27 Aprile 2023
Selvaggia Lucarelli, fonte: imagoeconomica
Selvaggia Lucarelli è stata condannata per diffamazione nei confronti della giornalista Sandra Amurri, sua ex collega a Il Fatto Quotidiano. La lite tra i due si scatenò sui social dopo un articolo sulla presunta relazione tra la cantante Paola Turci e Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi ad opera della Lucarelli. A dare la notizia è stata la stessa giornalista fermana.
Sandra Amurri ha così scritto sui social: "Mentre lei, a seguire della chiusura di “Non è l’arena” ha twittato la falsa informazione che nelle redazioni si rincorre la notizia che ci sarebbero state le forze dell’ordine in casa di Massimo Giletti, nonché in alcuni uffici amministrativi. Io posso dire che la notizia che la riguarda è vera: è stata condannata per avermi diffamata sui social definendomi “licenziata livorosa, una che è stata zitta finché pagata” e divenuta coraggiosa solo dopo essere stata “mandata via"". Con questo post al vetriolo la 65enne annuncia la condanna per la nota giornalista ed opinionista di "Ballando con le stelle".
Una vicenda iniziata tre anni, a cui seguì il processo in Tribunale a Fermo nel quale erano presenti oltre alla stessa Lucarelli il giornalista Marco Travaglio. Sandra Amurri commentò così un articolo della Lucarelli sul Fatto: "Satira convergente da “Novella 3000”. Trionfo dell’eleganza! Povero il “mio” ex giornale!", ricevendo la risposta piccata: "I licenziati livorosi, che triste categoria. Peggio però sono quelli che fingono di non capire una battuta e strumentalizzano il femminismo e la solidarietà femminile per attaccare qualcuno (la Mannoia che è parecchio più intelligente di te l’ha capita senz’altro). Peggio ancora sono quelli che se ne stanno zitti finché prendono il loro stipendio in un giornale, poi quando vengono mandati via si scoprono improvvisamente coraggiosi e sputano veleno su ex colleghi. Amurri, fatti una vita".
La contro-replica non si fece attendere: "Selvaggia Lucarelli ciò che scrivi, nel tono e nella sostanza ti racconta perfettamente. Per tua informazione io non sono stata licenziata, me ne sono andata da un giornale che esiste, anche grazie a me e permette a te di scrivere ciò che scrivi. Ma non rivelerò altro perché, a differenza di te, il mio stile mi vieta di pubblicare messaggi ed email, compresi quelli che invii tu su chi ti paga. Sappi che di ciò che hai scritto qui, essendo totalmente falso e diffamatorio, ne risponderai nelle sedi competenti, così avrò il piacere di conoscere le tue autorevoli "fonti"".
Alla condanna per diffamazione segue la replica di Selvaggia Lucarelli: "Rispetto la sentenza ma naturalmente ricordo che è un primo grado e che ricorrerò in appello. Mi sembra però importante far notare che si tratta di un precedente credo preoccupante e senza eguali, visto che un giudice non togato ha considerato il danno generato da un commento su Facebook da liquidarsi con una cifra più alta di quella che viene spesso liquidata per violenza sessuale. Un commento, per giunta, in risposta a un’offesa della signora Amurri".
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