20 Gennaio 2022
Se "Povera patria" fu l'inno di una mancata rivoluzione, il "Cammello nella grondaia" potrebbe essere l'inno di una ribellione finalmente pronta. Forse, ma nemmeno poi tanto forse.
"Vivo come un cammello in una grondaia
In questa illustre ed onorata società
E ancora sto aspettando un'ottima occasione
Per acquistare un paio d'ali, e abbandonare il pianeta
E cosa devono vedere ancora gli occhi e sopportare?
I demoni feroci della guerra, che fingono di pregare!
Eppure, lo so bene che dietro a ogni violenza esiste il male
Se fossi un po' più furbo
Non mi lascerei tentare
Come piombo pesa il cielo questa notte
Quante pene e inutili dolori"
L'otto novembre del 1991 usciva il sedicesimo album di Franco Battiato, registrato agli Abbey Road Studios di Londra: "Come un cammello in una grondaia" era il brano che dava il titolo al disco, la cui hit iconica però diventerà presto la canzone "Povera patria", vero e proprio inno sotterraneo della mancata rivoluzione che poi sarà Tangentopoli/Mani pulite.
Oggi, a trent'anni di distanza, vediamo con estrema chiarezza dove quella illusione subito finita in vacca ci ha portati. Aver decapitato solo una fazione politica, seppur colpevole, per graziare ignominiosamente la restante e consentirle il sacco del paese, ha consentito anche la distruzione morale e materiale della nazione, costruendo il calcestruzzo del disastro succesivo e presente e permettendo ad un vero e proprio dittatore lo sfascio delle istituzioni repubblicane ora in corso.
Ricordiamo agli smemorati e a chi non c'era cosa successe, allora. La magistratura mise sotto processo per corruzione i partiti che avevano governato l'Italia dal dopoguerra in poi, il cosiddetto Pentapartito (Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Repubblicano, Partito Socialdemocratico, Partito Liberale), dimenticandosi di mettere sotto processo per i medesimi reati anche la sedicente (e seducente) opposizione (il Partito Comunista), che pure era parimenti onnipresente nelle istituzioni. Con la scusa di una improbabile mancanza di prove a carico del PCI il PCI restò padrone del campo, generando a sua volta il Berlusconi passato da tycoon televisivo a Trump ante litteram.
Tale "dimenticanza" ebbe tre principali effetti devastanti sulla politica e sulla società italiana:
1) la fazione "graziata" ebbe di fatto una patente di impunità sine die
2) la fazione "punita" fu sostituita da un erede revanscista che si sentì autorizzato, in forza della "grazia" ricevuta dalla fazione rivale, ad imitare i rivali nell'esercizio della corruzione e del malgoverno
3) la mancata rivoluzione spinse gli italiani ad una disillusione e ad una sfiducia talmente radicale da permettere alla casta politica di corrompere, rubare e sgovernare come mai in precedenza, ben sapendo che gli italiani ormai non si sarebbero più opposti a nulla, già allora esausti e deprivati di ogni fiducia nelle istituzioni.
Il brano "Povera patria" fu la vera bandiera di quel periodo storico, immediatamente precedente all'apparente crollo del sistema politico del Pentapartito, riciclatosi viceversa con le seconde e terze file dei partiti di quella che fu impropriamente chiamata "Prima Repubblica", senza che una "Seconda Repubblica" potesse mai nascere, se non per mera cosmesi o peggio per una involuzione ancora più inetta, cialtrona, incivile, barbarica, prodromica di quella che oggi sorge oggettivamente come "Terza Repubblica": il regime dittatoriale del Draghistan. Regime che tra pochi giorni diventerà probabilmente una illecita pseudomonarchia di paese da operetta centrafricano ancor prima che una finta repubblichina presidenziale francofila. Il Duce Draghi assurgerà, forse, al Colle come Jean-Bedel Bokassa si era autoproclamato "imperatore del Centrafrica" nel 1966, nella sperduta città di Bangui, situata nel mezzo dell'Africa nera.
Eh sì: con facile previsione si prospetta una elezione al Quirinale del Duce Mario Draghi con tripudio di osanne (salvo WILD CARD, sempre possibile nel paese dove la situazione è sempre grave e mai seria, tanto per citare per la ennesima volta l'immarcescibile e perennemente predittivo Flaiano). E chi meglio di lui per guidare verso il baratro definitivo una nazione da millecinquecento anni votata al bacio della pantofola papale, che solo quando ebbe la forza di schiaffeggiare il Papa Re, come nel Risorgimento, riuscì a tornare al tavolo delle potenze europee?
Questo successe, dopo aver cantato "Povera patria" di Battiato. Gli italiani si credettero per un breve tratto tornati ad un secondo Risorgimento, o forse ad un terzo, dopo essere anche risorti, seppure malino assai (ma con grande successo almeno socioeconomico) dalla vergogna e dalla disfatta del fascismo e della seconda guerra mondiale. Gli italiani pensarono di potercela fare ad inchiodare i corrotti ed i ladri ed a voltare pagina per diventare un paese moderno e minimamente civile. Fu un momento, brevissimo, di entusiasmo collettivo, culminato con le monetine a Craxi davanti all'Hotel Raphael di Roma, al processo con Craxi e Forlani alla sbarra, alla mezza condanna di Andreotti, alla fuga ad Hammamet dello stesso Craxi, che pagò qualcosa, almeno un esilio, per tutti, mentre gli altri se la cavavano con poco o addirittura assurgevano al potere. Come poi fu per la casta uscita indenne dal PCI, travestitosi da fintissimo partito laburista (del lavoro altrui, anzi dell'altrui sfruttamento sottopagato e infine della altrui disoccupazione).
