08 Agosto 2023
Messina Denaro, fonte: imagoeconomica
Nella giornata in cui le condizioni di Messina Denaro si aggravano, è stato depositato il verbale dal quale fuoriescono importanti dichiarazioni, registrato dopo la cattura. Due cose da mettere in chiaro: "Io non mi farò mai pentito" e "non sono un uomo d’onore. Io mi sento uomo d’onore in un altro senso…non come mafioso". Messina Denaro dice ai pm che gli investigatori sono riusciti a risalire a lui "solo grazie alla malattia". "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante ma è così", rivelando il suo totale senso libero nel periodo della latitante: "Andavo al ristorante e giocavo a poker. Scommettevo anche sulle partite tramite un app".
Il boss ai pm Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido spiega di non aver ucciso lui il piccolo Giuseppe Di Matteo, ma dà la colpa a Giovanni Brusca: "Non sono un santo, ma non sono stato io". Sono oltre 70 le pagine di interrogatorio, depositato dalla Procura di Palermo nel procedimento al medico Alfonso Tumbarello accusato di averlo curato. Messina Denaro viene sentito per la prima volta dopo la cattura andata in scena alla Maddalena di Palermo.
"E lei non ha mai avuto a che fare Cosa nostra?".
"Non lo so magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra".
"Quali reati ha commesso?".
"Non quelli di cui mi accusano: stragi e omicidi. Non c'entro nella maniera più assoluta. Poi mi possono accusare di qualsiasi cosa, io che ci posso fare".
Il boss come visto è sicuro di se e quando gli si fa l'accenno di Di Matteo spiega: "Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo...ma con l'omicidio del bambino non c'entro".
"L’arma che gli è stata trovata nel covo?"
"Mi piaceva perché era un modello piccolo, ma non potete risalre a niente ho fatto la punzonatura. L’ho fatta io tanto tempo fa e se lo vede c’era pure il cane limato non so se avete visto".
"Dove ha trascorso la latitanza?"
"La mia vita non è che è stata sedentaria, è stata una vita molto avventurosa".
Nessun di traffico di droga, anche perché "ero benestante di famiglia", narra il boss. "Mio padre era mercante d’arte, non è che andava a scavare però. A Selinunte a quell’epoca c’erano mille persone e tutte pure le donne scavavano di notte quelli che non scavavano di notte scavavano di giorno. In genere 100 per cento le comprava mio padre – spiega - poi venivano vendute in Svizzera e poi arrivavano dalla Svizzera in Arabia, negli Emirati e noi vedevamo cose che passavano da mio padre nei musei americani".
Messina Denaro racconta anche di aver vissuto normalmente e di non aver subito il fatto di essere un super latitante ricercato. "Giocavo a poker, mangiavo al ristorante, andavo a giocare, ovviamente ho fatto l’applicazione nel telefono della Bet, per giocare le partite".
Viene fuori anche l'audio in cui Messina Denaro nel traffico offende la memoria dell'ex magistrato Giovanni Falcone: "Io non è che volevo offenderlo, non mi interessa... Il punto qual è? Che io ce l’avevo con quella metodologia di commemorazione. Allora, se invece del giudice fosse stato Garibaldi, la mia reazione sempre quella sarebbe stata, perché non si possono permettere di bloccare un’autostrada per decine di chilometri: cosi vi fate odiare".
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