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La Lega si prende la Rai: il gioco di Marano e le manovre di Salvini - RETROSCENA

Grazie alla regia del presidente ad interim Antonio Marano, Salvini conquista più spazio del previsto nelle nomine RAI. Dal digitale all’intrattenimento, passando per il TGR e Radio2, il Carroccio rafforza il suo controllo. Ma resta aperta la partita per la presidenza, con Simona Agnes in bilico e il PD pronto a contrattaccare

20 Marzo 2025

La Lega si prende la Rai: il gioco di Marano e le manovre di Salvini - RETROSCENA-

Rai

Dietro le porte chiuse di Viale Mazzini, si è consumata una delle più abili partite di scacchi della politica italiana. Le nomine RAI sono sempre un crocevia di equilibri, e questa volta a fare bottino pieno è stata la Lega. Matteo Salvini, con il suo misero 8% nei sondaggi (ma c'è chi dice che siano numeri sopravvalutati), ha ottenuto molto più di quanto gli spettasse sulla carta. Il regista dell’operazione? Antonio Marano, presidente ad interim del CdA e navigato conoscitore delle dinamiche interne alla TV di Stato. Ma anche decisamente poco amato (eufemismo) dalle parti di Fratelli d'Italia, vertici Rai compresi.

La mossa più clamorosa è stata il "trasloco" di Giovanni Ciannamea. Una volta considerato uomo di punta leghista, è stato dirottato al Digitale. Al suo posto, nell’Intrattenimento Prime Time, arriva Di Liberatore, uomo vicino a Marano. È un cambio di assetto che segna una svolta: meno ingerenza diretta della politica, più peso agli uomini di fiducia.

Ma la vera vittoria della Lega è nei dettagli: ha blindato la direzione del TGRPacchetti) e di Radio2 (Alibrandi) assicurandosi due centri nevralgici dell’informazione e dell’intrattenimento. Non solo: con la nomina di Silvia Zappi a Rai Cultura, il Carroccio è riuscito a espugnare un fortino che per anni era stato presidio sicuro del PD. A proposito: per la Calandrelli si prospetta la presidenza di Rai Pubblicità.

E mentre i dirigenti si sistemano nelle nuove poltrone, resta aperto il dossier più delicato: la presidenza. Simona Agnes, figlia di Biagio Agnes e già nel CdA dal 2021, è la candidata naturale. Ha il curriculum, ha il profilo istituzionale, ha il peso politico (e l'accordo con Fratelli d'Italia). Ma la partita non è chiusa. Serve il via libera della Commissione Parlamentare di Vigilanza, e lì si annidano le insidie.

Dietro i sorrisi di facciata, si stanno tessendo strategie silenziose. Il PD vorrebbe usare la presidenza come merce di scambio per ottenere maggiore voce in capitolo sulle prossime decisioni editoriali. La Meloni osserva da lontano, senza esporsi troppo. Salvini, intanto, ha già piazzato le sue pedine. Con o senza la presidenza, la Rai parla sempre più leghista.

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