08 Maggio 2024
Influenza Aviaria, sos dai ricercatori Usa
I casi umani di aviaria sono sottostimati. E "se molti lavoratori delle aziende lattiero-casearie contraggono l'H5N1", il virus aviario che circola tra le mucche in diversi stati Usa, "rischiamo una pandemia". Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia, tre accademiche americane, lo scandiscono a chiare lettere. Riparte dunque l'allarmismo della categoria scientifica, la quale afferma che c'è un sistema pronto ad attivarsi in caso di rischi per la salute: “Con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l'influenza pandemica in un anno”. Secondo Van Kerkhove, a differenza di quanto avvenuto per il Covid, l'iter di produzione del vaccino per un’eventuale pandemia da influenza avaria sarebbe più rapido. E stima "in 4-6 mesi il tempo necessario per l’arrivo delle prime dosi".
La notizia del primo caso di influenza aviaria arriva tramite un allevatore bovino del Texas. Non solo però, perché il virus H5N1 è stato rilevato anche nel latte destinato al commercio. Come spiegano Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia, i tre autori dell'intervento sul giornale statunitense, la presenza del virus nel latte pastorizzato non rappresenta in sé un pericolo: è stato osservato infatti che questo è comunque sicuro per l'uomo in quanto la pastorizzazione distrugge la capacità degli agenti patogeni di infettare le persone. Anche perché per il virus dell'influenza aviaria non è ancora disponibile un vaccino efficace. Oggi il vero fattore di rischio, spiegano i tre esperti, è rappresentato dagli operatori degli allevamenti di mucche da latte, che per lavoro possono essere esposti ad animali infetti o a latte non ancora pastorizzato e quindi contaminato dal virus ancora attivo in grado di infettarli.
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