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Aviaria, riparte l'allarmismo dell'Oms: “Se servirà, vaccino pronto in 4-6 mesi, con 8 miliardi di dosi annue”

La notizia del primo caso di influenza aviaria arriva tramite un allevatore bovino del Texas

08 Maggio 2024

Influenza Aviaria, sos dai ricercatori Usa: "Rischio pandemia 100 volte peggiore del Covid, morto il 52% degli animali infettati"

Influenza Aviaria, sos dai ricercatori Usa

I casi umani di aviaria sono sottostimati. E "se molti lavoratori delle aziende lattiero-casearie contraggono l'H5N1", il virus aviario che circola tra le mucche in diversi stati Usa, "rischiamo una pandemia". Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia, tre accademiche americane, lo scandiscono a chiare lettere. Riparte dunque l'allarmismo della categoria scientifica, la quale afferma che c'è un sistema pronto ad attivarsi in caso di rischi per la salute: “Con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l'influenza pandemica in un anno”. Secondo Van Kerkhove, a differenza di quanto avvenuto per il Covid, l'iter di produzione del vaccino per un’eventuale pandemia da influenza avaria sarebbe più rapido. E stima "in 4-6 mesi il tempo necessario per l’arrivo delle prime dosi".

Aviaria, riparte l'allarmismo dell'Oms: “Se servirà, vaccino pronto in 4-6 mesi, con 8 miliardi di dosi annue”

La notizia del primo caso di influenza aviaria arriva tramite un allevatore bovino del Texas. Non solo però, perché il virus H5N1 è stato rilevato anche nel latte destinato al commercio. Come spiegano Jennifer B. Nuzzo, Lauren Sauer e Nahid Bhadelia, i tre autori dell'intervento sul giornale statunitense, la presenza del virus nel latte pastorizzato non rappresenta in sé un pericolo: è stato osservato infatti che questo è comunque sicuro per l'uomo in quanto la pastorizzazione distrugge la capacità degli agenti patogeni di infettare le persone. Anche perché per il virus dell'influenza aviaria non è ancora disponibile un vaccino efficace. Oggi il vero fattore di rischio, spiegano i tre esperti, è rappresentato dagli operatori degli allevamenti di mucche da latte, che per lavoro possono essere esposti ad animali infetti o a latte non ancora pastorizzato e quindi contaminato dal virus ancora attivo in grado di infettarli.

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