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Sex workers, proposta dei Radicali: “Lavoro sessuale professione autonoma”, Codacons: “3,6 mld € di fatturato annuo”

Secondo i dati Codacons Codacons sono 100mila il numero di persone che esercitano il sex work, con circa 3 milioni di clienti nel mondo e un fatturato sui 3,6 miliardi di euro annui. Ad esercitare sex work sono per l’80% donne; il 15% sono transessuali e il 5% uomini.

11 Agosto 2023

Sex workers, proposta dei Radicali: “Lavoro sessuale professione autonoma”, Codacons: “3,6 mld € di fatturato annuo”

foto @imagoeconomica

I Radicali italiani hanno avviato una raccolta firme per la loro proposta di legge atta a “decriminalizzare” il lavoro dei cosiddetti “sex workers” o professionisti del sesso, eliminando sanzioni, divieti e ostacoli normativi.

La proposta di legge dei Radicali dunque, mira al riconoscimento del lavoro sessuale, come “libera e legittima professione”, così da evitare ad esempio il carcere per i clienti che si appartano in automobile, come previsto nel provvedimento depositato alla Camera lo scorso gennaio, da Fratelli d’Italia, con primo firmatario Edmondo Cirielli.

La critica alla legge attuale sul sex work

"La legge attuale sul sex work – dicono i Radicali – ha ottenuto un unico risultato: prendere di mira le lavoratrici e i lavoratori del sesso e rendere le loro condizioni di vita meno sicure”.

Le stime del Codacons: 3,6 miliardi di euro di fatturato annuo

Il partito analizza poi i dati Codacons che stimano in 100mila il numero di persone che esercitano il sex work, con circa 3 milioni di clienti nel mondo e un fatturato sui 3,6 miliardi di euro annui.

Sempre secondo le stime Codacons, ad esercitare sex work sono per l’80% donne; il 15% sono transessuali e il 5% uomini.

 “I clienti – dicono i Radicali - sono invece principalmente uomini di ogni età, professione, opinione politica, livello di istruzione e di reddito".

Una battaglia dal 1982

"Nel 1982 – ricorda una nota del partito - nasceva il Comitato per i diritti civili delle prostitute guidato da Pia Covre e Carla Corso per chiedere tutele, dignità e diritti. Il primo documento si intitolava ‘Le prostitute rivendicano il diritto all'esistenza’ e chiedevano la depenalizzazione dei reati che rendevano loro la vita impossibile. Le lavoratrici del sesso iniziarono a prendersi uno spazio all'interno del movimento femminista, riscrivendo la prostituzione come sex work e definendo il loro femminismo esattamente in virtù del loro utilizzo della sessualità al di fuori dei percorsi tracciati dall'ordine patriarcale (come il matrimonio o la monogamia), ‘l'essere donne di tutti, e quindi donne di nessuno, e il godere di una libertà sessuale pari a quella degli uomini’".

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