04 Ottobre 2022
Fonte Facebook: Gerardo Vitolo
Nicolò Feltrin, il bambino di due anni di Longarone morto nella serata del 28 luglio in ospedale a Pieve di Cadore, è deceduto a causa di una overdose da hashish. Al momento del rinvenimento del suo corpo, furono trovate tracce di cocaina ed eroina dall'analisi del capello, ma sul corpo del piccolo sono state effettuate altre analisi che hanno finalmente svelato la causa della morte. L'anticipazione dell’autopsia svolta dal medico legale Antonello Cirnelli, nominato dalla Procura di Belluno per scoprire la causa della morte del piccolo. Altre indagini sul materiale sequestrato a casa dei genitori nella frazione di Codissago, sono state affidate alla dottoressa Donata Favretto.
Nel registro degli indagati figura il nome del padre, Diego Feltrin, boscaiolo di 43 anni con l'accusa di omicidio colposo: il pomeriggio di quel 28 luglio il bambino era affidato a lui, mentre la mamma era al lavoro. La Procura sta infatti aspettando di poter analizzare i capelli del padre e della madre, la quale non è coinvolta nelle indagini. Eppure la donna ha opposto il rifiuto evitando così di poter fornire materiale che potrebbe causarle l'iscrizione nel registro degli indagati, mentre il padre, già indagato si è presentato al laboratorio completamente glabro. In questo modo è stato possibile per lui, almeno per adesso, sfuggire al controllo.
La coppia ha inoltre dichiarato tramite l'avvocato di Feltrin, Massimiliano Xais, di "provare dolore a rimanere in quella casa" e quindi si sarebbero trasferiti da amici, ma i carabinieri non riescono più a rintracciarli. L'avvocato sostiene che però non si deve parlare di irreperibilità, in quanto c'è lui a disposizione per poter fornire le informazioni utili. Del resto la coppia non è stata raggiunta da misure cautelari per cui può liberamente recarsi dove vuole. La posizione di Diego Feltrin è stata subito messa sotto la lente degli investigatori.
I fatti risalgono alla sera del 28 luglio quando il padre si è presentato con il bambino in braccio in ospedale a Pieve di Cadore, dopo una corsa disperata in auto. Il bambino aveva il battito rallentato, ma in ospedale è stato dichiarato il decesso. I medici hanno capito che non era morte naturale e hanno chiamato i carabinieri i quali hanno registrato le prime dichiarazioni del padre secondo cui il bambino avrebbe ingerito "una strana sostanza al parco pubblico sotto casa". E così sono scattate le ricerche in quella zona non potendosi escludere che fosse stato veleno per topi.
I militari successivamente hanno capito che qualcosa non quadrava nelle dichiarazioni del padre, e hanno fatto una perquisizione nell’appartamento in cui la coppia abitava con il piccolo ritrovando un panetto di hashish in una tazza sul comodino del bambino. Ed è qui che hanno cominciato a farsi largo i sospetti poi confermati dall’autopsia: il piccolo ha ingoiato la droga dei genitori, e vedendo ora le analisi del capello quella non era la prima volta.
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