Ma davvero qualcuno può essere così scemo da non aver capito che se oggi assistiamo allo SFASCIO TOTALE della Repubblica, con le più elementari libertà individuali di cittadinanza e di convivenza civile quasi totalmente revocate ed azzerate (seppure con il plauso mentecatto e istupidito di una maggioranza degli italiani, terrorizzati da una epidemia di un parainfluenzale grave e potenzialmente mortale ma spacciato per una pestilenza inesistente mentendo spudoratamente sui numeri dei decessi) cotale follia è stata possibile unicamente avendo revocato ed azzerato la coscienza critica e morale di un intero popolo in trent'anni di deperimento e depressione generale?
Trent'anni in cui la media degli stipendi in Europa, dati ufficiali OSCE, è cresciuta nei principali paesi simili all'Italia DEL TRENTA PERCENTO mentre in Italia è diminuita DEL TRE PERCENTO? Si arriva a capire come si è messa in ginocchio una grande potenza mondiale, arrivata ad essere la quinta al mondo, messa in ginocchio dalla classe dirigente politica, finanziaria, industriale, commerciale ed anche e soprattutto pseudoculturale, che ha prodotto i mostri oggi sostenitori in blocco unico del più grande e violento dittatore dal cancello di Giulino di Mezzegra e dal traliccio del benzinaio di piazzale Loreto ad oggi?
Ed oggi molti di voi si sentono attoniti, disperati, indignati, irati o senza più parole di fronte ad una follia generalizzata che fa tanto più paura in quanto supportata anche da molte, troppe persone (che prima magari ritenevamo stimabili e amiche) trasformatesi in succubi strumenti di un neoregime senza più limiti nella vergogna e nella emissione continuata e costante di menzogne autosmascherate ma senza nessuna succesiva punizione, anzi sbandierate ogni volta per verità assolute a cui non ci si può opporre senza essere insultati non solo dal governo, dal potere e dai suoi sicari a libro paga, ma anche da branchi di spettatori addestrati ai "due minuti d'odio" del 1984 di Orwell?
No, non vi sentiate soli, voi là dentro o là fuori. Non lo siete affatto. Anche sotto il ventennio fascista la maggioranza acclamava Mussolini e le sue Camicie Nere sotto il balcone di Palazzo Venezia, nelle strade, nelle piazze italiane, alla radio e nelle istituzioni. Sappiamo come è andata a finire: al cancello di Giulino di Mezzegra e al traliccio del benzinaio di piazzale Loreto, almeno per i vertici. Il pubblico festante è stato punito solo in parte allora: si è pentito, ha cambiato bandiera, si è mimetizzato, solo pochi sono scappati in Argentina e Brasile; gli altri o sono morti fucilati, pochi, o si sono convertiti, molti. Qualcuno si è risvegliato come da un sogno ed ha ammesso: "ci hanno ingannati", ed anche allora non fu fatta sufficiente pulizia e certi vizietti nerovestiti sopravvissero anche nel dopoguerra, per poi ripresentarsi oggi, a quasi cento anni di distanza, in una apoteosi da Crepuscolo degli dei che però di wagneriano non ha niente, o forse anzi al contrario ha proprio tutto.
Ma senza arrivare a Wagner, non ci lamenteremo qui di aver avuto in Battiato un profetico cantore del suo tempo e anche del nostro, adesso, pur a poco tempo dalla sua scomparsa terrena. "Come un cammello in una grondaia", scritta insieme alla scrittrice Fleur Jaeggy, altra musa inquieta di un empireo culturale italiano ormai scomparso, è la precisa fotografia di questa epoca tragica e pure squallida, ma perciostesso perfino eroica, signorsí, forse in qualche modo epica, se non per noi che la viviamo, schiacciati dalla quotidianità, almeno forse per chi studierà in seguito questa fase epocale.
Seppure molti si sentano cammelli in quella grondaia, e molti (tanti, davvero, almeno chi può) stanno persino pensando di scappare dall'Italia, o meglio di abbandonarla, ebbene quella grondaia comunque non reggerà il peso; molto probabilmente non lo reggerà più, e stavolta non ci sarà una successiva finta rivoluzione, poiché TRENT'ANNI hanno fatto crescere un cammello ormai stanco, triste, depauperato ed affamato ma anche furibondo, e che forse non ha più paura di sfasciare una grondaia già sfasciata, per liberarsene. Non una volta per tutte, perché l'inganno è ben lungi dall'essere finito e la guerra citata da Battiato è appena cominciata. Ma adesso il cammello forse ha capito che deve alzarsi in piedi e tornare a correre, perché nel deserto se non corri verso un'oasi stavolta crepi.
Di Lapo Mazza Fontana
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