06 Febbraio 2024
Dopo l’incontro con i ministri Tajani e Nordio, Roberto Salis, una nota congiunta dei due dicasteri ha spiegato l'esito riguardante il processi di Ilaria Salis, la maestra in carcere da ormai un anno a Budapest. Al termine dell’incontro con Carlo Nordio e Antonio Tajani, il padre della ragazza monzese ha poi parlato ai microfoni dei giornalisti.
A spiegare cosa sia accaduto durante l'incontro, una nota congiunta dei due dicasteri: "Nel quadro dell'attenzione riservata dal governo al caso di Ilaria Salis, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, hanno ricevuto oggi separatamente il padre della connazionale, l'ingegnere Roberto Salis, accompagnato dall'avvocato Eugenio Lasco. I ministri hanno evidenziato che i principi di sovranità giurisdizionale di uno Stato impediscono qualsiasi interferenza sia nella conduzione del processo sia nel mutamento dello status libertatis dell'indagato".
"I ministri - prosegue la nota - hanno altresì rappresentato le ragioni di diritto e di fatto per cui la richiesta di sostituzione della misura cautelare presso l'ambasciata italiana non è possibile. In particolare, il ministro della Giustizia ha rilevato che un'interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l'organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale ed irricevibile. Il ministro Tajani ha posto l'accento sui passi già effettuati dal presidente del Consiglio con il presidente Orbán e da lui personalmente con il ministro degli Esteri ungherese per due volte, oltre che sulla convocazione formale dell'incaricato d'affari ungherese alla Farnesina martedì 30 gennaio.
"Nel contempo il ministro Nordio ha prospettato l'opportunità che il difensore ungherese insista presso l'organo competente per la modifica della detenzione carceraria, condizione indispensabile per attivare la decisione quadro Ue del 2009 e quindi l'eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia. Ha inoltre spiegato che anche attraverso l'intervento del garante dei detenuti sarà assicurata la conformità del trattamento detentivo della connazionale, Ilaria Salis, alle norme internazionali". "Ambedue i ministri - conclude la nota - hanno ribadito all'Ing. Salis l'impegno del governo a far rispettare i diritti dei detenuti previsti dalle norme europee".
In dettaglio, ha spiegato Roberto Salis ai giornalisti, la richiesta avanzata dalla famiglia e dai legali è di “due documenti che sarebbero serviti ad agevolare il lavoro dei nostri avvocati in Ungheria e che lo Stato Italiano ritiene di non dover fornire perché ritengono che sia irrituale e che potrebbe creare dei precedenti”. Il padre della 39enne, rispondendo a una domanda, ha precisato di aver ricevuto risposta negativa alla richiesta sia da Tajani che da Nordio.
“Sulla nota che avrebbe fornito garanzie sull’applicazione delle misure per i domiciliari in Italia, ritengono che da parte dello Stato italiano sia una excusatio non petita”, ha riferito il padre. “Dovremo cercare noi di fare qualcosa – ha concluso – Ora ci sarà carcere a oltranza fino a quando il giudice ungherese avrà finito il processo o ci sarà un’altra situazione. Ma in quel carcere lì si può anche morire”.
Nordio ha poi fatto sapere di aver suggerito al padre di Salis e al legale l’opportunità che il difensore ungherese insista per la modifica della detenzione carceraria, condizione indispensabile per attivare la decisione quadro Ue del 2009 e quindi l’eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia. Nelle stesse ore, tuttavia, la Commissione Europea aveva fatto sapere che proprio la detenzione domiciliare “sarebbe in linea con le conclusioni del Consiglio sulle misure alternative alla detenzione adottate durante la presidenza finlandese nel 2019″, una decisione “recepita dall’Ungheria e dall’Italia”. La Commissione si è anche detta “disponibile per aiutare a trovare una soluzione praticabile nel quadro dell’Ue”.
Durante l’ultima udienza erano state diffuse le immagini di Salis trasportata in aula ammanettata, al guinzaglio e con i ceppi di cuoio ai piedi. Il padre ha spiegato che la figlia è stata sempre tradotta così in udienza, in almeno 4 occasioni, e che era sempre presente un funzionario dell’ambasciata italiana. Ma il ministro Tajani si è mosso con la convocazione dell’incaricato d’affari dell’ambasciata ungherese, per una protesta formale, solo dopo la diffusione degli scatti, sostenendo che era all’oscuro delle condizioni.
“Oggi il ministro degli Esteri mi sembrava stupito quando gli ho raccontato che ambasciata in Ungheria non fornisce un elenco di avvocati per selezionare un difensore – ha detto Roberto Salis – Mi sembra che ci sia un totale scollamento nel funzionamento dello Stato. Ci dicono che ci sono 2.500 italiani in queste situazioni e che non si può fare azione preferenziale per nessuno: se li lasciamo tutti così, siamo uno Stato che difende i suoi cittadini?”.
"È assurdo - prosegue - che questo tipo di situazioni avvengano sulla pelle dei cittadini italiani senza che chi può fare qualcosa e deve protestare lo faccia. Ricordiamoci che mia figlia è stata torturata senza carta igienica e senza sapone, e non è uscita neanche una nota di protesta dal nostro ministero degli Esteri. Mi sembra che ci sia un totale scollamento nel funzionamento dello Stato, non vedo fluidità delle informazioni e questo a scapito di persone come mia figlia"
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