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Sandokan dopo 50 anni: successone o floppone? Impennata di ascolti tv su RaiUno; il turco Can Yaman convince, il resto molto meno, ma il paragone con la vecchia serie è impietoso

02 Dicembre 2025

Sandokan dopo 50 anni: successone o floppone? Impennata di ascolti tv su RaiUno; il turco Can Yaman convince, il resto molto meno, ma il paragone con la vecchia serie è impietoso

Certamente, fosse stato anche orribile non poteva che avere un buon successo la riedizione di Sandokan, finalmente messa in pista dalla Rai, Radiotelevisione Italiana, dopo ben cinquant'anni di attesa, e cinquant'anni quasi esatti per giunta.
Buoni gli ascolti, pare, oltre i 6 milioni di spettatori, ma certamente una roba diversa rispetto al vero e proprio fenomeno di massa che fu il boom epocale dello SCENEGGIATO (come si usava dire all'epoca) di Sergio Sollima ed Elio Scardamaglia, andato in onda dal 6 gennaio all'8 febbraio 1976.
Sei puntate che avevano tenuti gli italiani di ogni età inchiodati al teleschermo, nel primo vero "kolossal" televisivo nazionale a colori, dopo anni di sceneggiati in bianco e nero: una coproduzione internazionale con molto cinema dentro, in tempi in cui il cinema costava molto meno e incassava molto di più. Altri tempi appunto.

Largamente girato in esterni ed interni soprattutto in India, nella regione del Kerala e in altre zone dell'Oceano indiano, assai vicino ai luoghi immaginati da Emilio Salgari, la innovazione che aveva stregato il pubblico italiano fu anche la introduzione di attori internazionali seppur sconosciuti, al posto delle onnipresenti stelle di teatro italiane sempre impegnate a sembrare inglesi o russe. Lo sconosciutissimo indiano Kabir Bedi nel ruolo di Sandokan rappresentava esattamente quello che il pubblico femminile e maschile bramava in quel momento: un sogno esoticissimo e familiare al contempo, un bellone ribelle, eroico e braccato, un pirata gentiluomo, un omaccione col baffone tutto sesso e scimitarra.

Presentatosi ai casting per la parte del cacciatore bengalese Tremal Naik (personaggio che poi sarà molto trasformato da Sollima rispetto ai romanzi di Salgari, passando da quasi alter ego di Sandokan ad una specie di abilissimo ma esile Mowgli etnico-kiplinghiano in versione adulta) Kabir Bedi fu allora fatto pesantemente dimagrire (come del resto l'attuale modellone Can Yaman) rendendolo una definitiva icona sexy anni settanta.
Ulteriore megaicona romantica (ma castamente sexy al contempo) la quasi esordiente modella e attrice franco-americana Carole André: la angelica ma tenace anglo-italiana (dettaglio salgariano poco ricordato anche nelle versioni tele-cinematografiche) anzi anglo-napoletana Lady Marianna. Bella, bellissima, enigmatica, la Perla di Labuan ebbe il destino di provocare fiumi di cotte a torme di ragazzini (e non solo) da un capo all'altro dei tubi catodici dello stivale e oltre, poiché la miniserie ebbe anche un grande successo transalpino. Nientemeno che, pare, oltre 26 milioni di telespettatori in Italia e un numero altrettanto mirabolante in Europa, per uno sceneggiato che incarnava, come a suo modo aveva fatto la serie di romanzi di fine Ottocento, un autentico esprit du temps.
L'aitante oppresso vestito da pirata che lotta contro l'invasore bianco affarista, cinico e crudele, e che fatalmente fa innamorare la figlia (pentita e progressista!) della aristocrazia dominatrice, mentre William Fitzgerald, il giovane ufficiale britannico, elegantissimo e rampante ed altrettanto sotto cotta per la bionda, si batte alacremente ma rimane fregato e se la prende a male.
Che ci vuoi fare; almeno nei romanzi l'amore trionfa, e neanche troppo a lungo, visto che i personaggi avranno molto soffrire negli episodi susseguenti.

