozione dell’attuale ad, Pietro Labriola, la cooptazione di Siragusa (che si vendicherebbe per la cacciata), il mantenimento della rete all’interno del perimetro (l’opposto di ciò che vuole il governo), la creazione di una Techco che punti a integrare gli asset di Netco e quelli di Enterpriseco, le varie società partecipate compresi i data center. All’interno della nuova società verrebbe creata la rete unica nazionale con l’appoggio di Cdp (che, piccolo spoiler, non sarebbe minimamente del parere né ci risulta preventi- vamente avvisata). A quel punto Tim consumer potrebbe finire sul mercato (magari a Iliad, sempre secondo il piano di Barnaba), idem Tim Brasil.
Ieri mattina il vertice di Tim ha diffuso una nota per far sapere di avere ricevuto la lettera, senza aggiungere alcun commento. Poco dopo invece è stata la volta di Palazzo Chigi che ha diffuso alle agenzie un appunto secco e molto freddo. «Il governo su Tim ha già deciso e non cambierà strada, anche davanti a una nuova proposta. Qualsiasi al tra iniziativa è estranea alle intenzioni del governo». Tracciata la linea di demarcazione tra operazione amica od ostile (qui siamo nel secondo perimetro), la posizione di Siragusa, che ai tempi d’oro è stato sponsorizzato anche da Luigi Bisignani, è molto chiara. Più complessa da analizzare quella di Barnaba. Il suo nome è finito sui giornali ai tempi della Roma. Legato da una profonda amicizia con James Pallotta, ha curato per lui e per l’As Roma la complicata gestione finanziaria del progetto dello stadio, facendo da advisor per mettere insieme le aziende interessate alla condivisione finanziaria e commerciale dell’investimento. Sempre a lui si dovrebbe la mediazione tra Pallotta e Dan Friedkin. Discorso simile sulla squadra del capoluogo ligure. Salvo il fatto che, nel 2022, il suo no- me era spuntato addirittura come possibile proprietario della Sampdoria. Quattro anni fa le cronache lo segnalavano anche come consigliere di Salzenberg ai, società specializzata in prodotti ad alta intensità tecnologica. Presidente Marco Carrai.
Ma bisogna tornare al 2013 per leggere il nome di Barna- ba nelle cronache nazionali. Stavolta giudiziarie. Fu infatti sentito due volte come testimone nel mega processo su Mps. All’epoca dei fatti il finanziere era una figura di spicco di Jp Morgan per cui curava il mercato delle obbligazioni e dei derivati. Fu lui a testimoniare, come si evince dalla sentenza Alken, sui prodotti derivati Alexandria e a svelare le richieste di Antonio Vigni sul cambio in corsa dei prodotti al fine di modificarne l’appostamento a bilancio. Sentito dai pm e teste in udienza, Barnaba è da sempre un grande esperto di derivati. Motivo per cui forse ieri il quotidiano La Repubblica ipotizzava che anche per il raid su Tim ne stia facendo uso. Di certo è che all’ultima assemblea Merlyn deteneva azioni per meno di 50.000 eu- ro, mentre adesso sostiene di avere una quota inferiore al 3% e di essere pronto a salire al 5. È chiaro che l’ingresso a gamba tesa ha una sorta di retro pensiero, o meglio sembra pronto a trasformarsi in un salvagente per i francesi di Vivendi, azionisti di maggioranza relativa di Tim.
Nel caso in cui la proposta di Kkr non dovesse ricevere un ok dal cda o una risposta definitiva per via magari di timori di innescare un aumento di capitale, il progetto supportato dal governo finirebbe al vaglio dell’assemblea dei soci. In quella sede Vivendi e Timvalue potrebbero coalizzarsi e bloccare mosse indesiderate a favore di Kkr. Si tratterebbe dunque di una possibile cordata (certo non premeditata ma spontanea) che troverebbe il collante proprio nelle bozze del piano industriale diffuse ieri da Merlyn. Ritorno alle cedole e valorizzazione del titolo sono un desiderata anche di Vivendi. Certo, sul tavolo ci sono una serie di incognite. La prima è la possibilità che il dossier della rete non finisca in assemblea ma venga sbrogliato direttamente dal cda. In questo caso, Merlyn non avrebbe l’occasione di vestire i panni dello sparring partner. Seconda incognita è il passaggio dal 3 al 5%. L’investimento prevederebbe un grado diverso di vigilanza. Consob avrebbe tutto il diritto di chiedere informazioni dettagliate e a quel punto il fondo di Barnaba si troverà a spiegare, pallottoliere alla mano, come mai abbia deciso di comunicare apertamente al mercato di voler portare il titolo a un euro. Serviranno dettagli precisi per non far insospettire Consob sul fatto qualcuno voglia manipolare il mercato, per di più in opposizione a scelte del governo su un asset sensibile per la sicurezza nazionale quale la rete.

Di: Claudio Antonelli

Fonte: La Verità

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