04 Agosto 2025
Vaccino Covid, fonte: imagoeconomica
La cronaca del 2025 non è certo sguarnita di fatti da commentare.
Tuttavia manteniamo uno sguardo alle nostre spalle, come facevano gli antichi guerrieri che sapevano difendersi, spesso senza uccidere. E che grazie all’intuito, alla presenza e alla memoria riuscivano a parare gli attacchi.
Ora c’è bisogno di riprendere quel tanto di non compreso che ci è rimasto addosso dalla pandemia. E di scrollarcelo giù, onde evitare di ricadere negli stessi errori. Vi propongo tre fra gli studi dedicati alla pandemia, utili a una riflessione.
La prima pubblicazione apparsa sull’International Journal of Risk & Safety in Medicine si intitola Aumento paradossale dei decessi globali per COVID-19 con copertura vaccinale: stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2020-2023).
Gli autori scrivono che “molti studi sull’impatto della vaccinazione sui decessi dovuti alla pandemia di Covid 19 erano proiezioni effettuate durante l’emergenza globale”. E che “un numero crescente di ricercatori indipendenti ha attirato l’attenzione sulla natura soggettiva e sui bias intrinseci dei modelli matematici utilizzati per tali previsioni”.
Gli studiosi hanno confrontato i decessi da Covid tra il periodo precedente ai vaccini e quello successivo alla vaccinazione per osservare in che modo la vaccinazione avesse influenzato l’andamento dei decessi dovuti al Covid in tutto il mondo.
Le Americhe (39,8%) e l’Europa (34,1%) hanno rappresentato oltre il 70% dei decessi globali da Covid, nonostante l’elevata copertura vaccinale. Lo studio conclude: la mortalità da Covid è aumentata durante l’era delle vaccinazioni, soprattutto nelle regioni con una maggiore copertura vaccinale.
Il secondo studio fresco di stampa è apparso su Epidemiology & Infection e vede fra i firmatari il professor Stefano Petti, il suo collega l’epidemiologo inglese Norman Noah e la docente di Statistica Gabrielle Kelly. Il lavoro prende in esame la mortalità per tutte le cause attraverso i dati EUROSTAT durante l’annus horribilis della pandemia, 2020-21. Nei Paesi Europei calarono drasticamente i morti per cancro, quelli per malattie polmonari e i decessi per malattie cardiocircolatorie. Eppure l’accesso alle cure fu fortemente ridotto causa lockdown, si fecero meno terapie e meno screening, e ci si sarebbe dovuto aspettare il contrario.
Che l’espressione “decesso Covid” abbia “assorbito” anche le morti per altre cause? Resterà un sospetto (gli autori non lo dicono apertamente). Ma l’ipotesi non scritta ne esce suffragata. Resterà così in memoria che fino al 2019, in Europa, i decessi per le malattie citate avevano un andamento – precipitato durante la pandemia – e che poi è ripreso simile dopo il 2022.
Un caso?
Il terzo studio, anch’esso appena pubblicato, è su Jama Health Forum e si intitola Stime globali di vite e anni di vita salvati dalla vaccinazione contro il COVID-19 nel periodo 2020-2024.
Gli autori sostengono che le vaccinazioni contro il Covid abbiano avuto un beneficio sostanziale sulla mortalità globale nel periodo 2020-2024, ma anche che questo beneficio è stato limitato alla popolazione anziana.
I vaccini avrebbero contribuito a salvare oltre 2,5 milioni di vite per 15 milioni di anni di vita. Questi 2,5 milioni di vite corrispondono a circa l’1% della mortalità globale totale in quel periodo.
Gli studiosi hanno anche calcolato che si è evitato un decesso ogni 5.400 vaccinati.
Le persone di età superiore ai 60 anni hanno rappresentato la maggior parte degli anni di vita salvati (75,9%), non si può dire lo stesso però degli ospiti delle RSA (2% del totale). Gli adulti tra 40 e 59 anni hanno contribuito con un considerevole 20,5% del totale. Bambini e adolescenti (0,1%) e giovani tra 20 e 29 anni (0,3%) hanno avuto contributi trascurabili.
Perciò tenere a casa bambini e ragazzi da scuola e impedir loro di fare sport in gruppo (ma anche da soli all’aperto) è stato non solo un danno ma proprio inutile.
Pensiamo a quanto denaro è stato speso in militari e forze dell’ordine chiamati a controllare la tessera verde ad ogni soglia, un tal dispiegamento di controllori non se lo sono mai potuto permettere neppure le aziende di trasporto lombarde, fra le più efficienti e ricche. Infatti i viaggiatori a scrocco ci son sempre stati, prima, durante e dopo la pandemia. Invece, i non tesserati venivano fermati all’istante e ovunque grazie a una rete di vigilantes che ce la sogniamo quando veniamo scippati. Mi son sempre chiesta come riuscì il governo di allora a predisporre quel tipo di controlli così velocemente…
Poi c’è lo stupefacente capitolo dell’inclusione scolastica di facciata, per non dimenticare dove giunse la scuola pubblica: o vaccinati (e tesserati) o discriminati.
Sul serio discriminati a scuola? Chiese il nipotino al nonno. “Sì, bambino mio. Era il 2022…”.
PS. Per chi volesse approfondire l’ultimo studio su Jama Health Forum, di Ioannidis, sulle vite salvate grazie alla vaccinazione, riporto qui le considerazioni di Stefano Petti.
“Lo studio di Ioannidis, come da lui stesso scritto in una precedente versione presente su Arxiv, si basa su assunti che però sono poco plausibili. Gli assunti sono alla base delle stime e dei calcoli. Il primo: nell’algoritmo utilizzato l’efficacia del vaccino contro il decesso è data come fissa, non variabile nel tempo, al 75% per il pre-Omicron e al 50% per l’Omicron, quando tutti sanno – anche Pfizer e Moderna che chiedono continuamente di fare booster per questa ragione – che l’efficacia svanisce nel tempo fino ad annullarsi, per cui l’immissione di questo dato nell’algoritmo provoca inevitabilmente una sovrastima dei decessi pervenuti. Un altro errore molto grave è che non hanno tenuto conto delle morti causate dalle vaccinazioni, particolarmente in quei giovani per i quali il vaccino pare non funzionare, nella discussione gli autori spiegano chiaramente che questo dato non c’è. Non si può dire di aver guadagnato 100 se non si sa quanto si è speso… Un ultimo grave errore è che, tra le loro assunzioni, gli autori hanno considerato che il Covid uccide per il 50% le persone con multimorbilità quali il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete, ecc. e per il 50% le persone sane, anche qui gli stessi dati ISS, che chiunque può consultare, dimostrano che solo il 3% dei deceduti Covid è libero da comorbidità. Morale: lo studio è un modello basato su assunti sbagliati”.
Di Gioia Locati
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