24 Dicembre 2025
Babbo Natale (Pixabay)
Ogni anno, a dicembre, Internet si riempie di immagini, storie e intriganti racconti su Babbo Natale, che, anche quando non sono reali, finiscono quasi sempre per diventare “realtà” – sul web e non. Ma perché queste fake news riescono ad ottenere milioni di visualizzazioni, nonché di condivisioni, sui social network e puntualmente a diventare virali? E soprattutto: quali sono le più popolari? Ecco la top 3 delle fake news cui crediamo ogni Natale.
Al terzo posto, le renne di Babbo Natale sono prettamente di sesso maschile. Ciò viene spesso dedotto dal nome della renna più famosa della slitta di Babbo Natale, Rudolph, una renna di sesso maschile, per l’appunto. In realtà, in natura, accade che i maschi perdono le corna durante il periodo di dicembre, mentre le femmine le mantengono per tutto l’inverno. Per cui, volendoci attenere alle rappresentazioni tradizionali, forniteci dai media, nonché dai libri illustrati, le renne che trainano la slitta di Babbo Natale sono quasi sicuramente femmine.
Al secondo posto, Babbo Natale è rosso grazie a Coca-Cola. Una delle fake news più diffuse è quella in base alla quale il marchio Coca-Cola abbia dato origine al vestito rosso di Babbo Natale. Ora, sebbene sia vero che Coca-Cola abbia reso popolare l’immagine moderna di Santa Claus con le campagne pubblicitarie condotte negli anni ‘30, è altrettanto vero che la figura di Babbo Natale era già rappresentata in rosso da decenni, nei fumetti così come nelle illustrazioni per riviste. Coca-Cola non inventò, quindi, il colore di Babbo Natale. Lo rese semplicemente iconico su scala globale.
Al primo posto, Il Polo Nord è la casa storica di Babbo Natale. Quest’idea – radicata nella cultura di massa – è nata da alcuni racconti elaborati nel corso dell’Ottocento per poi essere adottata da diversi scrittori e marchi pubblicitari. Eppure, il personaggio di San Nicola proviene dalla Turchia, non dai ghiacci del Polo Nord.
Ma perché, allora, crediamo ancora a queste fake news? Secondo gli studiosi, la risposta è presto data: esse non solo costituiscono storie semplici da capire, emotive e, per di più, ripetute ogni anno, ma s’inseriscono altresì in un contesto – festivo, per l’appunto – che non richiede un’elevata soglia critica e che ne amplifica, così, la diffusione virale. In fondo, a Natale, ci piace credere un po’ più a tutto.
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