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AI, l'allarme di uno studio su The Lancet: "Aiuta a identificare il cancro al colon ma impigrisce i medici che perdono loro capacità"

Non è l’AI in discussione, siamo noi che perdiamo qualità umane affidandoci in toto alle macchine. La memoria se ne va prima del dovuto trasferendola nel cellulare. I muscoli si atrofizzano se usiamo solo automobili e ascensori

15 Settembre 2025

AI, l'allarme di uno studio su The Lancet: "Aiuta a identificare il cancro al colon ma impigrisce i medici che perdono loro capacità"

Rileggere su un settimanale la favola di Gianni Rodari, La macchina per fare i compiti, mi ha riportato indietro negli anni: ai banchi delle elementari e alla mia maestra di allora che amava proporci Rodari recitandolo. Una favola precorritrice, si può dire oggi senza troppa fantasia.

Sì perché uno studio appena pubblicato su Lancet ci dice che l’AI come aiutante medico – nel caso in questione per diagnosticare i tumori al colon – ha l’effetto secondario di impigrire i sanitari e di impoverire le loro capacità, proprio come il bambino di Rodari che ha dato il proprio cervello in cambio della macchina.

Lo studio su Lancet ci è stato segnalato dal professor Stefano Petti – che ringraziamo – e si intitola Rischio di dequalificazione dell’endoscopista dopo l’esposizione all’intelligenza artificiale in colonscopia: uno studio osservazionale multicentrico.

“I ricercatori hanno constatato l’utilità dell’IA nell’identificare il cancro al colon tramite endoscopia, ma poi si sono resi conto di un fenomeno definito deskilling da parte degli endoscopisti i quali, privati dell’app non erano più in grado di riconoscere il cancro al colon – ha chiarito Petti – infatti la loro abilità è scesa dal 28% prima dell’uso dell’app al 22% dopo l’abitudine all’app ma senza usare l’app”.

Insomma, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale non si traduce automaticamente in un miglioramento delle diagnosi e delle prestazioni.

La conclusione della pubblicazione pare ricalcare il messaggio di Rodari.

“Se i compiti glieli fa la macchina a cosa gli serve il cervello?” disse l’ometto buffo al padre del bambino. L’omino mi prese il cervello e se lo mise in una borsetta. Com’ero leggero senza cervello! Tanto leggero che mi misi a volare per la stanza e se il babbo non mi avesse afferrato in tempo sarei volato giù dalla finestra. “Bisognerà tenerlo in gabbia – disse l’ometto. “Ma perché? – domandò il babbo. “Non ha più cervello, ecco perché. Se lo lasciate andare in giro, volerà nei boschi come un uccellino e in pochi giorni morirà di fame”.

Non è l’AI in discussione, siamo noi che perdiamo qualità umane affidandoci in toto alle macchine. La memoria se ne va prima del dovuto trasferendola nel cellulare. I muscoli si atrofizzano se usiamo solo automobili e ascensori. Del resto anche i soldi rischierebbero di scomparire dal conto corrente (con un rapido black out) fidandosi di poter fare a meno del contante. Perché, come insegna Rodari, dando in cambio il cervello ci si ritrova in gabbia.

Di Gioia Locati

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