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Pogba, la sentenza: squalifica di 4 anni per doping, il calciatore della Juventus fu trovato positivo al testosterone il 20 agosto scorso

Accolta in toto la richiesta della Procura antidoping, per il francese la seconda esperienza in maglia bianconera si rivela un vero incubo: tra infortuni, ed ora la squalifica, è sceso in campo solo pochi minuti

29 Febbraio 2024

Paul Pogba

E' finita come probabilmente doveva finire. Paul Pogba, centrocampista della Juventus, dal 20 agosto scorso al centro di un presunto caso di doping, è stato condannato e squalificato per 4 anni. Il presunto diventa certezza. Che aveva solo bisogno dell'ufficialità, in quanto il vento che tirava andava nella direzione dello stop. 

Il calciatore squalificato per 4 anni, era risultato positivo al testosterone

Accolta quindi la richiesta della Procura antidoping. La vicenda ha inizio dopo la gara di campionato tra le due squadre bianconere: Udinese e Juventus, appunto. Partita che il centrocampista di origini francesi aveva visto dalla panchina, non avendo disputato neanche un minuto di gioco. Dopo questa sentenza, oltre che alla Continassa, la carriera del "Polpo" potrebbe essere terminata oggi, vista l'età (31 anni), e soprattutto il fisico non più idoneo. 

Lo stop è solo l'ultimo atto di una serie incredibile di errori che ne hanno anticipato il ritiro

I legali del calciatore hanno sempre sostenuto, ed improntato tutta la linea difensiva, sul fatto che l'assunzione della sostanza dopante fosse avvenuta in maniera accidentale, erano talmente convinti che avevano rifiutato il patteggiamento che avrebbe di certo, quantomeno, dimezzato la pena. Tesi a cui, però, l'accusa prima, e il giudizio poi, non hanno dato credito.  La squalifica per doping è solo l’ultimo atto di un declino iniziato proprio quando nel 2016 decise di lasciare la Juventus per approdare nuovamente al Manchester United. Rapporti tesi con allenatori e spogliatoio, parecchi problemi fuori dal campo e con l'ambiente. Rendimento largamente insufficiente. Una serie di scelte sbagliate che lo hanno portato nel baratro sportivo. Non ultima l'incredibile vicenda legata all'estorsione da parte del fratelli Mathias. Appena rientrato alla Juventus, due stagioni fa, nel pieno della tournée estiva negli Stati Uniti, il primo di una lunga serie di guai: la rottura del menisco laterale. La società ,allora nelle mani di Andrea Agnelli spinse per l’intervento chirurgico direttamente negli Usa, lui invece ascoltò consiglieri e amici perdendo in un colpo solo l’intera stagione e il Mondiale con la scelta di non operarsi. Una "vigile attesa" che lo ha tenuto più di un anno fuori dal rettangolo verde.

Gli scenari futuri e il decreto crescita

La squalifica di 4 anni inflitta dalla Procura ovviamente cambia tutto lo scenario della seconda avventura di Pogba a Torino. Il francese va in scadenza a giugno del 2026 per un ingaggio pari a 8 milioni netti l'anno, e, come tutti i calciatori entrati in Italia dopo due anni all’estero, gode del Decreto Crescita che permette al club di riconoscere la metà delle tasse sul suo ingaggio. Questa possibilità, però, decade se il calciatore lascia il club prima dei due anni. Nel caso di Pogba prima del 30 giugno 2024. In quel caso la società è chiamata a riconoscere allo Stato le tasse della sua permanenza come se si trattasse di un calciatore italiano, quindi il doppio di quello già versato. Per questo motivo la soluzione più ovvia è che la rescissione contrattuale avvenga non prima di giugno prossimo, data di scadenza dei due anni di legge. 

Pogba non ci sta e annuncia ricorso

Il "Polpo" promette battaglia, lo annuncia lui stesso dai suoi canali social con un lungo messaggio dopo la decisione del Tribunale Nazionale Antidoping di squalificarlo per quattro anni. "Oggi - ha scritto il centrocampista francese - sono stato informato della decisione del Tribunale Nazionale Antidoping e ritengo che la sentenza sia errata. Sono triste, scioccato e con il cuore spezzato. Tutto quello che ho costruito nella mia carriera da giocatore professionista mi è stato tolto. Quando sarò libero da restrizioni legali l'intera storia sarà chiara, ma non ho mai preso consapevolmente o deliberatamente integratori che violano le normative antidoping".

"Da atleta professionista non farei mai nulla per migliorare le mie prestazioni utilizzando sostanze vietate e non ho mai mancato di rispetto o imbrogliato altri atleti e tifosi di nessuna delle squadre per cui ho giocato o contro. In conseguenza della decisione annunciata oggi farò ricorso davanti al Tribunale arbitrale per lo sport". Conclude

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