25 Marzo 2021
Commissione europea (foto Pixabay)
L’Europa si divide sull’inasprimento delle misure di monitoraggio dell’export dei vaccini proposta, ieri, in commissione europea. Per il blocco l’Italia, che ha chiesto ed ottenuto lo stop delle esportazione di 250mila fiale verso l’Australia, e una buona parte degli Stati più importanti, non così Belgio ed olanda, tradizionalmente favorevoli al libero commercio e ad una maggiore “reciprocità” tra i Paesi.
Oggi, alle 13, quando i capi di stato si incontreranno in videoconferenza, sarà il momento per appianare i diversi punti di vista e convogliare verso un percorso comune. La bozza della dichiarazione si limita a "sottolineare l'importanza dell'estensione dello schema di autorizzazione delle esportazioni". Un alto funzionario Ue osserva che la discussione in collegio dei commissari sul meccanismo è "appena finita" ed è "un po' presto" perché i leader si pronuncino definitivamente sulla questione. Prima "gli Stati membri devono guardare i dettagli della proposta", un lavoro che verrà dunque fatto a livello di Consiglio Ue.
Intanto la commissione europea ha chiarito, tramite il vicepresidente Valdis Dombrovski, che le valutazioni sull’export verranno fatte caso per caso. La parola d’ordine è valutare bene le scelte, anche perché il timore è che i divieti di esportare vaccini possano essere controproducenti, come spiegato da una fonte diplomatica europea: "Avere un bastone è sufficiente usarlo potrebbe condurci ad una situazione in cui perdiamo tutti". L'Ue, ha osservato, non ha ancora raggiunto "l'autonomia strategica" né nella produzione di vaccini anti-Covid né in altri ambiti, pertanto finché non l'avremo raggiunta dovremmo essere "molto prudenti" nell'utilizzare strumenti simili.
Si punta, quindi, sulla diplomazia anche perché nessuno tra Ue, Gran Bretagna e Stati Uniti in grado di andare completamente da solo: la catena di gestione del prodotto deve essere gestita in collaborazione tra i vari Paesi perché il rischio è di rimanere tutti senza i vaccini di cui abbiamo disperato bisogno", ha osservato la fonte diplomatica. Uno dei messaggi che arriveranno dal Consiglio di oggi, ha spiegato un alto funzionario Ue, è che le compagnie farmaceutiche devono "assicurare il rispetto degli impegni", fornire "prevedibilità" sulle consegne di vaccini e "rispettare i contratti". Nella bozza di dichiarazione dei leader si dice che "accelerare la produzione, la consegna e l'utilizzo dei vaccini rimane essenziale per superare la crisi" e che gli sforzi in questa direzione devono essere "intensificati".
Infine, sul vaccino russo Sputnik le opinioni sono diverse, ma a tutti è chiaro che il siero dell'Istituto Gamaleya "non sarà la soluzione" ai problemi dell'Ue, spiega una fonte diplomatica, dato che non arriverebbe comunque in quantità apprezzabili, posto che venga approvato dall'Ema, prima del quarto trimestre, bene che vada. Per quanto riguarda, infine, la suddivisione dei 10 milioni di dosi di vaccino aggiuntive che Pfizer/BioNTech consegnerà nel secondo trimestre, è una questione che viene affrontata nello Steering Committee, il comitato direttivo che riunisce Stati membri e Commissione. L'attuale situazione, in cui alcuni Paesi si trovano a corto di dosi, deriva dal fatto che hanno fatto "scelte sbagliate" al momento dell'acquisto, privilegiando AstraZeneca rispetto a Pfizer/BioNTech e Moderna, ricorda una fonte diplomatica.
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