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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Cominciò così per non finire mai. Cinque anni fa l'inizio di un regime sanitario più totalitario che autoritario, dai tratti ferocemente repressivi, che ci ha stravolto. Senza ritorno

Le Norimberga sono allucinanti e grottesche ma servono come simbolo, come punto fermo: tanto è stato fatto, tanto non dovrà più ripetersi, i responsabili sono questi e vanno puniti. Ma l'Italia non è Paese da Norimberga, se mai da Pulcinella.

11 Marzo 2025

Incubo

Il succo di tutta la faccenda, a volerlo dire chiaro, senza infingimenti consolatori, è che cinque anni dopo hanno perso le vittime e vinto i carnefici: non è andato tutto bene, è andato tutto male. La propaganda continua imperterrita, il regime cambia i suoi colori ma non la sua essenza che è quella di una sostanziale compromissione: cinque anni fa c'erano dentro tutti, chi direttamente, chi alla finestra: oggi la Meloni che stava alla finestra comanda ma ci ha messo due anni a cancellare le multe odiose, repressive ai novax, che non erano novax visto che da loro si pretendeva una terza dose, e il suo modo di procedere è nella scia del precedente, vaccini e coprifuoco, solo con la garanzia formale della riserva di legge al posto dei decreti governativi. Che scrupolo! Perché hanno vinto i carnefici, ha vinto il male? Semplicemente perché non c'è stata resipiscenza ma strafottenza, perché in Italia ancora tarda una analisi seria, una presa di coscienza seria su quello che è stato fatto; e quello che è stato fatto è l'abominio, oggi riassunto perfettamente da Silvana Demari su “la Verità”. Da un momento all'altro 60 milioni di italiani hanno scoperto, hanno capito che la democrazia formale, garantistica in cui credevano di vivere era fragilissima e poteva istantaneamente torcersi nel più allucinante dei regimi repressivi. Non è mancato niente a partire dall'odio manovrato, coltivato dal potere per dividere la cittadinanza, ridotta a plebe. Il gioco è riuscito al punto che ancora oggi, cinque anni dopo, quelle fratture non si sono ricomposte: sono saltate amicizie, rapporti affettivi, familiari, professionali. La società italiana non esiste più, se proprio vogliamo essere sinceri con noi stessi ha lasciato il posto alla paura endemica, al sospetto, ad una rassegnazione strisciante. Chi si ritrova a cena tempo dieci minuti si mette a parlare di quel periodo, di quelle follie. Cinque anni fa. Ma cinque anni, se sono un periodo breve per dimenticare, diventano un'eternità se rivissuti e noi siamo ancora imprigionati nel ricordo della prigionia, siamo vittime di uno stress che non passa coi nostri figli impazziti, con il vizio del bere o del porno o di una rabbia che prima non conoscevamo. Abbiamo perso, non saremo mai quelli di prima, non esistiamo più.

