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Danni da vaccino Hpv: "Illegittima la mancata previsione di indennizzi in caso di reazioni avverse", così la Consulta nella sentenza del 22 settembre 2023

Il caso che ha scatenato la reazione della Corte Costituzionale riguarda una ragazza che, a soli 12 anni e dopo la somministrazione della terza dose del vaccino anti-papilloma, ha sviluppato il diabete mellito

29 Settembre 2023

Sentenza

La Corte Costituzionale ha pronunciato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 210 del 25 febbraio 1992, relativo all'indennizzo per i danni causati da vaccinazioni obbligatorie e non, trasfusioni e somministrazione di emoderivati. Questa decisione riguarda l'articolo che non prevede il diritto all'indennizzo per chi ha riportato lesioni o infermità con menomazione permanente dell'integrità psico-fisica a causa della vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV).

Danni da vaccino Hpv: "Illegittima la mancata previsione di indennizzi in caso di reazioni avverse", così la Consulta nella sentenza del 22 settembre 2023

Il caso che ha scatenato la reazione della Corte Costituzionale riguarda una ragazza che, a soli 12 anni e dopo la somministrazione della terza dose del vaccino anti-papilloma, ha sviluppato il diabete mellito. Sei anni fa, i genitori decisero di intraprendere un'azione legale contro il Ministero della Salute, poiché ritenevano che il vaccino fosse la causa diretta della malattia della loro figlia. Tuttavia, il Tribunale di Tivoli respinse la richiesta di indennizzo, sostenendo che non vi era prova sufficiente del nesso causale tra la malattia e il vaccino.

La situazione ha preso una svolta cruciale con una consulenza tecnica d'ufficio, ordinata dalla Corte d'appello di Roma, che ha riscontrato un chiaro nesso causale tra il vaccino e la comparsa del diabete mellito nella giovane paziente. Tuttavia, un ostacolo significativo si frapponeva alla concessione dell'indennizzo: l'articolo 1 della legge n. 210, che non prevedeva il riconoscimento di indennizzi per vaccinazioni non obbligatorie, anche se altamente raccomandate dalle autorità sanitarie.

Questa disposizione è stata al centro della recente decisione della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale articolo nella parte in cui non garantiva l'indennizzo per danni derivanti dalla vaccinazione anti-HPV. Il verdetto sottolinea che il diritto all'indennizzo non può essere determinato solamente dall'obbligatorietà del vaccino, ma è legato all'interesse generale per la salute, che il vaccino mira a proteggere. La scelta tra obbligatorietà e raccomandazione dipende da concezioni diverse del rapporto tra individui e autorità pubblica e dalle condizioni sanitarie della popolazione, ma non deve influenzare la previsione del diritto all'indennizzo. 

Citando una sentenza emessa dalla stessa Corte Costituzionale nel 1998, sottolinea anche che l’articolo 32 della Costituzione "non postula il sacrificio della salute individuale a quella collettiva. Cosicché, ove tali trattamenti obbligatori comportino il rischio di conseguenze negative sulla salute di chi a essi è stato sottoposto, il dovere di solidarietà, previsto dall’art. 2 della Costituzione, impone alla collettività, e per essa allo Stato, di predisporre in suo favore i mezzi di una protezione specifica consistente in una “equa indennità”.

                                                         

Vaccino Covid e indennizzi: la sentenza del 1 dicembre 2022

La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata dalla Corte d'appello di Roma tramite un'ordinanza datata 21 settembre 2022. "Questa Corte si è pronunciata più volte al fine di estendere il medesimo diritto in presenza di vaccinazioni che le autorità pubbliche sanitarie raccomandano a difesa della salute collettiva (sentenza n. 118 del 2020, con riguardo alla vaccinazione anti-epatite A; sentenza n. 268 del 2017, attinente a quella antinfluenzale; sentenza n. 107 del 2012, inerente alle vaccinazioni anti-morbillo, parotite e rosolia; sentenza n. 423 del 2000, relativa a quella anti-epatite B; e, infine, sentenza n. 27 del 1998, riferita alla vaccinazione antipoliomielitica)". "Conditio sine qua non", ovvero bisogna dimostrare il nesso di causalità per ottenere un indennizzo, motivo per il quale sembrerebbe che questa vittoria sia molto più lontana per chi invece sta combattendo per la stessa causa ma per i vaccini anti-covid. Il problema è che la campagna vaccinale contro il covid fu la fece lo Stato, lo stesso che obbligò in un secondo momento i propri cittadini a vaccinarsi per ottenere un Green Pass. Ammettere oggi un'illegittimità anche per questo caso specifico, vorrebbe dire mandare a processo migliaia di persone che hanno sponsorizzato il vaccino senza tutelare la salute del cittadino, né tanto meno informare le persone sulle reazioni avverse offrendo loro il diritto di scelta. I no-vax sono stati perseguitati, licenziati e sospesi dal lavoro oltre ad essere stati obbligati a pagare multe salatissime.

Le reazioni del web

Molti utenti considerano questa decisione come una sorta di "vittoria" in materia di compensazione per reazioni avverse ai vaccini, sollecitando un'analisi più approfondita anche riguardo al vaccino anti-COVID-19. Il quesito che molti si pongono è il seguente: se la Corte Costituzionale ha precedentemente sottolineato che il risarcimento per le reazioni avverse ai vaccini rappresenta un principio costituzionale, perché non si registrano progressi significativi in relazione al vaccino anti-COVID-19? Numerosi studi evidenziano ormai che grandi case farmaceutiche come Pfizer e Moderna hanno somministrato a miliardi di persone un vaccino associato a una lunga lista di potenziali reazioni avverse, molte delle quali di natura cardiovascolare.

In particolare, Pfizer ha ammesso che il vaccino è stato introdotto sul mercato senza un adeguato processo di test. Questo fatto solleva preoccupazioni legittime tra gli utenti, che si chiedono se siano state indennizzate le vittime di morte improvvisa, soprattutto tra i giovani, correlata a eventi cardiaci. Alcuni riflettono ironicamente sulla possibilità di un riconoscimento dell'indennizzo nell'aldilà.

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