30 Settembre 2022
Per il pubblico generalista, Putin è ovviamente il cattivo: ha invaso, prima nel 2014 e poi oggi, un paese sovrano annettendo regioni. Eppure, la situazione è un po' più complessa di così, e c'è un documentario che ci aiuto a capirlo: si tratta di Ukraine on fire di Igor Lopatonok, documentario che spiega come l'ascesa di un governo ferocemente anti-russo e pro-NATO non sia un frutto del caso, ma di un intricato piano degli Stati Uniti per mettere gli ucraini contro la Russia, fomentando le estreme destre e gli scontri etnici. Con una serie di ospiti di eccezione intervistati da Oliver Stone: tra di loro, Vladimir Putin.
Il documentario parte da lontano: la storia dell'Ucraina in età moderna, un paese circondato da potenze più forti e costretto spesso a cambiare schieramento per sopravvivere. Il vero centro focale, tuttavia, è la prima associazione tra Ucraina e nazismo: la Seconda guerra mondiale, in cui molti nazionalisti ucraini collaborarono con gli invasori nazisti, sperando così di scrollarsi di dosso la tutela sovietica. I nazionalisti ucraini, guidati da Stephen Bandera (a cui oggi è dedicata una festa nazionale in Ucraina) furono spietati e feroci alleati dei nazisti: si resero colpevoli di massacri e pulizie etniche, su russi e polacchi, ma anche sui loro connazionali ebrei. Alla fine, Bandera fu tradito dai nazisti e morì in un campo di concentramento, ucciso da un sicario russo, ma lo spettro del banderismo non avrebbe mai abbandonato l'Ucraina.
Da allora, una certa parte dell'estrema destra ucraina non ha mai smesso di considerare il banderismo un modello, e di dare all'indipendentismo ucraino una marcata accezione antirussa. Adoratori di Bandera sono, ad esempio, i membri del battaglione Azov, e di altre "associazioni patriottiche" che si sono rese protagoniste di "pulizie etniche" nei confronti dei russofili del Donbass in questi anni. Su questa destra la CIA avrebbe costruito il suo puntello per trasformare l'Ucraina in un'arma puntata contro la Russia.
Il documentario arriva dunque sempre più vicino al presente: i giorni dell'Euromaidan, in cui il presidenti filorusso Victor Yanukovich fu costretto ad abbandonare precipitosamente il paese. Yanukovich è intevistato personalmente da Oliver Stone, cercando di fare chiarezza sulle vicende del Maidan. Emerge che la protesta, seppur approvata dalla maggior parte degli ucraini in virtù della corruzione e impopolarità di Yanukovich, è stata accuratamente preparata dagli USA, che hanno inviato denaro, armi e addestrato uomini perché fungessero da agitatori sociali, trasformando la protesta (fino ad allora pacifica) in una sommossa violenta che ha fatto decine di morti.
I disordini del Maidan hanno condotto all'elezione di un governo ucraino fortemente anti-russo e filo NATO, nonché, secondo il documentario, pieno di odio razziale contro i russi.
Il documentario, come è ovvio, ha dato adito a reazioni anche molto violente. C'è chi lo definisce "spazzatura propagandistica russa": e certamente la visione proposta da Ukraine in Flames è quella di Mosca. Ma non ciò non significa necessariamente che sia sbagliata: osservatori più neutrali lo hanno citato come esempio per capire anche "le ragioni del nemico", e farsi un quadro più ampio e ogettivo del più grande conflitto dei nostri giorni.
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