Poi ci sono i morti, i malati e qui uno come me avrebbe qualcosa da dire. Nei 18 mesi di cura di un linfoma, certissimamente scatenato dal vaccino, ho scritto 3 libri, un quarto in arrivo, per denunciare e raccontare: i medici che prima mi sfidavano alla prova del diavolo, dimostrami che è stato il vaccino, dopo mesi di conferme scientifiche scantonano, adesso sono io che dico a loro dimostrami che non è stato il vaccino e loro: scusa ho da fare. Parlo come addetto ai lavori dell'informazione, come malato ma anche come testimone: sono letteralmente sommerso di lettori che mi affidano i loro lutti, le loro paure, il loro calvario sanitario. Nella strage continua e allucinante i morti non si contano, in particolare i cosiddetti vip, che però tacciono o vanno a Sanremo a trasformare la loro malattia in una festa e non parlano di cosa gliela ha scatenata. Le menzogne continuano come prima, peggio di prima. Come diceva il sacerdote e poeta Twardowsky: avanti compagno, fa' il tuo dovere, dì anche oggi che il nero è bianco. E si potrebbe dire: ripeti che i vaccini non fanno ammalare, che sono la salvezza. Questo è precisamente il regime che continua, che cambia il suo colore ma continua e continua perché condiviso, totalmente spartito. Hanno fatto una Commissione Covid che il Capo dello Stato, uno che ha coperto le decisioni, le misure più anticostituzionali secondo la massima, agghiacciante, “non si invochi la libertà per non vaccinarsi”, ha subito fatto capire di non gradire, dichiarando che non avrebbe accettato una indagine seria, che i limiti erano molto stretti. Il risultato è che questa commissione cammina sulle uova, scopre qualche altarino ma niente delle nefandezze e delle colossali ruberie anche perché sa che la magistratura non glielo consente. Gli esperti passano, denunciano e vengono congedati, il presidente formale, Lisei, dice: se ne vedono di tutti i colori, ma nessuno parla. Perché non comincia lui? Ma non parla, sa che se no lo fanno fuori, la parte piddina e grillina lo ha avvertito platealmente, pesantemente, in commissione a comandare davvero sono gli incredibili, è l'asse delle nuova alleanza politica PD Forza Italia, sono i Boccia e le Ronzulli, la più scatenata e volgare tra i fondamentalisti vaccinali.

La commissione farà i suoi lavori, presenterà la sua relazione da archiviare e finirà lì. Non pagherà nessuno, non i politici affaristi e repressivi, non i medici corrotti, non i giornalisti lacché. Le Norimberga, conveniamone, sono allucinanti e a tratti grottesche, perfino ridicole, ma servono almeno come simbolo, come punto fermo: tanto è stato fatto, tanto non dovrà più ripetersi, i responsabili sono tutti questi e vanno puniti. Poi le Norimberga vivono anche quelle di compromessi, di soluzioni in parte pacificatrici, ma senza non è possibile fare chiarezza, non è possibile dire “mai più”. E in Italia in particolare Norimberga non ha patria, non ce l'ha mai avuta, si preferisce Pulcinella, chi ha avuto ha avuto. Non paga nessuno e dovrebbero pagare tutti: la tragedia nella tragedia di questo cortocircuito totalitario è che non esiste una sola faccia nel potere sia apicale che diffuso a salvarsi, che ci siamo scoperti pressati, comandati da autentici mostri e spesso la cittadinanza plebe si è messa a disposizione, gli zelanti, i servili sono stati la maggioranza. Il potere reticolare di cui parlava Foucault si è messo al servizio del potere verticale e qui è stata la rovina. Non c'è faccia e non c'è settore di potere diffuso che si salvi: non la politica di comando, non le istituzioni locali, non la classe medica e sanitaria, men che meno l'informazione, ancor meno la magistratura, per non parlare della Chiesa, dei religiosi votatisi a Erode non a Cristo, a Mammona non a Cristo. Con accenni di pazzia deprimente e vagamente blasfema, come quel parroco che battezzava i bambini con la pistola ad acqua santa. Noi oggi siamo qui a dire che sono passati cinque anni ma se vogliamo essere onesti fra di noi e con chi ci ascolta dobbiamo dire che abbiamo una fottuta paura e non solo di morire, perché la morte è intorno a noi e dentro di noi, ma anche di tornare sepolti vivi perché non abbiamo saputo maturare una vera, seria analisi dell'orrore e l'orrore è stato tale da indurre rimozione. Ma sì, quel che è stato è stato, bisogna andare avanti. Ma non andiamo avanti, restiamo mentalmente nell'incubo. Sapendo che potrebbe tornare realtà, che tornerà alla prima vera occasione e allora sarà peggio, perché la tecnologia del controllo nel frattempo è cresciuta e non è solo che chi non ricorda rivive, rivive anche chi ricorda ma non sa farci i conti.

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