22 Febbraio 2022
Delle edicole votive dedicate a dei clan sono state sequestrate a Napoli. I carabinieri del comando provinciale, assieme ai colleghi della tutela del patrimonio culturale e alla polizia municipale, ne hanno sequestrate 11 dando così esecuzione a un decreto della Procura. Noncurante del danneggiamento che avrebbero potuto provocare a beni storici e archeologici, la camorra ha allestito edicole votive dei clan anche su una colonna portante del tratto dell'acquedotto romano dei "Ponti Rossi", nel quartiere San Carlo all'Arena di Napoli.
Dalle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Melillo, sono emersi nomi eccellenti sulla riconducibilità delle 11 edicole votive sequestrate oggi, martedì 22 febbraio: Pietro Licciardi, figlio di Gennaro, detto "a' scigna" (la scimmia, ndr) fondatore dell'omonimo clan, il boss Patrizio Bosti e la famiglia Aieta, tutti importanti componenti de l'"Alleanza di Secondigliano". La più nota probabilmente era quella dedicata ad Emanuele Sibillo, il capoclan emergente ucciso da latitante a 20 anni, nel 2015: la sua effigie di gesso, rimossa nei mesi scorsi, ora è esposta al museo di Criminologia di Roma. Ma in città era comunque stata allestita un edicola votiva in suo onore, così come tante sono le edicole votive abusive dedicate a persone legate alla criminalità organizzata.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Alessandra Converso e dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo, sono partite dopo il sequestro di tre statue sacre del '600 (precedentemente collocate nella dismessa Chiesa "Santissima Maria del Rosario" di via San Giovanni e Paolo di questo capoluogo) ritenute nella disponibilità delle famiglie mafiose Mallardo-Bosti-Contini.
Le edicole, allestite per la celebrazione di figure criminali e realizzate anche occupando abusivamente il suolo pubblico, sono state affidate al Comune di Napoli, anche al fine di consentire l'adozione dei conseguenti provvedimenti amministrativi. Il tema degli altarini dedicati a boss e gregari defunti è molto attuale negli ultimi mesi. Il procuratore generale, Luigi Riello, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario vi ha fatto riferimento parlando tra l’altro dei troppi don Abbondio in servizio nella Chiesa e suscitando la reazione dell’arcivescovo Battaglia. Nelle edicole sequestrate ricorre in particolare l’effigie della Madonna dell’Arco: più volte, in passato, i gonfaloni dell’immagine che da secoli si venera a Sant’Anastasia sono stati fatti sfilare davanti alle abitazioni di boss della camorra.
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