20 Ottobre 2023
Una scena del film "Widow Clicquot". Fonte: Festa del cinema di Roma
"WIDOW CLICQUOT", il film
Era il 1805 e la giovanissima sposa Barbe-Nicole Ponsardin perdeva l'altrettanto giovane marito in circostanze tragiche e poco chiare, che, nel film diretto da Thomas Napper e prodotto da Joe Wright, si comprendono verso la fine. L'inarrestabile lotta della protagonista per salvare le vigne dell'amato dalle grinfie di Moet o, in alternativa, dal fallimento previsto dal suocero, che vorrebbe vendere al competitor, trova forza e coraggio nel profondo sentimento verso il compagno di vita, ma, anche, nella determinazione a non rispettare limiti e obblighi basati sull'essere una donna ai tempi di Napoleone. Il relativo codice prevedeva che solo le vedove potessero condurre una attività imprenditoriale, come eccezione a conferma della regola per cui i ruoli femminili dovevano essere ben altri. Tutto questo è evidente, in particolare, quando, nel processo contro Barbe-Nicole, l'accusa le muove contro giudizi e pregiudizi più che prove, volendo svalutare le sue scelte anche private pubblicamente. Sarà un uomo, l'unico a lei vicino e l'unico altro che abbia amato tanto profondamente il de cuius, a salvarla o meglio a darle man forte; con una risposta, la protagonista dimostrerà la sua forza come vedova e sopra ogni cosa come donna e imprenditrice. Un altro tema del film è, infatti, quello del cambiamento, che tutti temono eppure spesso porta soluzioni concrete a questioni magari annose. Il cambiamento puà essere fallimentare e per Barbe-Nicole lo è più volte, ma, a un certo punto, come spesso nella vita, le cose svoltano, partendo da un granello più che da una distesa di sabbia, e allora il sacrificio, il coraggio, la solitudine della scelta e la caparbietà nel crederci assumono significato e arrivano alla vittoria.
RECENSIONE
Il cast è di qualità, la fotografia e la cura dei dettagli scenici decisamente apprezzabili; la storia - ispirata all'omonimo libro scritto da Tilar J. Mazzeo e sceneggiato da Erin Dignam - è molto spinta sul lato emotivo, poco ritmata dai fatti realmente accaduti come se i sentimenti della protagonista fossero sempre il motivo dominante della resa cinematografica, a dispetto di tempi e scelte registiche. Dunque, se Haley Bennett e Tom Riley, in particolare, e Tom Scurridge tengono la scena, tuttavia la storia, specie perché basata su fatti e persone realmente esistiti, dovrebbe stare al centro di quella scena! Il film ci racconta dello champagne più famoso o fra i più famosi al mondo, di una donna che ha combattutto il sistema maschilista per un uomo oltre che per se stessa, di un sogno che si realizzato, nonostante ostracismi e svalutazioni costanti tutto intorno; il film ha in sè temi importanti sui quali non si dovrebbe mai finire di riflettere e che dovremmo far nostri. Per tutto questo il mio voto è, dunque, 7.
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