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Finlandia paese più felice al mondo, noi 35esimi: Italia felix o infelice, il grande equivoco

L'Italia felix esiste eccome. E forse un giorno sarà una grande felicità veder ghigliottinare chi tanto male conduce un gioco finito malissimo

22 Marzo 2023

Lapo mazza fontana

Giacomo Casanova

L'eterno equivoco della società italiana: la vulgata che noi italiani siamo infelici nonostante noi si viva nel paese più bello del mondo, poiché incapaci di organizzare una società capace; vulgata messa in giro dalla classe politica italiana, incapace, che sarà pure fatta da italiani, ma guarda caso sempre da un numero chiuso di italiani incapaci.

Il primo posto in classifica del World Happiness Report delle Nazioni Unite del 2023 se lo vince la Finlandia, mentre l’Italia scende di due posizioni rispetto allo scorso anno già schifosetto, al 33esimo posto. Caso vuole tanto per cambiare che le nazioni dove si è più felici sono i paesi (si pensi che strano!) più civilizzati del mondo, ovvero i paesi del Nord Europa dove il WELFARE ovvero lo Stato sociale domina, i servizi pubblici sono mediamente molto efficienti e le possibilità lavorative multiple non solo non mancano ma sono in espansione. Mentre nell'ormai triste cesso d'Europa italiano il paradigma del lavoro che non manca è sempre lo stesso: o fai l'ingegnere/informatico/tecnico-idraulico-muratore o fai il cuoco/lavapiatti/cameriere. In mezzo a ciò o stai a casa o emigri. Nemmanco il medico puoi fare in Italia, perché c'è il numero chiuso a Medicina: in Italia i medici non ci sono? Chissenefotte, crepa. Non trovi lavoro perché non rientri nelle tre/sei/nove tipologie base che servono? Chissenefotte, crepa.
Non hai da mangiare perché neanche più il sussidio esistente in tutta Europa ti vogliono dare, chiamato impropriamente Reddito di cittadinanza o meno, piuttosto che Reddito di solidarietà come in Francia o Reddito di supporto come in Inghilterra? Chissenefotte, crepa.

Intanto la Finlandia si aggiudica nuovamente il primo posto dopo averlo ottenuto più volte (in maniera anche abbastanza sorprendente) superando le classiche teste di serie che comunque seguono immancabili: Danimarca al secondo posto, Islanda al terzo, a seguire Svezia e Norvegia e poi Benelux e Svizzera, a sfatare il mito demente di gelide e desolate lande nordiche dove perennemente dilagherebbe la depressione. Tesi costantemente tirata fuori dal minus habens di turno, di solito per giustificare l'ingiustificabile, ovvero che gli scandinavi hanno elaborato una società sì migliore perché socialdemocratica (o meglio in alcuni casi nettamente socialista), ma noi che viviamo in un paese dove il poco Stato sociale ottenuto è stato smontato pezzo pezzo con la complicità dei sindacati, un paese incivile e pseudolibbberista, noi sì che stiamo meglio. Perché loro, poracci, si suicidano ogni due per tre. Come no: basta andare nel centro di Stoccolma, di Oslo o di Amsterdam per vedere grappoli di infelici che si gettano dalle finestre al netto passare di noi italiani grassi e pasciuti mentre LORO implorano, morenti, di essere ALMENO inumati in Italia, il paese dei sogni. Sì certo, il paese dei sogni quando ci vai in vacanza e poi ritorni nei paesi civilizzati. Anche il Madagascar, con tutto il rispetto possibile, è un paese meraviglioso quando ci vai in vacanza a spenderci i soldi in saccoccia: vivici in Madagascar, e poi me la racconti.

Poi sempre ai primi posti compare Israele, e lì ci si potrebbe scrivere un saggio a parte, anche sulla relativa affidabilità di tali classifiche, e la eterna colonia inglese modello in culibus mundi, la Nuova Zelanda, paese incalcolabile per definizione, come lo giri.

Agli ultimi posti, o meglio ai primi di infelicità ci stanno i paesi africani (il nostro stranamente non è compreso), mentre primeggia l'Afghanistan. Ma guarda, dopo vent'anni di occupazione della NATO, dopo vent'anni di occidentalizzazione forzata o meno. Son soddisfazioni.

