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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Attenzione: vogliono legare il Covid al clima nel segno dell'autoritarismo sovrastatale: e hanno già schierato i tamburini cialtroni

Dal morbo alle piogge, la narrazione non cambia: colpa dell'uomo capitalista, l'uomo del fare. Ma la soluzione quale sarebbe? Non fare niente, come in Emilia Romagna, e aspettare i diktat ipocriti e criminosi della UE? No, non ci sta bene.

20 Maggio 2023

Elly Schlein in UE

A una cosa i virologi sono serviti. A diventare il paradigma della pochezza, della inconsistenza morale e professionale, scientifica. Come gli influencer, si moltiplicano ma restano fondamentalmente la stessa roba avariata, così che possiamo riconoscerli subito in ogni campo. Adesso, i Tozzi, i Mercalli sono i Pregliasco e i Burioni del clima, giocano al disastro e mettono a profitto, le loro analisi sono trascurabili, le loro conoscenze approssimative, il loro rancore per chi realmente affermato sulla ribalta scientifica è sordo ma evidente. Cosa dicono oggi i viroclimatologi? Si guardano bene dal far pesare l'ombra di una critica sull'operato del partito di riferimento, che li ha piazzati in Rai, che gli fornisce le interviste ai giornali, e si scagliano sui cambiamenti climatici, formula vaghissima e come tale difficilmente contestabile, almeno dai forti bevitori di leggende. La vulgata è di elementare rozzezza: non piove, piove, tira vento, bonaccia: è colpa dei cambiamenti climatici, che però sono indotti dall'uomo capitalista. E quindi bisogna fare di meno, bisogna fare niente. Che è per l'appunto la vera ragione dei disastri, contenibili, evitabili in Emilia Romagna e a scendere nelle Marche alte. Di chi la responsabilità? Della pletora di istituzioni deputate alla cura del territorio, alla prevenzione? Ma no: per i climavirologi è del neoliberismo, del clima che cambia e se gli metti sotto il naso le casistiche, le statistiche sul clima in eterna agitazione, sugli eventi considerati estremi che c'erano, e anche in misura maggiore, nell'anno 500 o nel sedicesimo secolo, reagiscono come l'attivista Chloe, la berbera che vuole entrare nel PD.

Ha detto Massimo Fazzini, capo dei geologi, una verità lampante e proprio per questo odiata: “Non si può dire sempre no a tutto”. Dicendo no a tutto si sono lasciati i fiumi invasi, non si sono costruite le vasche, non si sono sorvegliati boschi e foreste, non si è intervenuto sugli argini, sui terrapieni, non si è fatto niente sui tombini, i canali di scolo, e via discorrendo. Perché la Sinistra, tutta, poi le articolazioni in rossa e verde lasciano il tempo che trovano, questa è e questo vuole. Insufflata da una Unione Europea che è anche più criminale perché gioca allo sfascio per imporre le sue transizioni ladre e visionarie. La realtà è quella di Fazzini ed è l'opposto di quella dei viroclimacialtroni: i casini scoppiano non perché si fa troppo, non per l'uomo capitalista che fa, ma per l'uomo lazzarone che non fa, perché non si fa abbastanza o per dirla meglio niente. Ma sì, lasciamo che la natura faccia il suo corso, maranathà maranathà. Ma se ci devi vivere, ti devi organizzare e le opere le devi costruire, pena il disastro quotidiano. E il dissesto porta dritto al disastro.

Piove? Rinunciamo alle automobili. Non attrezziamoci, facciamo a meno di tutto. Per questa strada non si va da nessuna parte e che a praticarla oltre agli imbonitori climatici sia pure qualche scienziato, mette i brividi: per forza, che poi il Nobel vogliono darlo pure a Greta. La Sinistra di Schlein ha un modo infallibile per ovviare alle insidie del meteo: dire che il clima cambia e parlare di cambiamento lineare nel sistema inclusivo, cioè formule da camicia di forza. Oppure l'ovvio dell'occorre mettere in sicurezza. Che è il compito che spettava precisamente a Schlein e del quale si è totalmente disinteressata. Questi amministratori sarebbero da mettere in galera, invece pontificano e scagliano i loro anatemi, la maledizione su chi ragiona e vede le cose per come stanno. Ma coi no a tutto e con la solita dannazione sull'uomo capitalista cosa risolvono? Lasciassero perdere una volta per tutte i clichè sul turbocapitalismo e sul neoliberismo che oltretutto sono invecchiati, servono a stampare qualche librino obsoleto ma che non legge nessuno: l'argine contro il consumismo pubblicitario è altra storia e quello, che è anzitutto di coscienza, non lo tira su nessuno a cominciare dai neomarxisti da raccatto che più sono stupidi e più sono narcisi e s'infilano ovunque. Anche alle festicciole dei templi massonici e neoliberistici, i vari Rotary cittadini, le fiere della vanità di potere. Fate quello che dico non quello che faccio! Ci fu un tempo in cui, come cronista musicale, bazzicavo la scena e conoscevo praticamente tutti i menestrelli considerati di nicchia: tutti a pugno chiuso, contro il capitalismo, che non conoscevano, contro la devastazione del territorio, di cui non avevano idea. Tutti a vagheggiare un romantico ideale da comune parigina. Erano tutti piccoli agguerriti imprenditori, producevano la loro merce e la portavano in giro su furgoni scassatissimi ad alto inquinamento, arrivavano, montavano il palchetto con grande utilizzo di energia elettrica e ripartivano. Una vita così, che li rendeva frustrati e felici, ma quando glielo facevano notare si irrigidivano, diventavano ostili: tu sei un fascista. Ma io non provocavo, volevo solo far notare la somma contraddizione: se vivi consumi e se vivi tra gli altri sei costretto ad attrezzarti, a organizzarti. Consumando. Dalla contraddizione sul non fare che sarebbe meglio del fare ma che non è applicabile e tutto sommato neppure divertente, la sinistra esce dando la colpa ai cambiamenti climatici come l'ha data al virus: forze maligne, esoteriche, magie nere scatenate dall'avidità dell'uomo che vuol vivere, che non si rassegna ad essere creato per il puro gusto di spegnersi. Ha detto l'ineffabile Unione Europea a trazione dei megaliberisti ammantati di ambientalismo: seguiremo il modello Covid anche per il clima e chi non è d'accordo farà la stessa fine. E subito i tamburini teleclimatologi sono succeduti ai virologi.

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