Amore e guerra tanto per cambiare: guardacaso tema ancora e sempre in voga anche oggi nel 2025.
Un 2025 che però visto dal 1975/1976 si sarebbe giudicato popolato più da navi spaziali di Alpha Centauri, e invece siamo ancora qui a baloccarci sempre con gli stessi arnesi, anzi, a rifare peggio i feuilleton fin du siècle/belle époque, ma vabbè. Ma al tempo fu successo talmente travolgente e caratterizzante da generare una moda, oltre a non riuscire poi più a far trovare a molte sue star altrettanti ruoli alla altezza, come spesso accade nel Cinema e nella Televisione.

Forse troppa poca risonanza ebbero altri personaggi in altri film, nonostante i seguenti ruoli di Kabir Bedi e Carole André nel Corsaro Nero, sempre di Sollima, girato e uscito a tempo record in quello stesso 1976, con quasi eguale successo di pubblico al cinema.

Ulteriormente geniale poi fu la squadra di Sollima ad affidare ad Adolfo Celi, Philippe Leroy e Andrea Giordana gli altri tre ruoli-chiave.
Adolfo Celi, attore inimitabilmente beffardo, di peso italiano ed internazionale anche nella vita. Philippe Leroy, anche nella vita aristocratico francese, ex ufficiale dei parà nelle guerre di Indocina ed Algeria. E Andrea Giordana, il classico bell'attore romano, algido e sprezzante, con la faccia tosta perfetta per interpretare un personaggio non scritto da Salgari, ma altrettanto rotondo, brillantemente inventato dagli sceneggiatori italiani per combinare intelligentemente due diversi racconti trai più celebri del prolificissimo scrittore veronese: Le tigri di Mompracem e I pirati della Malesia.

Si aggiunga al cocktail il paterno ma spietatamente colonialista zio di Marianna, Lord James Guillonk, plenipotenziario della onnipotente Compagnia delle Indie e quindi del perfido Impero britannico. Giova ricordare come nota storica che a fine Ottocento-inizi Novecento la classe dirigente italiana voleva ottenere pur in ritardo sugli altri europei, il proprio impero coloniale, con un solido spirito di rivincita, al tempo piuttosto filotedesco ed altrettanto poco filoanglo-francese.
Si aggiunga anche qualche altro gustoso comprimario coloniale anglo-indiano, i Sipahi o Sepoys, le truppe indigene della Compagnia delle Indie, i Dayaki, ribelli e forse anche tagliatori di teste, e soprattutto i tigrotti di Mompracem come appunto Yanez de Gomera, avventuriero portoghese quindi un pochetto quasi quasi italico, con i suoi fidi pirati malesi dai magnificienti nomi come Sambigliong, Girobatòl o Ragno di mare.

Non ultima la nota altrettanto imprescindibile: la MITICA colonna sonora dei fratelli De Angelis, in arte OLIVER ONIONS, compositori al soldo del miglior cinema di cassetta degli anni 70/80, dai cazzottoni di Bud Spencer al poliziottesco all'italiana: sigla iniziale e finale col mitico intro "SANDOKAAAN"!, nonché pezzo da intermezzo romantico lato B del 45 giri da Hit parade (Sweet lady blue) che al tempo fecero letteralmente impazzire mezza Italia con i suoi mangiadischi, i suoi stereo e i suoi jukebox e che ancora oggi riecheggia (persino nella versione diarroico-infantile) nelle necessarie citazioni dei boomer e dei Gen.X. oggi genitori di ignarissimi e spesso ignorantissimi analfabeti di cinema e televisione, per non parlare dei libri, finché la Intelligenza Artificiale non renderà anche costoro relitti del passato post-boomer, ma pazienza.

Ecco, di tutto questo glorioso passato poco rimane nel REMAKE odierno. Nonostante i buoni propositi la miniserie 2025 è un po' una summa anche essa del suo tempo, sostanzialmente incapace di far granché bene. Forse potremmo sintetizzare i giudizi, visto che molti di noi erano anche scuola in quel periodo, in una fredda pagella, fredda un po' quasi come questa nuova serie, che in realtà non è poi affatto malvagia e ha anche alcuni spunti interessanti, ma che forse pesta non a caso qualche cacca di troppo. Vediamo la pagella per sommi capi:

Sandokan: voto 9 (buono, anzi bonazzo, comunque ci sta, quasi ottimo, scelto bene, recitazione adatta al personaggio, carismone indubbio, physique du rôle innegabile)

