06 Agosto 2024
In Israele si sono verificati nella mattinata di ieri 5 agosto 2024, scontri tra 300 manifestanti ebrei haredi e la polizia, di fronte all’ufficio di leva della base di Tel Hashomer, quartiere della cittadina di Ramat Gan, poco fuori Tel Aviv. Gli ebrei ultra-ortodossi hanno preso parte alle proteste contro la loro convocazione per il servizio militare, gridando "In prigione e non nell’esercito" davanti alla struttura, mentre alcuni di loro si scontravano con gli agenti (di quest’ultimi, alcuni anche a cavallo). Sono stati circa 600 quelli convocati ieri dall’Israel Defence Forces (Idf) e altri circa 500 sono attesi oggi, dopo che nelle ultime settimane sono stati inviati loro ordini di reclutamento nell’esercito, dal quale erano soliti essere esentati per convenzione fin dal 1948. Fino ad oggi, almeno: scene simili si sono ripetute più volte negli ultimi mesi, mettendo in luce una frattura che nello Stato ebraico si fa sempre più profonda ed evidente e cioè quella tra la parte laica della società e la comunità ultra-ortodossa.
La composizione demografica della popolazione di Israele è cambiata molto velocemente e attualmente le donne ebree laiche hanno in media 2,47 figli ciascuna. Un tasso di fertilità elevato se paragonato a quello dei maggiori paesi occidentali: 1,9 in Francia, 1,64 negli Stati Uniti, 1,56 nel Regno Unito, 1,25 in Italia. Ma questo dato sale vertiginosamente a quota 6,64 se si guarda alle sole donne ultra-ortodosse. Questa differenza, sino ad oggi non ha rappresentato un problema grazie agli alti tassi di crescita della popolazione generale e all’immigrazione di massa di persone di origine ebraica da tutto il mondo. Ma ora le cose stanno cambiando. Il flusso proveniente dall’Europa orientale (l’area dell’ex Unione Sovietica) è in forte calo e il tasso di fertilità dei laici è in diminuzione, mentre quello degli ultra-ortodossi sale costantemente da diversi anni: se nel 2009 gli appartenenti alla comunità haredi erano circa 750mila, nel 2022 era saliti a quota 1,28 milioni, il 13,3% della popolazione totale.
Nonostante questi tassi di crescita, ogni anno solo 1.200 haredi prestano servizio nell’esercito (meno del 10% della comunità) e circa 13 mila dei loro giovani non lo fanno in virtù di un’esenzione risalente al 1948, anno di fondazione di Israele. Una cosa che le sia le Idf che lo stesso stato israeliano non sembrano potersi più permettere. Con le operazioni militari da condurre a Gaza contro le forze di Hamas, (conflitto di cui al momento non si intravede la fine), il fronte aperto con il Libano e la minaccia di uno scontro con l’Iran potenzialmente allargato a tutta la regione, in Israele aumentano le richieste affinché il governo metta fine a quello che sempre più israeliani considerano un privilegio. La questione, del resto, è militare ed economica allo stesso tempo: il 31 marzo, nel rapporto annuale 2023 della Banca centrale israeliana, si affermava che la guerra nellla Striscia stava gravando sull’economia del paese a causa dell’aumento esponenziale dei giorni di servizio richiesti ai soldati, riservisti compresi. Dunque, si legge nel report, "ampliare la cerchia del personale militare includendo la popolazione ultra-ortodossa… renderà possibile rispondere alle crescenti esigenze di difesa, moderando al contempo l’impatto sul personale e sull’economia". Gli haredi, inoltre, risulterebbero i principali destinatari di assistenza sociale, sussidi e indennità governative poiché gli uomini sono dediti allo studio della Torah e per loro il servizio militare o altre professioni specializzate, in generale rappresenterebbero una distrazione da tale studio del testo sacro: solo il 55% di loro lavora e tra di loro il tasso di povertà è doppio rispetto a quello della popolazione totale. Quindi non contribuiscono in modo significativo all’economia e l’aumento della popolazione finisce per tradursi in maggiori spese sul bilancio dello stato. Un allarme condiviso da 130 economisti israeliani che a febbraio hanno firmato una lettera secondo cui "senza modifiche alle procedure esistenti" Israele perderà 6 punti di Pil entro il 2065 mentre il carico fiscale aumenterà: "Questi processi mettono a repentaglio l’esistenza dello Stato", concludono l'appello.
L’esecutivo Netanyahu aveva annunciato che la coalizione al potere non aveva trovato l’intesa per estendere l’esenzione scaduta il 1° aprile: da allora, l’Idf aveva iniziato a inviare avvisi di coscrizione agli studenti delle scuole religiose ultra-ortodosse e il 26 giugno scorso la Corta Suprema aveva stabilito che l’esenzione dalla leva militare è illegittima perché "non esiste un quadro giuridico che consenta di distinguere tra studenti di yeshiva e coloro destinati al servizio militare". Tuttavia, il potere della comunità haredi alla Knesset (il legislativo israeliano) è cresciuto negli anni e in parlamento quasi un deputato su sei proviene da partiti che la rappresentano. Da anni i conservatori stanno cercando di far sì che l’esenzione sia sancita per legge. Il 25 luglio il partito United Torah Judaism ha presentato una proposta di legge costituzionale che definisce lo studio della Torah un valore fondamentale dello Stato, equiparandolo al servizio militare, esentando di fatto gli haredi dall’obbligo. Il partito nazional-liberale Likud di Netanyahu si è affrettato a minimizzare, affermando che il disegno di legge "non verrà portato avanti". L’Utj ha replicato che il testo si basava su accordi di coalizione ed "era stato preparato all’epoca da noi come parte della soluzione complessiva" al tema della coscrizione. E poco dopo lo Yesh Atid, il partito centrista, moderato e laico di Yair Lapid, ha pubblicato una fotografia della firma del premier sul patto di coalizione, promettendo ai partiti ultra-ortodossi che la legge verrà approvata.
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