11 Febbraio 2023
Giorgia Meloni, davanti a sé, ha due strade: restare sul solco dell’Unione europea oppure tessere una rete per una nuova Europa di tipo confederale dove le Nazioni restano Stati con piena sovranità, che intendono federarsi per trovare un vantaggio reciproco alla pari. Se volesse intraprendere questa seconda strada deve cominciare a picconare l’assetto attuale e dare corpo, con nuove intese, all’altro schema. Ogni terza via rischia di diventare una perdita di tempo perché attorno gli altri si stanno muovendo da tempo.
La faccio breve (se volete nella diretta Facebook che qui linko trovate un ragionamento più ampio) e dico: basta stare dietro le apparenze di incontri buoni solo per i comunicati stampa o foto di rito. Se Zelensky ritiene che il contributo italiano sia marginale, il governo eviti di inviare altre armi tanto più che gli italiani non vogliono né la guerra, né ulteriori approvvigionamenti a uso bellico. E forse non nutrono nemmeno così’ tanta simpatia verso questo presidente a sentire il quale la guerra deve salire sempre più di intensità.
Zelensky è andato da Macron e Scholtz perché costoro detengono la golden share dell’Unione europea (che è concetto diverso da Europa) e con loro ha pianificato le prossime e imminenti tappe. Il presidente ucraino pensa che se si porta dietro Francia e Germania, gli altri seguiranno per inerzia o perché sanno di non avere altri spazi. Egli agisce con la copertura della Casa Bianca.
L’Italia non è isolata più di quanto non lo fosse dall’inizio della storia Ue: non dovevamo esserci, se non appunto nella seconda fascia. Prodi, Ciampi, Amato e compagni varia ci hanno sacrificato come Agamennone sacrificò la figlia Ifigenia. L’Europa allarga le proprie maglie a seconda della maggioranza di governo: se è asservita bene, se è critica male. Letta, Monti e Draghi sono gli ultimi ad aver avuto un giro di carte favorevole (di un mazzo truccato) ma solo perché dentro, con maggiore o minore importanza, lo schema relazionale. Nulla di più. La Meloni non deve agitarsi perché tanto a quel tavolo lei non ci andrà mai, nessuno ha intenzione di aiutarla ad avere un giro di carte buono per un incasso immediato. Pertanto il governo e la maggioranza respingano la ratifica del Mes, di contro pretendano dalla Bce la conservazione del debito pubblico nella sua pancia senza scaricarlo sui conti degli Stati (ai quali in pandemia avevano detto di non preoccuparsi perché avevamo anche noi una banca centrale a copertura delle emergenze).
Infine, il governo apra un canale di trattativa vero con la Russia finalizzato a una mediazione quanto mai necessaria: lo faccia adesso visto che Erdogan - a seguito degli eventi drammatici capitati in Turchia, al cui popolo tendiamo la mano - non potrà più farlo. Il rimando a Enrico Mattei è un rimando impegnativo: Mattei ebbe il coraggio di sfidare le élite, le sette sorelle, la Casa Bianca in un contesto di guerra fredda e di dopoguerra. Mattei aprì all’Unione Sovietica, all’Iran, sconquassò scenari globali con piglio che pagò a caro prezzo, ma con quel cane a sei zampe sbranò il nodo gordiano e garantì all’Italia benessere energetico.
Ovviamente tale azione avrà un prezzo. Chi è disposto a pagarlo per il bene dell’Italia e degli italiani?
Di Gianluigi Paragone
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