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Napoli, nuova pavimentazione nell’area antistante piazza del Plebiscito; via il catrame, ritornano i cubetti di porfido. Per i lavori paralizzata l’intera area mentre la terra qui continua a tremare

Residenti e commercianti contestano l’ennesimo cantiere che ingabbia l’intera zona chiudendo la principale via di fuga in caso di terremoto

03 Ottobre 2023

Napoli, nuova pavimentazione nell’area antistante piazza del Plebiscito; via il catrame, ritornano i cubetti di porfido. Per i lavori paralizzata l’intera area mentre la terra qui continua a tremare

Napoli, piazza del Plebiscito questa mattina i residenti nell’area antistante la monumentale piazza sono stati svegliati dal suono stridente delle sirene sui camion in manovra; dai grandi mezzi scaricate in maniera ordinata una infinità di luccicanti transenne metalliche probabilmente al loro primo impiego. Subito si è pensato all’ennesimo concerto, visto che da qualche tempo a questa parte i cari amministratori Partenopei hanno deciso di fare cassa  - fittando come sala per cerimonie private -   la storica piazza Napoletana. Considerazione sbagliata! Anzi di male in peggio; infatti le grandi transenne serviranno per recintare la lunga e unica arteria stradale che collega direttamente piazza del Plebiscito con la parte alta del quartiere, un area densamente abitata che per l’occasione resterà parzialmente isolata dal resto della città. Il motivo di tutto ciò, la rimozione del vecchio manto stradale in asfalto e la successiva ripavimentazione in cubetti di porfido. Al di là delle considerazioni personali sulla genuinità della scelta il pensiero cade sugli ennesimi disagi che i residenti saranno costretti a patire dopo i lunghi annosi interventi che interessano l’area da oltre vent’anni, in particolare quella di piazza Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone.

Ecco una breve cronistoria:

Un quarto di secolo fa, la piazza di Santa Maria degli Angeli era stata appena riqualificata, aiuole e alberi presero il posto delle auto parcheggiate abusivamente; ma poi ecco intervenire la Gru selvaggia e nel giro di pochi anni  la  piccola oasi verde in mezzo al cemento è stata smantellata per aprire il cantiere della la futura stazione Chiaia della linea 6. Una scelta dalla discutibile utilità.  Mentre scrivo il cantiere è aperto e i lavori in corso. Anzi mi correggo, sono fermi.  I tanti cantieri in città hanno seminato ad oggi più disastri che opere di bene, basta pensare al crollo del palazzo alla Riviera di Chiaia nel 2013. Ma torniamo ai cantieri infiniti del Plebiscito; come prima cosa  fecero  abbattere gli otto pini secolari della piazza, quella di Santa Maria degli Angeli che era stata appena rifatta ed inaugurata con tanto di taglio del nastro dell’allora sindaca Rosa Russo Iervolino.  A chi "facevano comodo" quei lavori? Inizia poi la seconda fase di questa storiaccia: il cantiere sempi- terno. Un cono profondo oltre 40 metri, una galleria di negozi che arriverà fino ai binari, coperta da una gigantesca cupola di vetro. Una stazione “megagalattica”, pensavo quando ero ragazzino e guardavo i primi rendering “futuristici”. Chiusura e apertura alternate di via Nicotera creavano problemi alla viabilità, rumori spaccatimpani e nubi di polvere che ci soffocavano. Dagli scavi sbucò pure una necropoli. Fermi tutti, arriva la Sovrintendenza, blocco dei lavori per un annetto. Crepe e spaccature hanno danneggiato molti appartamenti nelle vicinanze. Fu considerata pericolante perfino la basilica di Santa Maria degli Angeli, la parrocchia dei nobili famosa per i suoi pregiati marmi e le incalcolabili opere d’arte. La ferita profonda nelle viscere non sarà mai emarginata anche se adesso è coperta da una specie di navicella spaziale. Poi è cominciato il carosello degli annunci di imminenti aperture: 2018, no 2019, 2020, dopodiché  il lockdown. l’Inaugurazione slitta all’aprile 2021? No, salta anche quella data. Si parla forse del 2024; intanto tutto tace, tranne la terra che in queste aree continua a tremare; allora quale migliore decisione se non quella perversa di chiudere l’unica via di fuga? Restiamo basiti.

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