04 Novembre 2021
Il film su Yara Gambirasio, la cui uscita è prevista domani 5 novembre 2021 su Netflix, è già al centro di una polemica. La famiglia Gambirasio e i suoi legali non hanno mai avuto contatti con il regista durante le riprese del film.
Ad intervistare Andrea Pezzotta, legale dei Gambirasio, è stata la testata "Fanpage.it". L'avvocato, avrebbe dichiarato ai microfoni che: "Non c'è stato nessun accordo, nulla. La famiglia lo ha scoperto a cose fatte, solo dopo hanno fatto una telefonata a me, ma a film già confezionato. Il film non l'ho neanche visto. I Gambirasio non hanno rilasciato alcuna dichiarazione, non lo fanno in altre circostanze figuriamoci in una situazione del genere".
Non è stata solo la famiglia Gambirasio ad esprimere un parere sul film, ma anche Massimo Bossetti, autore dell'omicidio di Yara. Bossetti per i suoi crimini sta scontando la massima pena in carcere ed ha fatto intervenire i suoi legali, che si sono detti delusi a causa di alcuni errori fatti all'interno del film. L'avvocato Claudio Salvagni ha dichiarato ai microfoni di "Oggi", che: "Non siamo stati consultati dal regista, un errore viste le mancanze del film, ci sono gravi inesattezze".
Non è stato in silenzio il regista Marco Tullio Giordana, che ha risposto agli attacchi dei due legali dicendo che ha consultato tutte le fonti necessarie, trattandosi di una storia vera. Il regista ha dichiarato di aver controllato i verbali d'interrogatorio, gli atti processuali, le sentenze, i libri e i resoconti dei giornali per non farsi sfuggire alcun dettaglio. Dal momento che si tratta comunque di un film, il regista ha dichiarato al giornale "La Repubblica" che: "oltre alla sceneggiatura, un film dovrebbe soprattutto evocare un flusso di emozioni guidato dalle immagini, dalla loro composizione, dal loro ritmo, dalla musica o dai silenzi (anch'essi musica) e, soprattutto, dalla capacità degli attori di "trasmettere", come stazioni radio, come onde ipersensibili al confine della telepatia".
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