Sia come sia lasciamo per un momento perdere gli altri e guardiamoci noi italiani allo specchio, infelici e felici allo stesso tempo. Da sempre in realtà, ma sempre peggio.
Sì, un paese incomparabile con qualsiasi altro al mondo, trovatosi al centro geografico e politico del mondo e diventato periferico quando i suoi stessi navigatori hanno esteso a tutto il mondo il concetto stesso di mondo.
Che tonitruante definizione dell'Italia, eh? Ma forse tutta qui sta la natura del problema italiano: essere nel contempo un grandissimo paese e un paese piccolissimo, e non riuscire mai a sanare la contraddizione. Ed anche qui sta la quota di una altalena mortale tra gloria e infamia, tra giubilo e disperazione. Tra Impero romano ed invasioni barbariche, tra Repubbliche marinare e Sacro Romano Impero, tra Rinascimento e Risorgimento, con in mezzo due secoli di altre invasioni di altri europei, che nel frattempo conquistavano anche il mondo, scoperto da noi coi soldi nostri o altrui, mentre noi a malapena galleggiavamo nel Mediterraneo, persi tra le feste mondane della Venezia di Casanova, prima che cadesse preda di Napoleone, altro italiano all'estero. Fino al tripudio della nostra roboante nemesi storica: aver abbattuto con le armi le ultimissime propaggini dell'imperium romano, ovvero ancora il Sacro Romano Impero e l'Impero Romano d'Oriente, distrutti dagli stessi italiani con le cadute dell'Impero asburgico e dell'Impero ottomano; gli ultimi legittimi eredi.

Insomma, siamo sempre noi che ce la suoniamo e ce la cantiamo, anche perfino oggi, nella decadenza più sbracata ed atroce, di fronte ad un mondo che sta cambiando sotto i nostri occhi cisposi dal sonno e mentre l'Italia ormai non è altro che un poco utile dominion americano. Una colonia balneare afflitta dal ricordo di una Dolce Vita dismessa e di Vacanze romane (altrui) perenni.

Non se ne esce: i pesi del passato ci trascinano giù e le passate corone di lauro restano a prender polvere. E sapete perché? Perché una verminosa classe dirigente, non solo politica, che da trent'anni occupa tutti i posti in maniera ancora più asfissiante che negli ultimi centotrent'anni, vi spaccia sempre la solita filastrocca: se siamo dei poveri sfigati è perché siamo fatti così, del resto siete VOI che ci avete votati. Opsss, guardacaso non potendo votare altro, perché altro non può accedere, in nessuna posizione di visibilità. Bastava comprare la stampa, la televisione, dopo aver comprato tutte le cadreghe della Politica, della Magistratura, delle Forze Armate, dell'Industria e delle Attività produttive.

Vi hanno detto che non funziona niente e niente può funzionare perché siete voi che non funzionate, mica loro che sono sempre gli stessi inetti corrotti sacchi di merda da oltre mezzo secolo, e spesso gli stessi figli di quegli stessi capibastone, boiardi e capimastri precedenti. E voi ve la siete pure bevuta. Del resto opporsi o persino ribellarsi è difficile: come si fa? Il capopopolo ribelle basta comprarselo e metterlo nel giro della finta (ma mica male) versione aggiornata della antica Dolce Vita. A Roma poi, mica a Kiev, facile no? Vivi in Italia e coi soldi la bella vita la fai eccome, pure meglio che a Dubai, no? A Dubai ci fa troppo caldo e mica ci hanno le meraviglie d'Italia, anzi "LE ECCELLENZE ITALIANE" (termine che ogni volta che si sente fa venire voglia di vomitarsi le pappardelle al sugo di funghi e cinghiale). Ma comunque sì, funziona sempre. Essere felici in pochi, ma promettendolo a molti, se non proprio a tutti eh. Lavora sodo, soffri, ingoia merda a cucchiaiate e potrai forse da vecchio, o forse dopo morto, diventare come me, lascia perdere se io sono figlio di o se i soldini li ho fatti a sgamo o in ben altre ere geologiche. E se non ce la fai crepa: la colpa è tua, che mi voti o che mi mantieni lì dove sono, leccandomi pure la pantofola mentre io ti distraggo facendoti dire OUTFIT al posto di VESTITO oppure facendoti infervorare di sdegno perché ANCORA NON CI SONO le toilette per i transgender, con la targhetta scritta con la schwa, ovviamente. Vai sereno, che te lo rigiro nel cacapranzi per un altro bel po', soprattutto se sei un bel cretino GEN-Z/ALPHA/OMEGA-STYKAZZY, nutrito h24 a scemenze ab ovo.

Si può andare avanti così anche per secoli, la Storia parla chiaro, e i Robespierre sono pochi e le ghigliottine sono rare. Ma invariabilmente ogni sistema disfunzionale cade sempre, sotto il peso della propria idiozia ed avidità; cade lentamente o di colpo. E quando si sgretola genera evoluzioni o involuzioni. La ruota gira: cadde il Fascismo, cadde la Monarchia, cadde la Democrazia Cristiana, cadde il Pentapartito, cadde Berluskaiser, cadde il Duce Draghistano, figuriamoci se non cadono capocomici e spalle di adesso e di dopo, cadono tutti prima o poi, un inetto a libro paga dietro l'altro. Non tutti pagano il conto, e Norimberga resta un caso isolato, ma l'Italia felix esiste eccome. E forse un giorno sarà una grande felicità veder ghigliottinare chi tanto male conduce un gioco finito malissimo.

di Lapo Mazza Fontana

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