10 Agosto 2023
Nonostante il Covid sia in gran parte sfumato dall'attenzione pubblica, per molte persone la lotta continua. Coloro che hanno subito conseguenze, più o meno gravi, per via del vaccino si trovano ad affrontare una realtà quotidiana difficile, che non permette loro di andare a lavorare come prima della pandemia. L'audience a cui parlano i quotidiani tedeschi sono le persone che vivono con gli effetti avversi causati da un vaccino anti-covid.
In un'azione simbolica dal forte impatto emotivo, centinaia di sedie a rotelle sono state posizionate davanti al Bundestag a Berlino (parlamento tedesco) martedì, dando voce e visibilità a coloro che vivono con la sindrome da affaticamento cronico (ME/CFS) e con i disturbi post-vaccino. Queste sedie a rotelle non sono solo oggetti fisici, ma rappresentano le vite e le storie di individui che lottano contro condizioni di salute debilitanti. Nel video, vengono fatti nomi e cognomi di tutte le persone affette da problematiche legate alla vaccinazione anti-covid, e nella maggior parte dei casi sono giovani studenti o laureati che hanno sviluppato malattie che non permettono loro di lavorare o frequentare i loro corsi di studio.
L'iniziativa "NichtGenesen" (non guariti) sta guidando questa protesta silenziosa, dimostrando che anche quando il Covid è ormai svanito, esistono sofferenze nascoste. Il grande prato di fronte al Bundestag si è trasformato in una piazza di protesta il 4 luglio scorso. Le sedie a rotelle, sulle quali sono state attaccate le foto delle persone affette da sindrome post-vaccino, rappresentano tanti soggetti con storie diverse.
Il gesto non è un caso isolato. È la terza iniziativa di "NichtGenesen": a gennaio, centinaia di letti da campo sono stati posizionati di fronte al Reichstag per richiamare l'attenzione sulla mancanza di assistenza adeguata; a marzo, sono stati affissi striscioni e manifesti davanti al Ministero federale dell'Istruzione e della Ricerca (BMBF).
"Chiediamo ricerca, riconoscimento e assistenza" - queste sono le richieste della missione di "NichtGenesen".
Intanto, in Germania a luglio è iniziata la prima udienza del processo intentato da un operatore sanitario contro BioNTech per gli effetti collaterali legati al suo vaccino contro il Covid-19, prodotto in collaborazione con l'azienda statunitense Pfizer. L'azione legale è la risposta alle preoccupazioni sollevate dal ministro della salute tedesco Karl Lauterbach lo scorso marzo, riguardo alla necessità di investigare sugli effetti avversi post-vaccino Covid e di istituire un fondo per risarcimenti.
Tutto ha avuto inizio con la denuncia di una donna, assistita dallo studio legale Rogert & Ulbrich, che ha citato in giudizio la casa farmaceutica per danni fisici e materiali che si aggirano intorno ai 150.000 euro. Questa persona, rimasta anonima, riporta l'emergere di reazioni avverse come aritmia cardiaca e nebbia cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino prodotto da Pfizer e BioNTech.
Non è la prima causa legale che BioNTech affronta: lo studio legale Rogert & Ulbrich rappresenta più di 600 individui con sospetti effetti avversi legati al vaccino a mRNA. Questo vaccino, sviluppato da BioNTech in collaborazione con Pfizer e prodotto a Magonza, è tra quelli più utilizzati in Germania. I casi dei danni legati a questo vaccino rappresentano il maggior numero di richieste di risarcimento che BioNTech abbia dovuto affrontare nel mondo. L'avvocato Ulbrich sostiene che l'analisi del sangue dei suoi assistiti abbia rivelato l'emergere di una "sindrome da immunodeficienza acquisita con il vaccino" o "V-AIDS".
Da parte sua, BioNTech respinge le accuse, sostenendo che confida nell'archiviazione del caso. Secondo l'azienda, dopo aver somministrato più di 2,6 miliardi di dosi in tutto il mondo, non sono stati identificati effetti collaterali diversi da quelli precedentemente elencati nelle informazioni sul prodotto. Tuttavia, numerosi avvocati e associazioni in tutta Europa hanno ripetutamente segnalato una mancanza di monitoraggio sugli effetti a medio e lungo termine e hanno infatti evidenziato le difficoltà nel documentare la correlazione tra i danni riportati e la vaccinazione.
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