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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

C40, i 100 sindaci contro uso e consumo di carne, latte, vestiti, auto proprie, viaggi e cemento armato

Il green deal di Soros & Co. proporebbe misure precise per limitare il riscaldamento globale di 1,5 °C costruendo, secondo loro, "comunità sane, eque e resilienti".

15 Luglio 2023

riscaldamento globale

limitare a 1,5 °C la temperatura terrestre

Mentre il Belpaese sta cercando con difficoltà di rialzarsi dalle batoste inferte dalla crisi economica mettendo in campo politiche finalizzate all’incremento della produzione interna e dell’export, con l’aggiunta delle pubblicizzazione del Made in Italy, le politiche green infliggono un altro colpo magistrale. Questa volta non è la Commissione europea a dettare le direttive su prodotti alimentari, scorie ambientali e green deal, piuttosto un’associazione, nata nel 2019, dove alcun grandi del mondo hanno determinato precetti e scadenzari da imporre senza indugio ai cittadini e che li riguardano tutti da vicino: abbigliamento limitato, viaggi limitatissimi, dieta ristrettissima, abolizione delle auto private, riduzione delle infrastrutture urbane. L’associazione è C40 o meglio Cities 40, partner diretto del WEF, finanziata da magnati dell’alta finanza del calibro di George Soros (che nelle ultime settimane ha incrementato il fondo per altri 300 mila dollari), dalla fondazione Clinton, Bloomberg Philanthropies, il network internazionale di sviluppo sostenibile Arup, il ministero dell’Ambiente tedesco, il ministero degli Affari esteri danese. Ma sono attivamente coinvolte nel progetto anche aziende quali Ikea, l’Oreal, FedEx e Google. L’obiettivo primario sarebbe quello di dimezzare la quota di emissioni attuali entro il 2030, per limitare il riscaldamento globale di 1,5 °C costruendo, secondo loro, "comunità sane, eque e resilienti".

La profetica evoluzione degli obiettivi individuati da costoro riporterebbe agli interventi da attuare che dovrebbero ridurre, secondo gli studi commissionati da C40, le emissioni di CO2 e il cambiamento climatico.

Ma quanto l’Italia potrà di qui a breve essere coinvolta? Parecchio sembrerebbe. Tra i sindaci di quelle che inizialmente erano 40 città del mondo, e che a oggi sono diventate 100, troviamo anche Beppe Sala, primo cittadino di Milano, e Roberto Gualtieri a Roma. Entrambe realtà dove il Made in Italy investe i settori più disparati e raccoglie un numero di turisti imponente da far sì che ciascuno di loro riporti a casa propria un piccolo souvenir tra leccornie alimentari e prodotti di abbigliamento. Senza contare che quei turisti, negli anni a venire, potranno essere contingentati, a sentire i pionieri di C40.

Sarà dura parlare a casa nostra dei virtuosismi da attuare: ciascuno di noi dovrebbe smettere di consumare carne, pesce e latticini, possedere solo 8 capi di abbigliamento e acquistarne solo 3 l’anno di nuovi (incluse calzature e borse).

Abbandonare per sempre l’utilizzo dell’auto privata. Infine godersi un viaggio in aereo di breve raggio ogni 3 anni. Ma non è finita qui: riduzione per le infrastrutture dell’utilizzo del cemento per il 56%, e per l’acciaio del 35%. Già. Chissà che ne sarà del Ponte sullo stretto, per dirne una. La risposta a tali proposte potrebbero darla le grandi aziende di trasporto aereo, le multinazionali della moda low cost, le grandi griffe di alta moda, l’alimentare caseario nostrano e francese, non ultimo i gruppi tedeschi dell’acciaio.

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