11 Settembre 2023
Foto Giorgio Zucchiatti, La Biennale di Venezia
Quest'anno le scelte della giuria della 80ª Mostra del Cinema di Venezia presieduta da Damien sembrano aver accontentato i critici assegnando il Leone d'Oro a Yorgos Lanthimos per il suo film Poor Things. Il film racconta l'incredibile storia e l'evoluzione fantastica di Bella Baxter (Emma Stone), una giovane donna riportata in vita dal brillante ed eterodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (un fantastico W. Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata di quella mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn, un avvocato elegante e dissoluto, in una vorticosa avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, la protagonista diventa ferma nel suo proposito di difendere l'uguaglianza e la liberazione. Bella, con la sua ribellione verso il maschio, diventa quindi un'icona femminista in un festival dominato da temi socio-politici come l'immigrazione, anti-razzismo e dulcis in fundo tutela dell'ambiente.
D'altra parte, secondo le fonti del nostro festival, il Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria assegnato ad Aku Wa Sonzai Shinai (Evil Does Not Exist) del premio Oscar Ryusuke Hamaguchi ha generato ampie discussioni tra i membri della giuria. Nel film la questione ambientale è alla base della storia: Takumi e sua figlia Hana vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. Come le generazioni che li hanno preceduti, vivono una vita modesta secondo i cicli e l'ordine della natura. Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un progetto per la costruzione di un sito di glamping (campeggio di lusso) vicino alla casa di Takumi, che offrirà agli abitanti della città una comoda "fuga" nella natura. Quando due cinici rappresentanti di una società di Tokyo arrivano nel villaggio per tenere una riunione, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull'approvvigionamento idrico locale, causando disordini. La riunione si conclude con risultati negativi per i due "squali" venuti da Tokyo. L'obiettivo dell'agenzia è solo quello di fare soldi e seguire la tabella di marcia, le intenzioni non coincidono e mettono in pericolo sia l'equilibrio ecologico dell'altopiano che il loro stile di vita, con conseguenze che colpiscono profondamente la vita di Takumi. In un secondo viaggio, i due rappresentanti cercheranno di "sedurre" Takumi, che è molto "influente" nel villaggio, per ottenere il sostegno anche degli altri abitanti.
Non ci sono state molte discussioni per il Leone d'Argento - Premio per la miglior regia a Matteo Garrone per il suo film Io Capitano. Il premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente è andato a un commosso Seydou Sarr, protagonista del film di Matteo Garrone.
I film a tema immigrazione hanno ottenuto due premi a Venezia quest'anno, Io Capitano racconta l'avventuroso viaggio di Seydou e Moussa, due giovani che lasciano Dakar per raggiungere l'Europa. Un viaggio contemporaneo attraverso vari Paesi, le sfide dell'immenso deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Nel film emerge in modo eclatante la solidarietà tra i migranti che compiono questo viaggio e l'atteggiamento cinico e avido di chi li sfrutta. In concorso anche Comandate di Edoardo de Angelis, che ha aperto il festival, affronta il tema di 26 naufraghi e nemici ma con un'ottica sul passato della seconda guerra mondiale, sempre sul filone social Giorgio Diritti con Lubo ci presenta una storia di discriminazione nella civile Svizzera ai danni della comunità Jenisch. Interessante è poi notare come i registi in concorso abbiamo scelto storie e cast con un accento internazionale, Garrone gira in Africa con attori stranieri, Diritti sceglie una storia completamente svizzera, Costanzo e De Angelis inseriscono nel cast diversi attori stranieri.
Sullo stesso binari è stato assegnato il Premio Speciale della Giuria a Zielona granica (Green Border) di Agnieszka Holland. Nelle foreste infide e paludose che costituiscono il cosiddetto "confine verde" tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa che cercano di raggiungere l'Unione Europea sono intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Alexander Lukashenko. Nel tentativo di provocare l'Europa, i rifugiati vengono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso l'UE. La regista premiata non ha risparmiato critiche all'UE: "Svegliati Europa", ha detto durante la cerimonia di chiusura sottolineando che anche oggi giorno l'emergenza rimane. I due premi e la presenza nel concorso principale di cineasti come Garrone e Holland confermano la crescita di un gruppo transnazionale di registi politici “militanti”, in sintonia con il Britannico Ken Loach e il premiato documentarista italiano Gianfranco Rosi.
Molto politico, ma non c'è da stupirsi, è stato El Conde di Pablo Larraín che ha ricevuto il premio per la migliore sceneggiatura (Guillermo Calderón e Pablo Larrain). In questo caso, il film ritrae un grottesco Augusto Pinochet, simbolo del fascismo mondiale, come un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda punta meridionale del continente.
La Coppa Volpi per la migliore attrice è andata incredibilmente a Cailee Spaeny per il film Priscilla di Sofia Coppola e non a Emma Stone (il regolamento di Venezia non consente di assegnare due premi allo stesso film) mentre Peter Sarsgaard per il film Memory di Michel Franco ha ottenuto la Coppa Volpi per il miglior attore. Lo splendido Dogman di Luc Besson è tornato incredibilmente a casa senza alcun premio, in una rara edizione in cui film francesi, ben rappresentati, non hanno ricevuto alcun premio. Con sei film italiani in concorso, abbiamo poi appreso che Enea di Pietro Castellitto è stato molto vicino a un premio.
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