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Uccise la sorella Alice, in aula il terrore dei vicini di casa di Alberto Scagni

Il processo in Corte d'assise a Genova si avvia alla conclusione: dopo gli ultimi testimoni, la sentenza attesa il 29 settembre. il nodo della seminfermità

06 Settembre 2023

Uccise la sorella Alice, in aula il terrore dei vicini di casa di Alberto Scagni

Alberto e Alice Scagni

E’ attesa per la fine di settembre la sentenza della Corte d’assise di Genova nei confronti di Alberto Scagni, che il primo maggio dello scorso anno ha ucciso la sorella Alice con venti coltellate sotto casa della donna. Nell’ultima udienza, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, alcuni vicini dell’uomo, residenti nel condominio di via Balbi Piovera 15, a Sampierdarena, hanno raccontato le difficoltà che hanno incontrato nella convivenza con Alberto, soprattutto nei mesi precedenti al delitto: colpi nei muri con la mazza a baseball, stuzzicadenti infilati nei citofoni per farli suonare per ore, la porta di casa chiusa con una catena.

La vicina terrorizzata

Tutti hanno ammesso di aver faticato parecchio nel tentativo di confrontarsi con Scagni: “Abbiamo chiamato diverse volte il 112 nell’ultimo periodo, e il 19 aprile sono arrivati i vigili – ha detto Francesca Lenzi –. A quel punto io avevo anche fatto una foto ad Alberto, mi ero nascosta sul pianerottolo perché le forze dell’ordine avevano detto che servivano degli elementi certi, cosi ho fatto una foto. Non mentre armeggiava perché avevo paura della sua reazione se mi avesse visto, ma mentre tornava nel suo appartamento. I vigili quando sono arrivati, e dopo la nostra insistenza, hanno provato a suonare alla sua porta ma lui non ha risposto perché nel frattempo era andato a casa della nonna e hanno parlato con lei. Quel giorno ho anche chiamato la salute mentale, mi hanno detto che Alberto Scagni lo conoscevano in quanto gli era stato segnalato ma che l’unica denuncia valida sarebbe stata quella dell’amministratrice del condominio. L’ho chiamata e ha detto che si sarebbe attivata, ma poi non ha fatto niente”.

I colpi contro il muro

In aula sono stati ascoltati un altro vicino – Emiliano Garay - che aveva registrato i colpi dati contro il muro con una mazza e che provenivano dall'appartamento dell'assassino, e Andrea Cassanello, il genero del proprietario dell'appartamento che qualcuno aveva chiuso più volte con una catena e un lucchetto.  “Ho registrato i rumori – ha rivelato Garay - perché quel giorno smontavo dal lavoro di notte, ma arrivato a casa la mattina non riuscivo proprio a dormire. L’ho fatto sentire al 112 perché i rumori si sentivano anche attraverso il telefono”. Anche lui si era attivato con l’amministratrice di condominio: “Mi ha detto che avremmo dovuto fare una raccolta firme, che tuttavia però non è mai stata fatta”. Cassanello ha descritto la sua esasperazione e quella dei suoi familiari: "Misi un biglietto con il mio numero per trovare una soluzione alla porta incatenata, dato che non era la prima volta che accadeva. L'unico a contattarmi, il 30 aprile, fu proprio Scagni. Mi ha spiegato che lui aveva notato da tempo uno strano andirivieni nel palazzo ma essendoci diverse entrate non era possibile andare oltre qualche sospetto. Mi ha detto che la soluzione da adottare sarebbe stata quella di installare delle telecamere negli spazi comuni e io gli ho suggerito di formulare una proposta nella successiva riunione di condominio". Il giorno dopo Alberto ucciderà la sorella.

La sentenza il 29 settembre

Il processo per la morte di Alice Scagni, che vede alla sbarra il fratello Alberto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, è finito. Le prossime udienze (15 e 28 settembre) saranno dedicate alle conclusioni del pm Paola Crispo, della parte civile e della difesa. Il 29 settembre la sentenza. Il nodo per ipotizzare la pena a cui sarà condannato Alberto è quella della seminfermità, che è stata accertata da una perizia in incidente probatorio ma che ha visto nel corso del processo uno scontro tra psichiatri, che hanno presentato diagnosi discordanti. Da questo dipende l’ergastolo, o una pena ridotta (con un periodo da scontare in una Rems).

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