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Omicidio in carcere, Gervasio aveva già tentato di uccidere un altro detenuto mentre dormiva

Le manette sono scattate grazie al video di una telecamere di sorveglianza: si vedono gli otto colpi di sgabello sferrati all'alto verso il basso

21 Settembre 2023

Omicidio in carcere, Gervasio aveva già tentato di uccidere un altro detenuto mentre dormiva

Luca Gervasio, accusato dell'omicidio in carcere

Otto colpi di sgabello sulla testa sferrati a distanza di pochi secondi da Luca Gervasio, clochard di 48 anni, dall’alto verso il basso, come mostra la telecamera che dal corridoio della sesta sezione del carcere di Marassi ha ripreso in parte la scena. E’ morto così intorno alle 4.25 del 12 settembre, mentre dormiva nel suo letto, Roberto Molinari, 58 anni, una vita da senzatetto mite, che rubacchiava nei supermercati per mangiare e che per questo stava scontando una piccola pena in carcere. E’ questa la prova che ha permesso alla Procura di chiedere l’arresto dell’indagato. Tra il materiale acquisito dalla squadra mobile, che ha eseguito l’ordinanza facendo scattare le manette ieri mattina, nella casa circondariale di Genova, nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Molinari, c’è un video: la telecamera di sorveglianza inquadra la porta blindata della cella numero 9, dove si è consumato il delitto. Il cancello è socchiuso e viene ripreso in parte anche l’interno della stanza. Secondo quanto appurato dagli investigatori, e riportato nell’ordinanza di custodia cautelare, alle 3.51 del mattino “si vede una sagoma muoversi nella parte bassa del letto a castello. Per circa 13 secondi si scorge qualcuno che, apparentemente in piedi, sferra otto colpi dall’alto verso il basso, diretti verso la parte superiore del letto”. E, mezz’ora dopo, qualcuno muoversi sempre nella cella con una maglietta scura. Come quella sequestrata dopo l’omicidio, stesa a una corda fuori dalla finestra. Per la Procura e per il giudice Matteo Buffoni, a vibrare quei colpi è stato Gervasio. Percosse che hanno provocato a Molinari ciò che il medico legale Francesco Ventura ha definito un “evidente fracasso facciale”. Gli inquirenti durante gli accertamenti hanno ascoltato anche un detenuto vicino di cella di Gervasio e Molinari. L’uomo ha raccontato che, la sera precedente al delitto, Gervasio aveva litigato con un altro ospite del penitenziario, anche lui in una cella vicina alla numero 9. Il clochard, secondo il testimone, come suo solito aveva chiesto insistentemente sigarette. E il vicino quella sera gli aveva risposto di no spazientito. “Gervasio lo ha aggredito verbalmente, lo ha insultato e lo ha minacciato di morte”, si legge nella dichiarazione riportata nell’ordinanza. Sempre il vicino di cella ha raccontato agli investigatori della squadra mobile che “una volta Gervasio ha cercato di ammazzare un compagno di cella con una penna mentre dormiva”.

Due giorni prima un altro pestaggio in quella cella

Ma dalle carte emergono ulteriori dettagli pure sul pestaggio di Gervasio ai danni di Molinari avvenuto la notte del 10 settembre, due giorni prima della morte di quest’ultimo: Gervasio lo aveva colpito in faccia, in testa e sulla schiena. Molinari aveva detto al medico di guardia che era caduto “cercando di andare nel letto superiore della cella” ma il dottore nel referto in cui rilevava tra l’altro una sospetta frattura nasale, aveva rimarcato l’incompatibilità delle lesioni con la caduta. Del fatto era stato informato il comandate della sezione che aveva deciso di convocare per il 13 settembre i due detenuti per avere chiarimenti sulla vicenda ed eventualmente spostare ancora una volta l’omicida. Ma la mattina del 13 settembre Molinari era già morto. Le guardie penitenziarie si sono accorte del suo decesso solo a mezzogiorno, quando non si è alzato per la consegna del vitto. Secondo l’autopsia era giù morto da almeno sette ore.

L'ispezione del ministero della Giustizia

Dopo il fatto il ministero della Giustizia ha predisposto un'ispezione ministeriale nell'istituto di pena di Marassi. Gli ispettori del ministro Carlo Nordio devono accertare se Gervasio poteva essere lasciato da solo in cella con la vittima, un altro recluso "fragile" dal punto di vista psichiatrico.

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