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Sciopero 26 maggio 2023, scuola e trasporti a rischio. FISI e USB indicono lo stop nazionale contro obbligo vaccinale, invio di armi a Kiev e decreto lavoro

Indetto lo sciopero nazionale per il 26 maggio da parte di FISI e USB contro il PNPV, l'invio di armi a Kiev ed il decreto lavoro. Lo stesso giorno braccia conserte anche dei docenti e dei dipendenti Rai

16 Maggio 2023

Sciopero 26 maggio 2023, scuola e trasporti a rischio. FISI e USB indicono lo stop nazionale contro obbligo vaccinale, invio di armi a Kiev e decreto lavoro

Indetto dalla FISI e dall’USB uno sciopero generale e nazionale nella giornata del 26 maggio. I temi dello sciopero: sostegno al lavoro, opposizione alle misure di obbligo vaccinale ed al PNPV approvato dal governo, stop all’invio di armi in Ucraina e promozione di una diplomazia che si rivolga ad entrambe le parti in causa per aiutarle a mediare la pace, ristrutturazione del comparto scuola e della figura del docente. Previsti possibili disagi ai trasporti in tutto il Paese e scuole chiuse.

FISI e USB indicono uno sciopero generale e nazionale

Previsto un nuovo sciopero generale per il 26 maggio. Indetto a livello nazionale dalla FISI (Federazione italiana Sindacati Intercategoriali) e dall’USB (Unione Sindacale di Base), riguarderà tutto il settore dei trasporti (esclusi quelli aerei), le scuole e diverse categorie pubbliche e private. Previste per il 26 manifestazioni nei capoluoghi di regione e davanti alle prefetture. Si affiancheranno alla manifestazione anche i lavoratori della Rai, che hanno annunciato 24 ore di sciopero nello stesso giorno.

L’opposizione all’ultimo decreto lavoro e l’accusa di “lassismo” ad opposizione e principali sindacati

Previsto un venerdì nero per uno sciopero che, se dovesse essere particolarmente partecipato, potrebbe bloccare l’intero Paese. Secondo Guido Lutrario, dell’esecutivo nazionale dell’USB, il 26 maggio sarà una data per mettere in crisi la narrativa del governo, là dove le posizioni dell’opposizione e della triade CGIL-CISL-UIL si stanno dimostrando completamente incapaci a sostenere tale compito: “In tutta Europa le organizzazioni sindacali stanno sostenendo proteste e scioperi prolungati per combattere l’attacco alle condizioni di vita dei ceti popolari. Qui in Italia siamo intrappolati nella gabbia di un sistema che vede Cgil, Cisl, Uil e Confindustria tenere sotto controllo il conflitto sociale”. Oltre alla questione “lavoro”, lo sciopero di fine maggio troverà molte altre motivazioni.

La questione delle norme anti covid e della guerra in Ucraina nell’agenda della FISI

Innanzitutto il tema “vaccinazioni”, con la FISI mobilitatasi contro “il Piano nazionale di vaccinazione ed il green pass base, per il reintegro dei radiati e sospesi dal servizio per inottemperanza agli obblighi vaccinali, per la certezza di cura e assistenza gratuita a tutti i danneggiati da vaccino”. In particolare viene contestato il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) approvato dal governo Meloni, accusato di ripetere quelle stesse politiche di obbligo vaccinale per le quali molti lavoratori sono stati esclusi dal proprio impiego o costretti a pagare sanzioni. Oltre a questo, anche la questione “guerra” viene presa in considerazione dalla Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali, con la richiesta di un immediato stop all’invio di armi a Kiev ed il ripristino delle relazioni diplomatiche con entrambe le parti in conflitto.

La scuola e le proteste degli insegnati: “Sviliti da politica e media”

Possibili disagi in tutta Italia, sia per quanto riguarda i trasporti, da quelli locali a quelli interregionali, sia per le scuole, dove la protesta dei docenti sembra essere mossa dall’aumento di responsabilità ed oneri che non ha trovato in questi anni un giusto riconoscimento retributivo. “Abbiamo assistito inoltre a un lavoro nascosto teso al costante svilimento della figura del lavoratore della scuola da parte delle istituzioni e dei media”, recita una nota dei docenti diffusa dall’USB. Attacchi, poi, anche alle nuove figure del “tutor” e del “mentore”, introdotte dal Ministro dell’Istruzione Valditara, descritte come svilenti e tese a negare certezza economica e consapevolezza delle ore di lavoro della categoria.

Le altre richieste

Come spesso accade, attorno ai punti cardine si inserisce poi una lunga sequela di richieste e argomenti, in molti casi svincolati tra loro: richiesta di aumenti salariali per 300 euro al mese, richiesta di un milione di nuove case popolari, il no secco all’autonomia regionale differenziata, l’abbassamento della settimana lavorativa a 32 ore e l’aumento delle pensioni minime a 1000 euro al mese.

 

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