25 Agosto 2025
Nel 2021, nel pieno della cosiddetta "pandemia Covid", si sono verificati esperimenti umani grotteschi, fra cui la follia del "senso unico pedonale". Applicato prima a Padova e a Como, poi in altri centri di Veneto e Lombardia, la decisione ha sollevato e continua a sollevare malumore dagli utenti: "Siamo stati trattati come criminali o come robottini, solo perché volevamo fare un giro diverso rispetto ai percorsi precostituiti".
Nel pieno della "pandemia", Padova e Como per prime hanno deciso di trasformare i loro centri storici in percorsi obbligati. A febbraio 2021 a Padova, per esempio, lungo corso Umberto I e via Roma, il Comune ha introdotto il “senso unico pedonale” dalle 14 alle 19 nei fine settimana, consentendo il passaggio soltanto in direzione Prato della Valle–Palazzo Moroni. L’obiettivo dichiarato era ridurre gli assembramenti, ma per ottenere il rispetto della misura si è dovuto dispiegare un piccolo esercito di agenti di polizia locale, forze dell’ordine e volontari della protezione civile, incaricati di bloccare i “furbetti” che osavano andare controcorrente.
Il sindaco Sergio Giordani, soddisfatto dell’esperimento, parlò allora di “senso civico dei cittadini” e il prefetto Renato Franceschelli confermò l’assenza di problemi. Ma lo scenario era surreale: megafoni a ricordare di non abbassare la guardia, poliziotti a indicare il cammino, un centro città trasformato in un corridoio obbligato.
A Como, poco prima, il sindaco Mario Landriscina aveva firmato un’ordinanza simile per via Vittorio Emanuele, imponendo il senso unico pedonale in un anello che costringeva a camminare in senso antiorario, con divieti persino per biciclette e monopattini.
Provvedimenti che, più che garantire sicurezza, hanno finito per limitare la libertà di movimento con misure grottesche, costringendo intere comunità a muoversi come "pedoni telecomandati", ricordano alcuni utenti, o come "criminali, robottini".
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