07 Maggio 2021
Caso Cucchi: 13 anni per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, furono loro a massacrare di botte il giovane romano. A deciderlo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nel processo per la morte del trentunenne arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma.
Ci sono volte cinque ore di camera di consiglio. Condannati anche il carabiniere Roberto Mandolini, a quattro anni per falso e confermata la condanna per lo stesso reato, a due anni e mezzo, per Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni ha portato finalmente alla verità, per il quale il pg Roberto Cavallone aveva chiesto l’assoluzione.
Nel processo di primo grado, a novembre 2019, le pene erano state leggermente più basse: 12 anni per i due militari accusati del pestaggio mortale. Stessa pena della sentenza successiva per Tedesco. Mentre il maresciallo Mandolini, all’epoca comandante della caserma Appia era stato condannato a 3 anni e 8 mesi.
"Il mio pensiero va a Stefano e ai miei genitori che oggi non sono qui in aula. E' il caro prezzo che hanno pagato in questi anni” è stato il commento della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi.
“La giustizia funziona con magistrati seri, capaci e onesti. Non servono riforme" ha sottolineato Fabio Anselmo, avvocato di parte civile. "Il nostro pensiero va ai procuratori Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino e Giovanni Musarò, dopo tante umiliazioni è per merito loro che siamo qui".
"La mamma di Stefano, la signora Rita Calore, ha pianto non appena ha saputo della sentenza" ha detto l'avvocato Stefano Maccioni, parte civile nel processo, e legale dei genitori di Stefano Cucchi, dopo la sentenza di appello. "L'ho sentita al telefono. E' un momento di grande commozione. Dopo 12 anni la lotta non è ancora finita. Siamo comunque pienamente soddisfatti della decisione di oggi della Corte d'Appello".
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