15 Maggio 2025
L'attore, cantante e scrittore italiano di origine bulgara Moni Ovadia è stato intervistato da Luca Sommi in merito alle situazioni nella Striscia di Gaza e in Ucraina: "La politica di Netanyahu è quella di mettere il popolo palestinese nella condizione di cedere in quanto popolo. Lui non risparmia i metodi più efferati, degni di un gerarca nazista. Affamare, assetare. Lo scopo è quello di fargli accettare la deportazione". Per quanto riguarda la linea del governo Meloni, Ovadia sostiene: "Io credo che c'è latente il timore di essere etichettata dai sionisti e dai loro sodali come antisemita. Questa è la parola tenuta in ostaggio, che viene usata per intimidire. E poi, la Meloni sta facendo un gioco che ritiene esserle utile, quello di essere la migliore amica di Israele, in Occidente".
Su un accordo Usa-Israele a guerra finita per una amministrazione temporanea a guida americana. "Vogliono far passare del tempo sufficiente a fare dimenticare il martirio del popolo palestinese a un'opinione pubblica che già non è particolarmente sensibilizzata, per questa vergogna che fa mancare persino il respiro per tanta efferatezza e indifferenza. Non sono caucasici bianchi, non sono europei o statunitensi, quindi l'Occidente si dimenticherà, si darà una delle sue giustificazioni. Il colonialismo occidentale è responsabile di tutto questo, ab origine. Già da come ha gestito tutta la questione dopo la fine dell'Impero Ottomano", spiega Ovadia.
Sulle accuse di essere "putiniano" e antisemita, lo scrittore replica: "Se essere antisionista significa essere antisemita, allora sì, io accetto l'accusa, e me l'appunto come una medaglia d'onore. Se essere "putiniano" significa rispettare il popolo russo, ricordare le immani sofferenze, i suoi 27 milioni di morti, ricordare una cosa che non dice nessuno: Hitler per i russi aveva in mente lo sterminio totale. Perché non c'è un giorno della memoria per il popolo russo?".
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