Yanez: voto 7 (non troppo male, anche giustamente somigliante a Philippe Leroy, ma sopra le righe, penalizzato da siparietti e dialoghi pessimi)

Tigrotti di Mompracem: voto 3 (un mezzo disastro per scelta degli autori: attori digrignanti, non valorizzati, personalità poca, nomi mitici quasi manco citati)

Marianna: voto 8 (bella, interessante, praticamente sempre pettinata e vestita sbagliata, ma anche tutto sommato bravina, certo impossibile battere Carole André, ma tentativo tutto sommato lodevole)

Brooke: voto 8 (molto diverso da Adolfo Celi, sia per personaggio che per attore, ma la scelta alternativa ha la sua personalità; tentativo discutibile ma coraggioso)

Lord Guillonk: voto 7 (giusto in sé e per sé, non spicca molto, ma un po' come nella versione del 76)

William Fitzgerald: voto 0 (non pervenuto; malsostituito dal personaggio dello stesso Brooke e dal fantomatico, inesistente e totalmente inventato ad cazzum, nonché improbabile facente funzioni di pseudoufficiale Sergente Murray, nonostante il ruolo affidato al buon attore inglese ex protagonista maschile del successone anni 90 Sliding doors)

Regia: voto 6 e mezzo (ad essere anche un po' ingenerosi: nella prima puntata bruttine le prime scene di battaglia, molto meglio quelle successive, ma in generale la mano in stile Soap/TV non aiuta, soprattutto a paragone dello stile cinematografico di Sollima)

Soggetto e sceneggiatura: voto 3 (scelte di scrittura personaggi spesso demenziali, script piatti e/o talvolta sciatti, adattamenti da Salgari malfatti, dialoghi da Telenovela)

Fotografia: voto 6 (insufficiente e qualche volta pessima in esterni, discreta in interni)

Montaggio: voto 7 (non male, visto il materiale girato probabilmente non abbondante)

Ambientazione: voto 4 (ennò, er Lazzzio, la Calabbbria e qualche stock shot thailandese di risulta NON sono il Borneo né la Malesia manco a pagarli; forse si sarebbe fatto meglio a mandare tutta la troupe in gita alle Seychelles e morta lì)

Scenografia: voto 5 (a parte il praho dei pirati in stile Luna park, coi teschietti in plastica incollati al timone, che da soli meriterebbero uno zero, il resto, pur insufficiente, non è poi dei peggiori)

Costumi: voto 6 (discontinui, alcuni piuttosto finti, altri meno, uniformi così così, tutto come sempre uscito dalla tintoria della sartoria teatrale, mentre nella versione 76, oltre alla qualità migliore, non solo sembrava, ma era tutto usato sul campo, con effetto di consistente realismo che nello stile Soap opera si perde immancabilmente)

Colonna sonora: voto 4 (zero pathos, scelte incomprensibili e piattissime, intermezzini inutili, molto ma molto ma molto meglio, anzi tassativamente meglio sarebbe stato tenersi il tesoro degli Oliver Onions dall'inizio alla fine)

Voto complessivo: 6 politico per ora, alla prima puntata. Sicuramente poteva andare peggio, sicuramente poteva andare meglio. Che dire: speriamo in un miglioramento nelle puntate successive. Resta il plauso alla Rai per esser finalmente riusciti a portarlo a casa, per aver scelto degli attori tutto sommato adatti, un bel Sandokanone d'oltremare, una graziosa Lady Marianne, un Brooke innovativo, acido, ma non insensibile, anche se pesa eccessivamente la assenza di un buon attore italiano bastardamente profondo come fu il Brooke di Adolfo Celi (in questa versione misteriosamente nonché ingnorantemente promosso a LORD: si ricordi che Sir James Brooke fu una figura storica e non di fantasia; rajah di Sarawak e governatore di Labuan e del Borneo britannico dal 1842 al 1868, anno della sua morte). Ma Adolfo Celi e Philippe Leroy non ci sono più; erano uomini ed attori drammatici che venivano da una epoca avventurosa ed eroica che non si può replicare facilmente. Forse avremo in futuro epoche altrettanto drammatiche, ma il Sandokan di oggi purtroppo non lo è granché, anche con la sacrosanta giustificazione di paragonarsi ad un mostro sacro precedente.

Di Lapo Mazza Fontana

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